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Gli Stati uniti invitano il Giappone a portare la spesa militare al 3,5% del pil, tensioni con Tokyo

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Gli Stati uniti hanno chiesto al Giappone di aumentare la spesa per la difesa fino al 3,5% del prodotto interno lordo, una richiesta che ha portato le autorità giapponesi a rinviare un incontro previsto a Washington. La tensione tra i due paesi emerge in un momento delicato, segnato dalle elezioni parlamentari in Giappone e dalle crescenti pressioni per una maggiore partecipazione nipponica alla sicurezza regionale. L’invito americano riflette inoltre la volontà di Washington di rafforzare la presenza militare nel pacifico in risposta alle ambizioni di Pechino.

La richiesta degli stati uniti e la reazione del giappone

La richiesta di potenziare la spesa militare giapponese al 3,5% del pil arriva direttamente dal sottosegretario alla Difesa degli Stati uniti, Elbridge Colby. In precedenza, Colby aveva già sollecitato Tokyo a portare la spesa al 3% del pil, una cifra ritenuta però insufficiente da parte degli americani. Secondo quanto riferito da fonti a conoscenza del dossier, il governo giapponese ha deciso di rinviare un vertice previsto a Washington il primo luglio tra i ministri della Difesa e degli Esteri di entrambi i paesi. La cancellazione è stata influenzata dalla coincidenza con le elezioni della camera alta giapponese, programmate per il 20 luglio. Questo rinvio sottolinea le difficoltà politiche interne del Giappone nel bilanciare le richieste di Washington con le preoccupazioni nazionali riguardo alla spesa militare, tema da sempre sensibile per il paese.

L’evoluzione della spesa militare giapponese negli ultimi anni

Nel 2022, dopo il mandato di Donald Trump, il Giappone aveva già deciso di raddoppiare il bilancio destinato alla difesa, puntando a raggiungere il 2% del pil entro il 2027. Questo incremento rappresenta un cambio significativo rispetto agli standard giapponesi, che da decenni mantengono una postura difensiva prudente, in parte causata dalla sua costituzione pacifista. Il dibattito interno riguarda anche la legittimità costituzionale di un simile aumento di spesa e le sue ripercussioni sulla politica estera nipponica. Il nuovo obiettivo proposto dagli Stati uniti rappresenta una sfida ancora maggiore per Tokyo, che deve affrontare non solo le pressioni esterne, ma anche gli equilibri politici interni e le preoccupazioni della popolazione.

Il contesto geopolitico e il ruolo degli stati uniti nel pacifico

Washington giustifica questa spinta ad aumentare la spesa militare giapponese con la necessità di contrastare l’espansionismo militare della Cina. La presenza di oltre 52 mila soldati americani in Giappone rappresenta uno degli elementi chiave dell’alleanza tra i due paesi e della strategia di difesa regionale. Il trattato di sicurezza tra Stati uniti e Giappone è stato spesso criticato per essere a senso unico, con pochi oneri a carico di Tokyo. I negoziati recenti hanno visto gli Stati uniti intensificare il pressing affinché il Giappone contribuisca in maniera più consistente ai costi della presenza militare americana, soprattutto in un momento di tensioni commerciali acuite dai dazi imposti da Washington. Questa dinamica riflette il nuovo approccio statunitense verso gli alleati, volto a ottenere maggiori investimenti in sicurezza in cambio di supporto contro Pechino.

La strategia di difesa giapponese e le sue implicazioni economiche

Il governo giapponese ha pianificato di investire circa 10.000 miliardi di yen l’anno, equivalenti a oltre 61 miliardi di euro, per rafforzare la propria capacità militare. Questo incrementerà il Giappone al terzo posto nel mondo per spesa militare, dietro agli Stati uniti e alla Cina. Quest’impegno finanziario non è solo un segnale politico, ma anche un indicatore dell’attenzione crescente verso la sicurezza nazionale di fronte alle tensioni nella regione indo-pacifica. Il Giappone si trova quindi a dover equilibrare le esigenze di difesa con le limitazioni di bilancio, senza tralasciare l’impatto che questa spesa avrà sulla società e sull’economia del paese. La risposta a queste sfide mostrerà come Tokyo intende affrontare il proprio futuro geopolitico.

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