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Ali Khamanei avrebbe indicato tre possibili successori escludendo il figlio Mojtaba

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Ali Khamanei, guida suprema dell’Iran, sarebbe entrato in una fase di forte precauzione, secondo quanto riportato dal New York Times. Rifugiato in un bunker dal principio del conflitto in corso, avrebbe segnalato almeno tre candidati per raccogliere il suo ruolo, scartando però il figlio Mojtaba, il quale era dato tra i papabili. Questo sviluppo arriva in un momento di forte tensione e con il timore concreto per la sua incolumità.

La situazione di Ali Khamanei e il clima di crescente rischio

Dal momento in cui il conflitto è esploso, Ali Khamanei ha scelto di rifugiarsi in un bunker, una mossa che sottolinea il livello di minaccia percepita. Secondo fonti vicine al dossier, la guida suprema teme per la sua vita, soprattutto per il rischio di un attentato da parte di Israele o di altri attori regionali coinvolti nel conflitto. Questo timore si è tradotto in un’accelerazione nella definizione di un piano per la successione, un elemento cruciale per garantire la stabilità politica iraniana qualora la guida venisse a mancare.

Il fatto che Khamanei abbia deciso di indicare tre successori potenziali è un segnale concreto di questa urgenza. Nonostante il clima di segretezza, risulta chiaro che questi nomi sono stati scelti con cura proprio per la delicata situazione attuale. La decisione esclude Mojtaba, suo figlio e figura che fino a poco tempo fa era considerata tra le più accreditate per la successione. Questo rifiuto può essere letto come un tentativo di evitare concentrazioni di potere che potrebbero compromettere l’equilibrio all’interno del regime.

I nomi dei successori e le strategie di mantenimento del potere

Il New York Times non ha divulgato i nomi dei candidati designati da Ali Khamanei, probabilmente per proteggere la loro sicurezza. Tuttavia, il fatto che Khamanei abbia ufficialmente previsto delle alternative indica un percorso di continuità definito, che mira a evitare crisi interne nel caso la guida venga uccisa o catturata. La mancanza di Mojtaba nella rosa è significativa, poiché la sua posizione era stata rumorosa e speculata nei giorni scorsi.

Nel sistema politico iraniano, la figura della guida suprema ricopre un ruolo centrale, sia sul piano politico sia su quello militare e religioso. La nomina di successori idonei è quindi un’operazione delicata, che coinvolge anche le alte gerarchie militari e di sicurezza. Si parla infatti anche della designazione dei successori per i comandi militari più importanti, una mossa che segnala una strategia di difesa e controllo rigoroso in vista di eventuali colpi esterni.

La nomina di nuovi comandanti militari nei casi di emergenza fa capire quanto la leadership iraniana stia preparando ogni possibile scenario. Questo approccio è legato a una percezione di vulnerabilità. Le autorità temono l’eliminazione di figure chiave, soprattutto in un quadro regionale già segnato da scontri e tensioni.

La rilevanza geopolitica delle mosse di Khamanei nel contesto attuale

Le indicazioni di Ali Khamanei arrivano in un momento di fortissima pressione internazionale e interna. Da una parte il confronto con Israele, dall’altra le sfide politiche interne all’Iran, soprattutto a seguito delle proteste e delle crisi sociali degli ultimi anni. L’eventuale cambio nella guida suprema potrebbe alterare gli equilibri del Paese e, più in generale, del Medio Oriente.

La scelta di escludere Mojtaba Khamanei, noto per il suo ruolo negli ambienti della sicurezza e della politica iraniana, lascia spazio a scenari che privilegiano la stabilità istituzionale a discapito delle dinamiche familiari. È un segnale che solo pochi uomini fidati possono aspirare a guidare la Repubblica islamica in futuro.

Il rafforzamento della rete di sicurezza e la preparazione di successioni alternative, per il comando militare e politico, indicano una leadership pronta a fronteggiare qualsiasi evenienza. Anche se i nomi non sono pubblici, la notizia di questa organizzazione interna è già di per sé un messaggio agli avversari e agli alleati: il potere iraniano resta saldo, anche se in stato d’allerta altissimo.

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