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Ultrà del Milan: quattro anni di carcere per l’ex bodyguard di Fedez e altre condanne in arrivo

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Ultrà del Milan: quattro anni di carcere per l'ex bodyguard di Fedez e altre condanne in arrivo
Ultrà del Milan: quattro anni di carcere per l'ex bodyguard di Fedez e altre condanne in arrivo
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Nella giornata di ieri, il tribunale di Milano ha emesso una serie di condanne che hanno scosso il mondo ultras rossonero. Christian Rosiello, noto ultrà del Milan ed ex bodyguard del rapper Fedez, è stato condannato a quattro anni e venti giorni di reclusione. Questa decisione è stata presa nell’ambito del secondo processo abbreviato legato all’inchiesta «Doppia Curva», un’indagine che ha messo in luce i legami tra le tifoserie organizzate di Inter e Milan e attività illecite.

Le condanne e le pene inflitte

La sesta sezione penale ha inflitto pene significative agli altri due imputati:
1. Francesco Lucci, fratello di Luca Lucci, ex leader della Curva Sud milanista, è stato condannato a cinque anni e sei mesi.
2. Riccardo Bonissi ha ricevuto una pena di tre anni e otto mesi.

Queste condanne rappresentano un passo importante nella lotta contro il crimine organizzato che ha infiltrato il mondo del tifo in Italia. Oltre alle pene detentive, i tre ultrà sono stati condannati a risarcire per danni patrimoniali e di immagine le parti civili coinvolte nel processo, ossia il Milan e la Lega Serie A. Entrambe le entità riceveranno una provvisionale di 40mila euro, mentre l’importo definitivo dei risarcimenti verrà stabilito in sede civile.

Le dichiarazioni della difesa

Dopo la lettura del dispositivo, il legale di Rosiello, Jacopo Cappetta, ha espresso il suo disappunto, sostenendo che mancava un programma associativo chiaro volto a commettere reati. Ha inoltre affermato che gli episodi di violenza citati dal pubblico ministero non dimostrerebbero un’intenzionalità preventiva da parte dei capi ultras. Secondo la difesa, le condanne più infondate sarebbero quelle di Luca e Francesco Lucci, suggerendo una visione critica delle prove presentate durante il processo.

Implicazioni dell’inchiesta «Doppia Curva»

L’inchiesta «Doppia Curva» ha catturato l’attenzione dell’opinione pubblica per la sua portata e per le implicazioni che ha sul mondo del calcio e della sicurezza pubblica. Essa ha rivelato come i gruppi ultras possano non solo influenzare il clima delle partite, ma anche essere coinvolti in crimine organizzato e atti violenti, con possibili collegamenti a organizzazioni mafiose. Le condanne recenti di Rosiello e degli altri due ultrà si aggiungono a quelle di Andrea Beretta, ex capo della Curva Nord interista, e Luca Lucci, che hanno ricevuto pene di dieci anni di reclusione ciascuno. Queste sentenze rappresentano una risposta decisa da parte delle autorità contro la violenza nel calcio e l’infiltrazione mafiosa.

È importante sottolineare che l’inchiesta ha avuto inizio alcuni anni fa e ha portato alla luce una rete complessa di relazioni tra le tifoserie e diversi gruppi criminali. Le autorità hanno lavorato instancabilmente per raccogliere prove e testimonianze, e il processo ha visto la partecipazione di numerosi testimoni, alcuni dei quali hanno fornito informazioni cruciali sulla dinamica interna delle curve.

Queste condanne pongono interrogativi sul futuro del tifo organizzato nel calcio. Se da un lato c’è un forte desiderio di proteggere il calcio e i suoi valori, dall’altro emerge la necessità di gestire la passione dei tifosi senza compromettere la sicurezza pubblica. Le società calcistiche si trovano ora a dover riflettere su come affrontare la questione degli ultras e su quali misure adottare per prevenire episodi di violenza e comportamenti illeciti.

In un contesto più ampio, la questione degli ultras non è limitata solo all’Italia. Le tifoserie organizzate in tutto il mondo hanno dimostrato di avere un potere significativo, sia nel creare un’atmosfera vibrante durante le partite sia nel rischiare di sfociare in violenza. Questa situazione solleva interrogativi sulla responsabilità delle società calcistiche, delle autorità e delle stesse tifoserie nel mantenere un ambiente sicuro e rispettoso.

In conclusione, mentre le condanne di Rosiello e degli altri due ultrà segnano un punto di svolta, la strada per affrontare il problema della violenza nel calcio e dell’infiltrazione mafiosa è ancora lunga. Le autorità e le società sportive devono collaborare per trovare soluzioni efficaci che garantiscano la sicurezza di tutti coloro che amano il calcio e vogliono godere delle partite in un ambiente sano e positivo.

Written by
Luca Carlini

Sono un appassionato di economia e del mondo del lavoro, con un occhio attento alle dinamiche sociali e politiche che influenzano la nostra vita quotidiana. La mia carriera giornalistica mi ha portato a esplorare vari aspetti dell'attualità, dalla cronaca alle notizie politiche, sempre con l'intento di fornire un'analisi critica e ben informata. Collaboro con smetteredilavorare.it per offrire approfondimenti utili e stimolanti su come l'economia influisce sulle nostre scelte professionali e sul nostro benessere. Credo fermamente nel potere dell'informazione e nella sua capacità di generare cambiamento, e mi impegno a raccontare storie che possano ispirare e informare i lettori. Quando non scrivo, mi piace esplorare nuovi luoghi e immergermi in culture diverse, sempre in cerca di nuove prospettive.

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