Un detenuto albanese di 31 anni ha tentato di fuggire dal carcere di Padova. L’episodio è stato bloccato grazie all’intervento tempestivo della polizia penitenziaria. A segnalare il fatto è stato Aldo Di Giacomo, segretario generale del Spp, che ha messo in evidenza come il fenomeno delle evasioni, e in particolare delle tentate evasioni, sia cresciuto moltissimo negli ultimi tempi nelle carceri italiane.
Aumento significativo delle evasioni e l’impatto dei permessi di lavoro
Secondo Di Giacomo, le evasioni e le tentate evasioni nel nostro Paese sono salite del 700%. Questo incremento riguarda soprattutto i casi che avvengono durante i permessi di lavoro esterni concessi ai detenuti. Questi permessi, pensati per favorire la rieducazione, rappresentano in certi casi una “fiducia concessa dallo Stato” che in alcune situazioni viene tradita con fughe o mancate rientranze.
Permessi esterni: opportunità e rischi
I permessi all’esterno sono strumenti complessi: offrono ai detenuti una possibilità di contatto con il mondo esterno, ma introducono rischi per la sicurezza quando vengono utilizzati impropriamente. La gestione di questi permessi, quindi, richiede un controllo attento ed equilibrato, bilanciando il diritto alla riabilitazione con la necessità di evitare fughe.
Sovraffollamento, turni massacranti e carenza di personale
Nel carcere di Padova, ma anche in tante altre strutture, il sovraffollamento si fa sentire in modo pesante sull’attività quotidiana del personale penitenziario. Gli agenti sono sottoposti a orari pesanti e turni impegnativi pur di garantire vigilanza e controllo.
Di Giacomo evidenzia che nelle ore notturne spesso solo tre agenti sono chiamati a sorvegliare una trentina o anche fino a cinquanta detenuti. Questa situazione rende complicato mantenere l’ordine e prevenire episodi come evasioni o disordini.
Conseguenze del sovraffollamento
Il sovraffollamento provoca un aumento di tensioni tra i detenuti, che a sua volta porta a più rivolte, incendi nelle celle e altri episodi di violenza, creando un circolo vizioso difficile da spezzare senza intervenire sulle cause di fondo.
Nuovi reati e l’aumento previsto della popolazione carceraria
Il contesto si complica ulteriormente con l’introduzione di quasi cinquanta nuovi reati derivanti dal decreto sicurezza, entrati in vigore di recente. Queste modifiche normative prevedono pene più severe e più arresti, destinando a ingrossare ulteriormente il numero dei detenuti.
L’ampliamento della popolazione carceraria, senza un corrispondente potenziamento delle risorse e del personale, aggrava le condizioni già critiche di molte strutture. Questo rende più difficile la gestione quotidiana e accresce il rischio di incidenti all’interno dei penitenziari.
Lacune nell’organico del personale e le conseguenze sulla sicurezza
Il segretario generale del Spp solleva anche la questione dell’organico penitenziario. Nonostante le promesse e gli annunci di nuove assunzioni, i vuoti lasciati da pensionamenti, pre-pensionamenti e dimissioni non vengono colmati adeguatamente.
Questa mancanza continua ad incidere sulla capacità degli agenti di garantire sicurezza e ordine. Il risultato è una pressione crescente sul personale rimasto in servizio, con un aumento di episodi di evasioni, tentate evasioni, rivolte e incendi nelle celle.
Rischio e tensione per gli agenti penitenziari
Gli agenti penitenziari si trovano spesso a fronteggiare situazioni critiche senza un numero sufficiente di colleghi, con rischi maggiori sia per loro che per i detenuti. Il caso di Padova rappresenta un esempio evidente di questo problema ormai radicato nel sistema penitenziario italiano.