Natalia Titova tra amore, danza e malattia: “Con Rosolino ho imparato a sciogliermi”
A quasi vent’anni dal primo incontro sul palco di Ballando con le stelle, Natalia Titova torna a parlare del legame con Massimiliano Rosolino e di un percorso personale fatto di disciplina, passione e sfide silenziose. Era il 2006 quando la ballerina russa, già affermata nel cast dello show di Rai 1, si ritrovò ad allenare l’ex nuotatore campione olimpico. Da allora, la relazione è proseguita lontano dai riflettori, costruita nel tempo tra viaggi, figli e differenze caratteriali che – come spesso accade – si sono rivelate un punto di forza.
“Lui è il classico napoletano scherzoso e questo porta leggerezza nella nostra vita. Io sono russa, più inquadrata, ma negli anni ho imparato a sciogliermi” racconta Titova, che oggi si dice un po’ romana anche se Mosca resta nel cuore. “Siamo spesso lontani per lavoro, e paradossalmente questo ci aiuta a stare bene”. Un equilibrio che non ha mai nascosto di difendere con discrezione, anche nei momenti difficili.
Un amore nato sul palco e cresciuto lontano dai riflettori
Nata a Mosca, oggi 51enne, la ballerina ha iniziato a danzare a tre anni. Il trasferimento in Italia arriva nel 1998, ma la notorietà esplode nel 2005 con l’ingresso a Ballando con le stelle, dove resterà per quasi dieci anni. Il programma le cambia la vita, e non solo dal punto di vista artistico. È lì che conosce Rosolino, con cui costruisce un rapporto duraturo e solido, lontano dalle dinamiche di gossip.

La coppia ha due figlie, Sofia e Vittoria, entrambe appassionate di nuoto come il padre. “Hanno scelto la strada di papà,” dice Natalia. “Per Vittoria è ancora un gioco, e proprio per questo ottiene risultati. Magari un giorno arriverà a Ballando, ma come campionessa di nuoto…” scherza. L’ironia e la dolcezza si intrecciano nella narrazione di una famiglia che ha imparato a dividersi tra palestre, piscine e valigie sempre pronte.
Quando le viene chiesto un parere sull’ultima edizione del programma, segnata da forti polemiche tra concorrenti e giurati, Titova prende le distanze. “Quando c’ero io, era raro che un ballerino rispondesse ai giudici. Ora fa parte del gioco, ma può capitare che si superino certi limiti.” La sua è una visione lucida, che riconosce i cambiamenti della televisione senza giudicarli.
La danza come cura silenziosa: convive da sempre con l’osteomielite
Accanto alla vita pubblica e familiare, c’è un aspetto meno noto della storia di Natalia Titova: l’osteomielite, una malattia che comporta un’infiammazione delle ossa e con cui convive fin da piccola. “Non sentivo dolore,” racconta, “quindi non vedevo ostacoli nel ballare. Avevo trovato un mio equilibrio, senza accorgermene.”
Un equilibrio fisico, ma anche psicologico, costruito contro le paure della madre che temeva per la sua salute. “Mia mamma era contraria. Mio papà, invece, mi ha spinta a continuare. Senza di lui, forse avrei smesso.” Negli anni, la sua malattia è stata più volte strumentalizzata dai media, ma lei ha sempre scelto il silenzio. “Ci convivo serenamente. Nessuna tragedia, nessun eroismo.”
Il racconto di Titova non cerca commiserazione. Parla piuttosto della forza silenziosa di chi ha imparato a ballare con un limite e a trasformarlo in gesto, espressione, corpo. La sua storia è un ritratto composto, senza clamori, di una donna che ha trovato nell’Italia un luogo in cui ricostruirsi, tra amore, arte e fatica.