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Maxi incidente probatorio sul caso garlasco, emerge traccia sospetta su brick di tè freddo nella spazzatura

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Il procedimento in corso per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nell’agosto 2007 a Garlasco, ha ripreso vigore con il recente incidente probatorio svolto nei laboratori della Polizia scientifica di Milano. Durante le analisi, alcuni reperti raccolti dalla spazzatura hanno attirato l’attenzione degli inquirenti, in particolare un brick di tè freddo che potrebbe contenere una traccia importante. L’emergere di questo dettaglio ha ricevuto reazioni immediate dalla difesa del nuovo indagato, Andrea Sempio, che mantiene una posizione contraria a specifici accertamenti richiesti dagli investigatori.

Analisi sui reperti della spazzatura e il sospetto di un’impronta sul brick di tè freddo

Durante l’ultima giornata di esami, gli esperti della Polizia scientifica hanno osservato attentamente i rifiuti raccolti nell’ambito delle indagini. Un elemento particolare si è distinto: l’etichetta di un brick di tè freddo. A un primo esame visivo, anche con l’ausilio di una torcia speciale, non sono state individuate tracce papillari evidenti.

Tuttavia, la completa esclusione di impronte non è stata possibile. Da qui la richiesta di procedere con accertamenti più approfonditi e mirati, volti a far emergere eventuali residui di polvere o sostanze in grado di far risaltare impronte difficilmente visibili. Questa necessità tecnica ha incontrato la ferma opposizione della difesa di Andrea Sempio, che sostiene che tali accertamenti vadano oltre quanto previsto dall’incidente probatorio attuale.

La posizione della difesa e il dibattito sull’ambito delle analisi autorizzate

La difesa ha fatto presente che l’incidente probatorio è stato disposto con la specifica finalità di eseguire analisi genetiche sui reperti. Gli avvocati di Andrea Sempio hanno ricordato come, già nell’udienza di maggio davanti al gip di Pavia, Daniela Garlaschelli, avevano sottolineato che le ricerche da compiere non includono l’uso di tecniche dattiloscopiche.

Nel corso della giornata a Milano, l’avvocata Angela Taccia ha ribadito questa posizione opponendosi all’uso di polveri specifiche per “esaltare” le impronte, che finora non sono state trovate a occhio nudo o tramite strumenti classici. La difesa insiste che solo con una nuova istanza specifica per un incidente probatorio dattiloscopico, e in seguito a un’eventuale scoperta di impronte, sarebbe possibile procedere con confronti e acquisizioni di nuovi elementi.

L’esame di altri reperti e la situazione attuale delle indagini

Le analisi recenti non hanno coinvolto tutti i reperti; in particolare, non sono stati esaminati durante questa fase né il frammento di tappetino del bagno, né un cucchiaino, entrambi indicati nel registro dei materiali da studiare. Questi oggetti restano in attesa di essere sottoposti a esami successivi.

In sostanza, la situazione rimane aperta e la disputa sulle modalità di indagine prosegue. Le autorità giudiziarie e scientifiche dovranno valutare se avviare nuove fasi di incidenti probatori specifici, che permettano di esplorare più a fondo le tracce potenzialmente utili alla ricostruzione dei fatti.

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