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Confermata la custodia cautelare per l’indagata Lorenza Scarpante accusata dell’omicidio del marito a Bologna

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Il tribunale della libertà di Bologna ha confermato la custodia cautelare in carcere per Lorenza Scarpante, la donna accusata dell’omicidio del marito Giuseppe Marra avvenuto nella loro abitazione a fine maggio. Il caso ha attirato l’attenzione dopo il rigetto del ricorso presentato dalla difesa, che chiedeva gli arresti domiciliari.

Dettagli sull’ordinanza e la decisione del tribunale della libertà

Il 18 giugno scorso, dopo l’udienza in tribunale, il collegio giudicante ha respinto il ricorso dell’avvocata Chiara Rizzo, difensore di Lorenza Scarpante. La donna, 56 anni, dovrà rimanere in carcere in attesa del processo. Il tribunale ha scelto di confermare l’ordinanza emessa in precedenza, ritenendo che permangano i motivi per la custodia cautelare. La decisione è stata firmata dal presidente Pier Luigi Di Bari e dagli altri giudici del collegio, con motivazioni basate sulle evidenze raccolte fino a quel momento.

La difesa aveva chiesto di sostituire la permanenza in carcere con gli arresti domiciliari presso l’abitazione della madre di Lorenza Scarpante, situata ad Aosta, città di origine della coppia. Tale richiesta però non è stata accolta, probabilmente in virtù del rischio di reiterazione del reato o di fuga, come sostengono i giudici.

Ricostruzione degli eventi e ruolo della vittima e dell’imputata

Giuseppe Marra, 59 anni, è stato trovato morto nell’appartamento di via Zanolini a Bologna nelle prime ore del 27 maggio. L’uomo conviveva con Lorenza Scarpante, la quale, secondo le prime indagini, ha avuto un ruolo diretto nella sua morte. Entrambi erano originari di Aosta e gestivano insieme un negozio in via Indipendenza.

Indagini e dinamica ricostruita

La dinamica è stata ricostruita dagli investigatori del nucleo carabinieri, che hanno lavorato sotto la direzione della pm Manuela Cavallo. Dalle verifiche emerge che la coppia avrebbe consumato sostanze stupefacenti poco prima dell’aggressione. A quel punto, Lorenza Scarpante avrebbe inflitto al marito colpi letali. Una delle ipotesi formulate è che l’uomo, forse colpito da un malore, si fosse sdraiato a terra. In quella condizione, sarebbe caduto battendo la testa contro alcune spigoli vicino all’entrata dell’abitazione, ferita che potrebbe aver contribuito al decesso.

Le indagini hanno evidenziato la centralità del ruolo della donna nella vicenda criminale, consolidando le accuse contro di lei.

Comportamento di Lorenza Scarpante nei confronti delle accuse

Durante il primo interrogatorio con gli inquirenti, Lorenza Scarpante ha negato qualsiasi responsabilità nell’uccisione del marito. In seguito, tuttavia, nel corso dell’udienza di convalida del fermo davanti al gip Claudio Paris, la donna ha scelto di non rispondere alle domande, avvalendosi della facoltà di non testimoniare.

“Questo comportamento ha mantenuto aperti dubbi sulla versione ufficiale fornita dalla difesa.”

La scelta di non rispondere ha imposto al giudice di valutare la situazione basandosi esclusivamente sulle risultanze investigative e sulle prove raccolte.

Il procedimento giudiziario resta dunque aperto, e la conferma della custodia cautelare segnala la gravità delle accuse e la volontà del tribunale di garantire la prosecuzione delle indagini in condizioni di sicurezza. Le prossime fasi del processo saranno cruciali per chiarire i fatti e arrivare a una sentenza definitiva.

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