Il decreto legge infrastrutture è pronto per essere discusso in Parlamento entro la fine di luglio 2025. Il provvedimento punta a potenziare le reti e a supportare la transizione energetica, con vari emendamenti in esame che riflettono diverse esigenze tra cui la gestione ambientale e la mobilità sostenibile.
L’iter parlamentare e le modifiche proposte al decreto
Il voto in aula si avvicina, previsto intorno al 20 luglio. A oggi, sono stati presentati circa 200 emendamenti che la commissione ambiente e trasporti della Camera sta esaminando. Tra i cambiamenti più discussi c’è il tentativo della Lega, guidata dal ministro Salvini, di impedire il blocco delle auto diesel euro 5 in alcune regioni del nord Italia, quali Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna.
Il decreto mira a integrare le opere infrastrutturali con obiettivi legati alla riduzione delle emissioni. Propone strumenti legislativi per pianificare interventi che minimizzino l’impatto ambientale, cercando un bilanciamento tra sviluppo e sostenibilità. Le proposte presentate cercano di conciliare la necessità di infrastrutture funzionali con le direttive europee sul clima.
Incentivi e fondi per la mobilità elettrica e sostenibile
Un capitolo importante riguarda il settore della mobilità a basso impatto. Il dl prevede 15 milioni di euro per l’acquisto di veicoli commerciali elettrici, ibridi o a idrogeno. Questi fondi sosterranno il rinnovo del parco mezzi, con incentivi specifici fino a 40.000 euro per l’acquisto di autobus euro 6 o con standard superiori.
Inoltre, sono stanziati 35 milioni di euro all’anno fino al 2027 per favorire il ricambio dei mezzi pubblici locali, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza ambientale del trasporto collettivo. La strategia punta a rafforzare la diffusione di mezzi meno inquinanti nel trasporto pubblico, contribuendo a ridurre l’inquinamento urbano nelle città italiane.
Materiali sostenibili e green procurement nei lavori pubblici
Tra gli emendamenti figurano nuove regole per i contratti pubblici, che obbligano all’uso di materiali sostenibili e certificati. Questa novità si basa sui criteri del green public procurement, un sistema pensato per ridurre l’impatto ambientale sin dalle prime fasi di realizzazione delle opere.
Le modifiche puntano a rendere obbligatoria la scelta di fornitori che garantiscano attenzione all’ambiente nelle forniture e nei cantieri pubblici. L’adozione di tali criteri dovrebbe portare anche a una maggiore trasparenza nel settore e a un controllo più rigoroso sui materiali utilizzati, allineandosi con gli obiettivi di sostenibilità europei.
Espansione delle aree per impianti rinnovabili e monitoraggio della transizione
Il decreto amplia le zone destinate all’installazione di impianti per energie rinnovabili. Sono inclusi terreni agricoli con limitazioni nelle colture, porti turistici, bacini idrici e aree industriali. Questi spazi dovrebbero permettere di aumentare la capacità di produzione energetica green senza compromettere altre attività produttive.
È prevista anche l’istituzione di un comitato di monitoraggio, incaricato di valutare i progressi nella transizione energetica e nel rispetto dei target europei. Il comitato redigerà ogni anno una relazione da presentare al Parlamento, fornendo dati aggiornati sull’andamento delle politiche ambientali.
Reinvestimento dei ricavi da rinnovabili autostradali per tariffe e innovazione
Un emendamento interessante riguarda i ricavi ottenuti dalla produzione di energia rinnovabile installata lungo le autostrade. Si propone di destinare questi fondi a due scopi: abbassare le tariffe per gli utenti a basso reddito e finanziare la digitalizzazione e l’aggiornamento tecnologico della rete stradale.
Questa misura dovrebbe favorire un’accessibilità maggiormente equa ai servizi autostradali, sostenendo al tempo stesso il miglioramento del sistema infrastrutturale attraverso investimenti in tecnologie più moderne. L’approccio mira a combinare sviluppo infrastrutturale con una maggiore giustizia sociale nel settore trasporti.