
Il caso dello spyware prodotto dall’azienda israeliana Paragon Solutions continua a suscitare interrogativi tra i giornalisti italiani coinvolti. Dopo che è emersa la presenza del software sui telefonini di figure come Francesco Cancellato, direttore di Fanpage, e del fondatore di Dagospia, Roberto D’Agostino, nonché della giornalista olandese Eva Vlaardingerbroek, restano molti dubbi su chi abbia effettuato le intercettazioni, da quanto tempo e per quale motivo.
La scoperta del software spia e la reazione dei giornalisti italiani
Il primo a denunciare l’attacco è stato Francesco Cancellato, che da oltre cinque mesi attende chiarimenti dopo la scoperta di Paragon sul proprio telefono. Il messaggio che informava dell’intrusione è arrivato tramite Whatsapp, ma da allora il quadro resta molto confuso. Cancellato non ha ancora ricevuto risposte precise su chi abbia spiato i suoi dati o per quale scopo.
Questo episodio non è isolato: anche altri membri dello staff di Fanpage, come il giornalista Ciro Pellegrino, con sede a Napoli, hanno rilevato la presenza dello spyware sui loro dispositivi. La condivisione di queste scoperte ha avuto come esito una richiesta di trasparenza verso le istituzioni, che finora non ha portato a riscontri concreti.
La posizione delle istituzioni e le richieste dei giornalisti
Francesco Cancellato ha espresso perplessità riguardo all’assenza di risposte da parte del governo e del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica . Nessuna delle autorità coinvolte è riuscita a fornire dettagli sostanziali sull’accaduto, alimentando una sensazione di isolamento e scarsa attenzione verso i soggetti coinvolti.
Cancellato ha sottolineato che non si tratta di accusare senza prove, ma di chiedere rispetto e informazioni precise. In particolare, ha evidenziato che Paragon Solutions stessa ha dichiarato la disponibilità a collaborare con le istituzioni per fare chiarezza e identificare i responsabili degli attacchi informatici, ma ciò non ha prodotto sviluppi concreti.
Gli accertamenti tecnici sui dispositivi coinvolti
Nel frattempo, l’inchiesta prosegue con nuovi accertamenti. La procura di Napoli ha disposto ulteriori verifiche tecniche sul telefono di Francesco Cancellato. Si sommano così ai controlli precedenti eseguiti da The Citizen Lab, il gruppo di esperti dell’Università di Toronto, che ha confermato la presenza dello spyware.
Gli esami sul dispositivo sono volti a ricostruire la portata dell’attacco, la modalità di intrusione e, soprattutto, a individuare responsabilità e mandanti. L’attenzione resta alta, dato che il caso coinvolge la libertà di informazione e la sicurezza di alcuni cronisti che lavorano in Italia.
La richiesta di tutela e trasparenza da parte dei giornalisti
Francesco Cancellato ha chiesto apertamente alla politica, e in particolare alla maggioranza al governo, di smettere di considerare queste inchieste come un fastidio. Ha chiesto che i giornalisti vittime di intercettazioni illegali ricevano tutele adeguate e siano trattati come cittadini danneggiati, non come semplici bersagli.
La richiesta si basa sull’urgenza di garantire un ambiente sicuro per chi svolge attività di cronaca e denuncia. Senza risposte e protezioni, l’attacco con Paragon potrebbe diventare un precedente preoccupante per la stampa e la democrazia nel suo complesso. La vicenda resta aperta sul fronte giudiziario e politico.