Il mistero di Villa Pamphili ha catturato l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica, non solo per il tragico ritrovamento del cadavere di una donna nel parco romano, ma anche per le inquietanti domande riguardanti Francis Kaufmann, noto anche come Rexal Ford. Perché, nonostante le segnalazioni e le evidenti situazioni di pericolo, le forze dell’ordine italiane non sono riuscite a fermarlo? Questo interrogativo ha portato a un’inchiesta interna disposta dal capo della polizia Vittorio Pisani, con l’obiettivo di fare chiarezza su una serie di eventi che hanno sollevato dubbi sulla gestione della situazione da parte delle autorità.
Le occasioni mancate delle forze dell’ordine
Le forze dell’ordine hanno avuto almeno tre occasioni per intervenire.
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Il 20 maggio scorso, in via Giulia, un uomo in evidente stato di ebbrezza e agitazione è stato notato mentre strattonava una donna accompagnata da una neonata. Nonostante i segnali di pericolo, i poliziotti non hanno ritenuto opportuno identificare l’uomo né chiedere alla donna di fornire documenti, accettando semplicemente la sua risposta: «Mi chiamo Stella». Questo episodio ha sollevato interrogativi sull’applicazione del “codice rosso”, una procedura che dovrebbe scattare in caso di violenza domestica o situazioni di emergenza.
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Solo due ore dopo, un passante ha notato una ferita sulla testa di Kaufmann e ha avvisato le autorità. Ancora una volta, le forze dell’ordine hanno scelto di non intervenire, lasciandoli liberi. Questo secondo episodio ha ulteriormente alimentato le domande su come la polizia gestisca situazioni ad alto rischio.
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Il 5 giugno, Kaufmann si trovava già da solo con la bambina, un altro momento critico in cui un controllo avrebbe potuto rivelare maltrattamenti e potenzialmente salvare la vita della neonata.
Le indagini sul cadavere e la collaborazione internazionale
La situazione è complicata dalla necessità di identificare la donna trovata morta nel parco. Le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini e dal sostituto Antonio Verdi, che stanno lavorando insieme alle autorità russe per determinare l’identità della vittima. Si ipotizza che la donna fosse di origine russofono e avesse competenze informatiche avanzate, in grado di aggirare sistemi di sicurezza e craccare siti web. La Russia ha avviato una collaborazione con le autorità italiane, e le indagini si sono estese anche alla Grecia, dove Kaufmann ha recentemente soggiornato.
Il viaggio di Kaufmann dalla Grecia all’Italia ha suscitato ulteriori interrogativi. Si era già appropriato dell’identità di Matteo Capozzi prima di arrivare in Sicilia da Malta alla fine di marzo. In quell’occasione, ha evitato di utilizzare la tratta ufficiale per non dover mostrare documenti, sia suoi che della donna e della bambina. Giovanni Costagliola, un operatore di servizi di trasporto, ha confermato che Kaufmann lo ha contattato il 16 marzo per informazioni su un passaggio navale, ma non ha mai più risposto.
La questione dell’estradizione e le implicazioni legali
La nascita della bambina è stata localizzata a Malta, ma si è scoperto che non è avvenuta né in una clinica né in un ospedale, sollevando ulteriori domande sulle circostanze che hanno portato alla sua nascita. I vicini di Kaufmann e della donna hanno riferito che si erano conosciuti a Malta, dove hanno vissuto per un anno. Le ambasciate di Russia e Bielorussia stanno collaborando attivamente con le autorità italiane per risalire all’identità della donna, e non si esclude che possa aver raggiunto un altro paese europeo prima del 2023.
La prossima settimana, a Larissa, si svolgerà l’udienza per l’estradizione di Kaufmann. Il giudice potrebbe prendersi fino a 60 giorni per decidere, e Kaufmann, rientrando nelle facoltà di indagato, potrebbe chiedere assistenza legale all’ambasciata americana. La questione dell’estradizione è particolarmente delicata, poiché se la bambina venisse identificata come figlia di Kaufmann, essa sarebbe cittadina americana, dando così agli Stati Uniti la possibilità di reclamare la sua estradizione.
Mentre l’inchiesta interna cerca di far luce su questi eventi e sulla condotta delle forze dell’ordine, i risultati dei test del DNA per identificare la donna trovata morta non sono ancora pronti. La pressione pubblica aumenta per avere risposte concrete e giustizia per la neonata e per la donna, i cui destini sono stati intrecciati in una trama oscura di violenza e negligenza. La storia di Villa Pamphili continua a svilupparsi, rivelando sempre più complessità e sfide per le autorità italiane e per tutti coloro coinvolti in questa tragica vicenda.