Cinque creme solari ottengono 100/100 su Yuka, ma l’affidabilità dell’app è davvero senza ombre?
Con l’arrivo dell’estate, le creme solari tornano a essere protagoniste tra gli scaffali delle farmacie e dei supermercati. Ogni anno cambiano le formulazioni, nascono nuove sensibilità e cresce il bisogno di orientarsi tra etichette, ingredienti e promesse commerciali. In questo scenario entra in gioco Yuka, l’app francese che permette di scansionare i codici a barre dei prodotti e fornisce un punteggio da 0 a 100 sulla base della composizione chimica, dei potenziali rischi e della qualità degli ingredienti. Secondo la classifica aggiornata al 2025, ci sono cinque creme solari che raggiungono il punteggio massimo. Ma quanto è davvero utile basarsi su queste valutazioni per scegliere la crema giusta?
Le cinque creme solari top secondo Yuka
Il primo posto è occupato dal Latte Fluido Defence Sun SPF50+ di Bionike, che ottiene un netto 100 su 100. La texture leggera, l’assenza di profumo e la compatibilità con l’ambiente marino sono i punti forti di questo prodotto, molto usato da chi cerca una protezione alta senza residui. A pari merito c’è la Very High Protection Sun Lotion SPF50+ di Mustela, pensata per neonati e pelli sensibili, anch’essa con valutazione perfetta.
Subito dietro, lo Spray Invisibile Dry Touch SPF50 di Avène, apprezzato per la rapida assorbenza e la formula non grassa, anch’esso a punteggio pieno. Quarta posizione per Extreme Sun Secure SPF50+ di SVR, solare resistente all’acqua e perfetto per chi pratica sport all’aperto. Chiude il quintetto lo Spray Protezione Molto Alta SPF50+ di Goovi, con formula vegana, idratazione e rispetto della pelle e dell’ambiente, sempre con 100/100 su Yuka.
Oltre queste cinque referenze, l’app ne segnala altre con votazioni eccellenti: 93/100 per Caudalie, Bilboa, Clinians e Arval, mentre Rilastil chiude la lista con 90/100, grazie a uno stick trasparente e adatto a zone delicate come naso e zigomi.
Come funziona davvero Yuka e quali limiti bisogna conoscere
L’app Yuka basa le sue valutazioni su fonti pubbliche e scientifiche, come ANSES, IARC e CSSC, e classifica i prodotti in quattro categorie: eccellente, buono, mediocre e scarso. Le valutazioni per i cosmetici si concentrano principalmente sulla sicurezza degli ingredienti, ma non tengono conto della loro percentuale di utilizzo. Questo significa che anche sostanze potenzialmente irritanti possono essere valutate negativamente, anche se presenti in dosi irrilevanti.
Un altro limite riguarda il tempo di aggiornamento: in caso di riformulazioni da parte dei produttori, i dati su Yuka possono restare non aggiornati anche per mesi. Inoltre, l’app analizza solo ciò che è dichiarato sull’etichetta: nessun test di efficacia, nessuna valutazione dermatologica personalizzata.
Diverso il discorso per l’ambito alimentare, dove l’app è stata criticata per il suo supporto al Nutri-Score, che tende a penalizzare prodotti naturali come olio d’oliva o formaggi stagionati a favore di alimenti industriali con pochi grassi ma molti additivi.
In sintesi, Yuka resta uno strumento utile per orientarsi, ma non può sostituire la consulenza di un dermatologo né una lettura consapevole dell’INCI. Chi ha pelle reattiva, allergie o esigenze particolari dovrebbe sempre valutare il prodotto con attenzione, andando oltre il punteggio numerico.
