La tragica vicenda di Alessia Puglielli, una personal trainer di 40 anni residente a Sulmona, ha sollevato un acceso dibattito sui maltrattamenti in ambito affettivo. La sua morte, avvenuta l’8 luglio 2023 dopo aver ingerito 70 pastiglie di caffeina pura, ha lasciato la comunità incredula e piena di domande. Attualmente, il tribunale di Roma ha rinviato a giudizio il suo ex fidanzato, Marco Giuseppe di Marco, accusato di maltrattamenti aggravati dalla morte di Alessia.
La relazione tossica
La storia tra Alessia e Marco è iniziata nel 2022, durante una tournée della band di cui Marco faceva parte. Nonostante Alessia avesse già affrontato un matrimonio e una relazione che l’avevano profondamente segnata, sembrava aver trovato in Marco una nuova opportunità. Tuttavia, la situazione è rapidamente degenerata. Dopo essersi trasferita a Montesilvano, Alessia è stata persuasa dal fidanzato a spostarsi a Roma, dove le dinamiche della loro relazione sono diventate sempre più tossiche.
Segnali di allerta
Un aspetto preoccupante è stata la scomparsa di Alessia dai social media nel marzo 2023. Ha bloccato oltre 50 contatti su WhatsApp e ha lasciato il suo lavoro in palestra con un semplice messaggio. Questo comportamento ha allarmato i suoi amici, che hanno notato un cambiamento nel suo stato di salute e nel suo comportamento. Uno degli amici più stretti, un avvocato, ha ricevuto un video inquietante in cui Alessia mostrava lividi sul volto e sui polsi, segni di violenza che stava subendo. Nonostante la gravità della situazione, Alessia ha implorato l’amico di cancellare il video, rivelando un profondo timore di essere scoperta.
Il processo e la ricerca di giustizia
Le indagini condotte dalla Procura di Roma hanno cercato di ricostruire gli eventi che hanno portato alla morte di Alessia. Il giudice, Rosalba Risio, ha rigettato la richiesta di rito abbreviato presentata dalla difesa di Marco, riconoscendo la serietà delle accuse. In caso di condanna, Marco rischia una pena che può variare dai 12 ai 24 anni di carcere. Il legale della famiglia di Alessia, Mario Tedeschi, ha sottolineato l’importanza di fare giustizia per Alessia e per la sua famiglia, evidenziando un contesto di sopraffazione e un rapporto squilibrato.
Questa vicenda ha riacceso il dibattito sulla violenza di genere e i maltrattamenti, ponendo l’accento sulla necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica. La storia di Alessia non è un caso isolato, ed è fondamentale ascoltare le testimonianze di chi ha vissuto esperienze simili.
Il processo, che inizierà il 18 settembre, rappresenta un momento cruciale per la giustizia di Alessia e per la lotta contro la violenza domestica. La società deve ascoltare, proteggere e sostenere le vittime, affinché possano trovare il coraggio di denunciare e liberarsi da relazioni tossiche. La speranza è che, attraverso questo processo, emerga la verità e che la memoria di Alessia possa contribuire a far luce su un fenomeno troppo spesso ignorato.