Scopri quanto si può guadagnare con un distributore automatico h24: costi iniziali, margini mensili e rischi da valutare. Tutti i dati aggiornati per il 2025.
Nel panorama delle microimprese italiane, l’attività legata ai distributori automatici h24 resta una delle opzioni più considerate da chi cerca un’entrata extra o vuole avviare un’attività con gestione semplificata. La presenza sul territorio è in crescita costante, anche se il settore ha mostrato un lieve calo dopo il boom degli anni precedenti. Nel 2024, i consumi legati ai distributori hanno registrato una contrazione del 3,74% rispetto all’anno prima, mentre nel primo trimestre del 2025 la tendenza negativa è proseguita con un ulteriore -5%, secondo i dati di Confida.
Eppure, il mercato continua a valere miliardi e mantiene un buon potenziale, soprattutto nelle aree urbane ad alto passaggio. Il guadagno, però, non è garantito e dipende da una serie di fattori precisi: location, tipologia di prodotti, costi di gestione, presenza di concorrenza, oltre all’eventuale adesione a franchising.
Investimento iniziale: quanto serve per partire davvero
Il primo ostacolo per chi vuole entrare in questo settore è il costo iniziale. Un singolo distributore può richiedere un esborso tra 3.000 e 5.000 euro, ma se si punta a un piccolo punto vendita h24 con 3–5 macchine in uno spazio in affitto, la cifra sale tra 10.000 e 30.000 euro. Strutture più ampie, con almeno 10 distributori in diverse zone della città, arrivano a richiedere fino a 100.000 euro.

Il prezzo varia in base alla qualità delle macchine, ai sistemi di pagamento integrati (contanti, carte, app), alla climatizzazione interna e ai dispositivi di sicurezza. Spesso è necessario sostenere anche spese per permessi, licenze comunali e interventi sull’impianto elettrico.
Chi opta per il franchising ha accesso a un pacchetto chiavi in mano, ma deve cedere una percentuale fissa sul fatturato e sottostare a politiche commerciali decise a monte. In alternativa, c’è la possibilità di comprare e gestire tutto in autonomia, con margini più flessibili ma maggiori responsabilità.
Quanto si può guadagnare ogni mese
Il fatturato mensile lordo per singolo distributore va in media dai 200 ai 2.000 euro, mentre il guadagno netto varia tra 50 e 800 euro al mese. Il margine dipende molto dal tipo di prodotto venduto: gli snack hanno un ricarico contenuto, le bevande garantiscono più equilibrio tra prezzo e costi, gli articoli extra alimentari (come sigarette elettroniche, preservativi, farmaci OTC) offrono guadagni più alti, ma richiedono licenze e sistemi di sicurezza avanzati.
Un distributore ben posizionato, ad esempio davanti a un ospedale o in una zona con forte passaggio pedonale, può generare 1.200 euro al mese. Tolti costi per rifornimenti, affitto spazio, elettricità, manutenzione e tasse, il guadagno reale può aggirarsi intorno ai 500 euro netti.
Facendo una media annuale, chi gestisce 5 distributori attivi in buone location può arrivare a guadagnare 25.000–30.000 euro l’anno, a patto che l’attività sia curata, aggiornata e ottimizzata. Se l’affitto dei locali è alto o i costi di trasporto aumentano, il margine si riduce drasticamente.
Tra le spese fisse da non sottovalutare:
Prodotti da vendere: incidono fino al 50% sull’incasso;
Affitto dello spazio: da 50 a 200 euro al mese;
Manutenzione e rifornimento regolare;
Ammortamento macchina: tra 1.000 e 5.000 euro per unità;
Tasse e burocrazia, inclusa l’Iva, l’Irpef e gli eventuali contributi Inps.
Il guadagno c’è, ma è da considerare con realismo: il distributore automatico non è un bancomat, serve pianificazione, tempo e reinvestimento costante. Come ogni impresa, funziona solo se gestito con attenzione.