Lunedì 16 ottobre si avvicina e con esso il primo significativo “ingorgo fiscale” dell’anno. Secondo le stime dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, le imprese e i lavoratori autonomi saranno chiamati a versare all’erario ben 42,3 miliardi di euro in tasse. Questa cifra, tuttavia, è probabilmente sottodimensionata, poiché non considera il valore economico dei contributi previdenziali che dovranno essere versati. Si tratta di una questione sempre più pressante in un contesto di crescente difficoltà di liquidità per molte aziende e professionisti.
Le scadenze fiscali e il gettito atteso
Entro il 16 ottobre, dovranno essere versati almeno 34 miliardi di euro, corrispondenti a quasi l’80% del gettito totale previsto per le aziende. Di seguito, una ripartizione delle principali voci di gettito:
- Ritenute Irpef sui lavoratori dipendenti e collaboratori familiari: 14,4 miliardi di euro
- Iva: 13,2 miliardi di euro
- Imu: 5 miliardi di euro
- Ritenute Irpef dei lavoratori autonomi: 1,3 miliardi di euro
È importante notare che le aziende agiscono come sostituti d’imposta per conto dei lavoratori nel caso delle ritenute Irpef, mentre l’Iva si riferisce a somme già incassate a seguito dell’emissione di fatture precedenti.
La pressione fiscale in Italia
Nonostante il Consiglio dei Ministri abbia deciso di rinviare al 21 luglio il pagamento dell’Ires, dell’Irap, dell’Irpef e delle addizionali Irpef per i contribuenti forfettari e le partite Iva soggette agli Indici Sintetici di Affidabilità (Isa), le previsioni della Cgia indicano che nell’ultimo giorno di giugno è atteso un gettito erariale di circa 17 miliardi di euro. Questo include:
- 9,8 miliardi per l’Ires
- 4,9 miliardi per l’Irap
- 1,5 miliardi per l’Irpef
- 900mila euro per le addizionali regionali e comunali dell’Irpef
Il contesto fiscale italiano non è facile da navigare. Nel 2024, l’Italia si colloca al sesto posto nella classifica della pressione fiscale sulle imprese all’interno dell’Unione Europea, con un tasso del 42,6% del PIL. Questo dato posiziona l’Italia dietro a Paesi come Danimarca (45,4%), Francia (45,2%), Belgio (45,1%), Austria (44,8%) e Lussemburgo (43%). Confrontando questi dati con i principali competitor commerciali, emerge che, a parte la Francia, gli altri Paesi hanno un carico fiscale notevolmente inferiore.
Le sfide per le piccole e medie imprese
Le difficoltà di liquidità che affrontano molte piccole e medie imprese e lavoratori autonomi sono amplificate da un sistema fiscale che appare complesso e oneroso. La Cgia sottolinea come, in un periodo di crisi economica e di inflazione elevata, le scadenze fiscali possano risultare un vero e proprio tallone d’Achille per le attività economiche. Molti imprenditori si trovano a dover fare i conti con un flusso di cassa compromesso, il che rende ancora più difficile onorare gli obblighi fiscali.
Inoltre, il dibattito sulla giustizia fiscale è sempre più acceso, con le associazioni di categoria che chiedono un intervento del governo per semplificare il sistema tributario e ridurre il carico fiscale sulle imprese. Le proposte includono:
- Riforma delle aliquote fiscali
- Maggiore trasparenza nella gestione delle entrate fiscali
- Semplificazione delle procedure burocratiche
In questo contesto, diventa essenziale per le imprese e i lavoratori autonomi pianificare con attenzione le proprie finanze, prevedendo non solo le scadenze fiscali ma anche eventuali misure di sostegno che il governo potrebbe decidere di introdurre.
Il Tax Day di lunedì rappresenta dunque non solo una scadenza, ma anche un momento cruciale per riflessioni più ampie sul futuro del sistema fiscale italiano e sulla capacità delle imprese di affrontare le sfide del mercato. In un’economia globalizzata, la competitività dipende anche dalla capacità di mantenere un sistema fiscale equo e sostenibile, capace di supportare la crescita e l’innovazione, piuttosto che soffocarla sotto il peso di tasse e burocrazia.