
L'inquietante confessione dell'ex moglie del medico che operava clandestinamente
Irina Cordova, l’ex moglie del dottor José Lizàrraga Picciotti, si trova ad affrontare un incubo a causa di una tragedia che ha scosso profondamente la comunità. La morte di una donna dopo una liposuzione effettuata nello studio del medico ha messo in luce una serie di irregolarità e situazioni preoccupanti. In un’intervista rilasciata al Messaggero, Irina, una radiologa con oltre 30 anni di esperienza in Italia, ha voluto chiarire la sua posizione e quella della sua famiglia, colpita da insulti e false accuse sui social media.
La tragedia e le indagini
La vicenda ha avuto inizio in un giorno tragico, quando una paziente, sottoposta a una procedura di liposuzione, ha perso la vita. Le indagini hanno rivelato che nello studio del dottor Lizàrraga Picciotti non era presente alcun defibrillatore, un elemento cruciale in situazioni di emergenza. Irina, che sostiene di non essere mai stata coinvolta direttamente nelle pratiche chirurgiche del marito, ha dichiarato di essere distrutta da questa situazione:
- «Con lui siamo separati da sette anni, non c’entro nulla.
- Lavoravo saltuariamente in quello studio, quel giorno non ero lì».
Queste parole sottolineano la sua estraneità ai fatti.
Rapporti complessi e attacchi sociali
La convivenza tra Irina e José, nonostante la separazione legale avvenuta nel 2017 e il divorzio previsto per gennaio 2024, è complessa. Irina ha raccontato di un contatto recente con la polizia, che le ha chiesto di restituire le chiavi dello studio. Ha dichiarato di essere «sotto choc», rivelando che i due ex coniugi mantengono rapporti civili. La situazione ha avuto ripercussioni devastanti sui social media, dove Irina e le sue figlie hanno subito attacchi e insulti.
«Mi trattano come una criminale. Ma non ero presente quando è morta quella ragazza», ha affermato, esprimendo la sua impotenza di fronte a una situazione che l’ha colpita profondamente, sia personalmente che professionalmente.
La pratica medica e le accuse
La clientela del dottor Lizàrraga Picciotti era composta principalmente da donne benestanti, molte delle quali straniere. Irina ha descritto il marito come una persona carismatica, spesso capace di instaurare legami affettivi con le sue pazienti. Ha rivelato che talvolta si invaghiva di qualcuna, evidenziando come la sua presenza nel post-operatorio fosse intensa, arrivando a ospitare le pazienti a casa o a pagare loro l’albergo.
Irina ha voluto chiarire la natura della pratica medica svolta nello studio:
- «Era regolarmente autorizzato per piccoli interventi come la rimozione di nei o lipomi, nulla di invasivo.
- Io mi occupavo solo dei trattamenti estetici: filler, botox, biorivitalizzazione».
Secondo la sua testimonianza, il dottor Lizàrraga Picciotti era maggiormente interessato a operare, e quando le pazienti richiedevano trattamenti estetici, le indirizzava verso di lei.
Sotto l’aspetto igienico-sanitario, Irina ha affermato che lo studio era conforme alle normative. Ha precisato che «era tutto a norma: pareti rivestite di materiale igienico, strumenti sterili, protocolli rispettati». Inoltre, ha chiarito che gli interventi per cui il marito è stato processato non sono mai stati eseguiti nello studio, ma in strutture chirurgiche autorizzate.
La storia di Irina Cordova è una testimonianza di una donna che si trova a fronteggiare una tempesta mediatica e sociale, mentre cerca di difendere la sua reputazione e quella delle sue figlie. Le sue parole rivelano non solo il dolore per la perdita di una vita, ma anche il peso delle conseguenze che spesso ricadono su chi è estraneo ai fatti. La sua esperienza mette in luce le complessità delle relazioni personali in contesti professionali e il difficile equilibrio tra vita privata e pubblica. La vicenda continua a suscitare interrogativi e preoccupazioni riguardo alla sicurezza nelle pratiche mediche e all’importanza di regole chiare e rispettate.