
Garlasco: il mistero delle due armi e dei sospetti assassini di Chiara Poggi
Il caso di Chiara Poggi, assassinata a Garlasco il 13 agosto 2007, continua a suscitare interrogativi e a far emergere nuove piste investigative. Recenti sviluppi hanno portato la procura di Pavia a riconsiderare la dinamica dell’omicidio, suggerendo che l’uso di più armi possa indicare la presenza di almeno due assassini. Un’analisi approfondita degli atti dell’inchiesta, che si protrae ormai da diciotto anni, sembra dare nuovo impulso a questa teoria.
L’autopsia condotta dal dottor Marco Ballardini ha rivelato sul corpo di Chiara Poggi una serie di ferite da taglio e contusioni, che potrebbero essere il risultato di un’aggressione da parte di più persone. Questo elemento è cruciale, poiché contrasta con la condanna di Alberto Stasi, l’ex fidanzato di Chiara, ritenuto unico responsabile dell’omicidio. L’ipotesi attuale suggerisce la possibilità di un omicidio «in concorso» con Stasi o con altri complici, rendendo necessario un riesame dell’intera vicenda.
Le armi del delitto
L’arma del delitto non è mai stata trovata, ma è emerso che un martello “a coda di rondine” è scomparso da un cantiere nelle vicinanze di Garlasco. Durante l’autopsia, il dottor Ballardini ha sottolineato che, sebbene non si possa escludere l’uso di più strumenti, le lesioni riscontrate sulle palpebre superiori di Chiara potrebbero suggerire l’uso di un oggetto affilato o acuminato, piuttosto che un semplice colpo contundente. Questa osservazione ha sollevato dubbi sulla ricostruzione iniziale degli eventi, evidenziando la possibilità che un secondo aggressore possa aver preso parte all’omicidio.
Inoltre, Ballardini ha descritto il corpo contundente utilizzato nell’aggressione come non facilmente identificabile e dotato di caratteristiche che non corrispondono a un comune strumento da offesa. Questo ha spinto la procura a considerare la presenza di un secondo aggressore, contribuendo così a una violenza maggiore e più complessa di quanto inizialmente ipotizzato.
Ricostruzione in 3D e anomalie sul luogo del delitto
Un ulteriore passo avanti nelle indagini è rappresentato dalla ricostruzione in 3D della casa Poggi, effettuata dal Racis dei carabinieri. Questo strumento tecnologico si è rivelato fondamentale nel chiarire alcune anomalie evidenziate sul luogo del delitto. Ad esempio, sono state trovate tre piccole gocce di sangue davanti al divano del soggiorno, che non corrispondono alla dinamica proposta dall’accusa. Queste tracce ematiche potrebbero essere il risultato di un colpo sferrato al viso di Chiara, mentre tentava di fuggire verso altre aree dell’appartamento.
Un altro punto critico riguarda la configurazione delle macchie di sangue sulle scale che portano alla cantina. Le tracce ematiche, secondo le indagini del Ris, suggeriscono che Chiara possa essere stata colpita nuovamente alla testa mentre si trovava a terra, rendendo ancora più complessa la ricostruzione del delitto.
Nuove prove e impronte
Recentemente, sono stati consegnati ai periti del tribunale 58 fascette para adesive utilizzate dal Ris di Parma, insieme a vari reperti, tra cui un tappetino del bagno con l’impronta dell’assassino. Inoltre, sono state ritrovate impronte di Stasi, come quella sul portasapone, che lo hanno condannato in passato. Tuttavia, la nuova ipotesi investigativa suggerisce che molte delle impronte rinvenute possano essere state «cancellate» o alterate nel tempo, rendendo difficile attribuirle a un unico colpevole.
Le nuove tecnologie di analisi, sia hardware che software, hanno permesso di rivedere le impronte non attribuite all’epoca dei fatti. L’impronta 33, in particolare, è stata identificata come lasciata dal palmo destro di Andrea Sempio, un nome che sta guadagnando attenzione nelle indagini attuali.
Il caso di Chiara Poggi ha attirato l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica sin dall’inizio, non solo per la brutalità dell’omicidio, ma anche per la complessità delle indagini e il susseguirsi di colpi di scena. Da una parte, c’è la figura di Alberto Stasi, che ha sempre proclamato la sua innocenza; dall’altra, ci sono i nuovi elementi che continuano a emergere, i quali pongono interrogativi sul sistema giudiziario e sulle modalità con cui sono state condotte le indagini iniziali.
La città di Garlasco è stata segnata da questo crimine, e la memoria di Chiara Poggi rimane viva, alimentando il desiderio di giustizia e verità . Con l’avanzare delle indagini e il riemergere di nuove prove, la speranza è che si possa finalmente fare luce su questa tragica vicenda, portando alla luce la verità su ciò che è realmente accaduto quella drammatica sera d’estate.