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Un prigioniero politico? La controversa storia del No-vax condannato per stalking e violenza sessuale

Luca Carlini Giugno 11, 2025
Un prigioniero politico? La controversa storia del No-vax condannato per stalking e violenza sessuale

Un prigioniero politico? La controversa storia del No-vax condannato per stalking e violenza sessuale

Francesco Tomasella, un 39enne noto per le sue posizioni estreme, ha attirato l’attenzione mediatica dopo essere stato condannato a undici anni e tre mesi per reati di violenza sessuale e stalking. La sua storia si intreccia con il periodo critico della pandemia da Covid-19, durante il quale il suo attivismo no-vax lo ha portato a candidarsi a sindaco a Varese. Nonostante abbia ottenuto 260 voti, non è riuscito a entrare nel consiglio comunale e oggi si trova in carcere, dichiarandosi un “prigioniero politico” in una “dittatura democratica”.

La condanna e la testimonianza della vittima

La condanna di Tomasella è arrivata dopo un processo in cui la Procura, rappresentata dalla pm Claudia Maria Contini, aveva richiesto una pena di 12 anni e 6 mesi. La vittima, una donna di 56 anni, ha raccontato in aula di aver vissuto un periodo di terrore, costretta a subire le manie di controllo dell’uomo, che si traducevano in violenze fisiche e psicologiche. La sua testimonianza è stata toccante e drammatica: “Ho lucidamente pensato che sarei morta. Che non sarei arrivata al mattino del giorno dopo e che le mie figlie sarebbero rimaste orfane”. Questo racconto ha messo in luce la gravità della situazione che la donna ha dovuto affrontare.

Un fenomeno sociale in crescita

La vicenda di Tomasella non è un caso isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di crescente violenza di genere e stalking in Italia. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, nel 2022 le denunce per stalking sono aumentate del 10% rispetto all’anno precedente, evidenziando una problematica sociale che richiede attenzione e intervento. Le dichiarazioni della vittima, che ha trovato il coraggio di denunciare, rappresentano un messaggio importante per tutte le donne che vivono situazioni simili.

Dichiarazioni e reazioni

Il processo ha visto anche l’emergere di intercettazioni telefoniche, in cui Tomasella si esprimeva in modo minaccioso verso la vittima. Frasi come “Nel Medioevo saresti finita al rogo” e “hai lasciato l’anima al diavolo” hanno sorpreso l’opinione pubblica, rivelando un lato inquietante della personalità dell’imputato. Tali dichiarazioni hanno contribuito a delineare il profilo di un uomo che, nonostante le gravi accuse, continua a sminuire la situazione e a ritenersi vittima di un sistema oppressivo.

Dopo la condanna, Tomasella ha continuato a professare la propria innocenza, inviando lettere ai giornali per sostenere la sua tesi di prigioniero politico. Questo comportamento è emblematico di una certa frangia di attivisti no-vax che, durante la pandemia, hanno spesso alimentato teorie del complotto e una retorica anti-establishment. La sua reazione in aula, in cui ha urlato contro la corte, è stata vista come un tentativo di mantenere viva la propria narrativa di vittimismo.

Conclusioni e riflessioni

Il caso di Tomasella offre spunti di riflessione sulla necessità di una maggiore sensibilizzazione e educazione sul tema della violenza di genere. In una società in cui il fenomeno del stalking e della violenza domestica continua a essere un problema significativo, è fondamentale promuovere la cultura del rispetto e della denuncia. Le istituzioni e le organizzazioni non governative stanno lavorando per fornire supporto alle vittime, ma è evidente che c’è ancora molto da fare.

Il dibattito pubblico su temi come la violenza di genere, la libertà di espressione e l’attivismo politico si fa sempre più acceso. La vicenda di Francesco Tomasella è un esempio di come le questioni sociali e le esperienze individuali possano intersecarsi, creando un quadro complesso e sfaccettato che richiede attenzione e azione.

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