Un tragico episodio ha scosso la comunità di Roma, sollevando interrogativi sulla sicurezza nella chirurgia estetica. Ana Sergia Alcivar Chenche, una donna di 47 anni di origine ecuadoriana, è deceduta dopo essersi sottoposta a un intervento di liposuzione in uno studio privato nel quartiere Torrevecchia. L’intervento, eseguito dal chirurgo peruviano José Lizarraga Picciotti, ha portato a complicazioni fatali, attirando l’attenzione delle autorità.
la dinamica dell’intervento
L’8 giugno, durante il pomeriggio, Ana si è recata nello studio di Picciotti per sottoporsi a una liposuzione. Tuttavia, nel corso dell’intervento, si è verificata una grave complicazione che ha costretto il chirurgo a interrompere la procedura. Nonostante ciò, né Picciotti né il suo team, composto da un anestesista e un’infermiera, hanno immediatamente contattato i servizi di emergenza. Solo dopo un intervento iniziale di rianimazione, decisero di chiamare un’ambulanza privata, ritardando così l’arrivo dei soccorsi.
Al momento del trasporto al Policlinico Umberto I, Ana era già in arresto cardiaco e intubata. I medici del pronto soccorso hanno tentato disperatamente di rianimarla, ma purtroppo non è stato possibile. Le indagini preliminari hanno rivelato che la donna era giunta in ospedale con grave ipotensione e segni di shock, i cui fattori scatenanti rimangono da chiarire.
le responsabilità del chirurgo
José Lizarraga Picciotti, chirurgo di 65 anni, è attualmente indagato per omicidio colposo, insieme all’anestesista e all’infermiera coinvolti. Picciotti, che ha operato anche a Milano, non aveva la necessaria autorizzazione per eseguire interventi di chirurgia estetica da ben tredici anni. La sua ultima autorizzazione risale al 2007 ed è scaduta nel 2012. Inoltre, il chirurgo aveva già avuto problemi legali in passato, essendo stato denunciato nel 2006 e nel 2018 da pazienti che avevano subito complicazioni a seguito di interventi di chirurgia estetica.
Il fatto che Picciotti stesse operando senza autorizzazione e con precedenti per lesioni ha suscitato una forte indignazione tra i professionisti del settore medico e tra la popolazione. Il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, ha sottolineato l’urgenza di mettere in sicurezza la medicina estetica e di limitare tali pratiche solo a chi possiede le competenze necessarie.
un problema sistemico
Questo tragico evento non è un caso isolato a Roma. Negli ultimi anni, la capitale ha visto diversi episodi di decessi legati a interventi di chirurgia estetica. Tra questi, si ricorda il caso di Margaret Spada, una giovane di 22 anni morta a causa di complicazioni dopo una rinoplastica, e Simonetta Kalfus, una donna di 62 anni deceduta a seguito di una grave sepsi dopo una liposuzione. Questi eventi hanno alimentato un dibattito acceso sulla regolamentazione della chirurgia estetica in Italia e sulla necessità di garantire standard di sicurezza più elevati.
Gli incidenti legati alla chirurgia estetica stanno spingendo i medici a chiedere interventi legislativi per limitare l’attività a professionisti con titoli e competenze specifiche. La mancanza di regolamentazione in questo settore ha portato a situazioni pericolose, come quella che ha coinvolto Ana Sergia Alcivar Chenche. La richiesta di maggiore controllo e supervisione è diventata una priorità per molti nel campo della medicina.
La tragedia di Ana Sergia Alcivar Chenche non deve essere dimenticata e dovrebbe servire da monito sull’importanza di garantire la sicurezza nei procedimenti di chirurgia estetica. Le autorità competenti sono ora chiamate a fare chiarezza su questo caso e a prendere provvedimenti per prevenire futuri incidenti simili. Solo attraverso una maggiore regolamentazione e sensibilizzazione si potrà sperare di evitare che altre vite vengano messe in pericolo in nome della bellezza.