La situazione a Gaza continua a deteriorarsi, con nuovi raid aerei da parte dell’esercito israeliano che hanno causato, secondo fonti di Al Jazeera, la morte di almeno 60 palestinesi in un solo giorno. Tra queste vittime, 14 persone hanno perso la vita nei pressi di un centro di aiuti umanitari sostenuto dagli Stati Uniti, gestito dalla Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), situato nella parte meridionale di Rafah. Questo attacco avviene in un contesto di crescente tensione, dove la popolazione civile è sempre più esposta ai rischi di un conflitto che sembra non avere fine.
Avvertimenti e evacuazioni
Il portavoce in lingua araba dell’esercito israeliano, Avichay Adree, ha comunicato tramite il suo account X un avvertimento chiaro alla popolazione: «Risponderanno con fermezza a qualsiasi atto terroristico o attacco missilistico. Per la vostra sicurezza, evacuate immediatamente a sud, verso i rifugi di Gaza». Queste parole riflettono una strategia militare che mira a ridurre i rischi per le forze israeliane, ma che allo stesso tempo mette in grave pericolo la vita dei civili, costretti a muoversi in una situazione già precaria.
Rifiuto degli aiuti umanitari
In un contesto di emergenza umanitaria, Israele ha anche respinto lo yacht della Freedom Flotilla, una nave carica di aiuti umanitari destinati alla popolazione di Gaza. Tra i passeggeri c’era anche l’attivista per il clima Greta Thunberg, il cui coinvolgimento ha attirato l’attenzione internazionale sulla crisi umanitaria in corso. Questo episodio ha sollevato interrogativi sulla disponibilità di Israele a permettere l’ingresso di aiuti umanitari in un momento in cui le necessità della popolazione palestinese sono ai massimi storici.
Dichiarazioni e sanzioni internazionali
Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha espresso preoccupazione per il ritardo degli aiuti umanitari a Gaza, definendo questa situazione come «inaccettabile». Durante un evento a margine della conclusione del tour della nave scuola Amerigo Vespucci, Crosetto ha affermato che «una delle cose più assurde di questa guerra è che ci sono problemi anche negli aiuti». Le sue parole rimarcano la disconnessione tra le necessità immediate dei civili e le dinamiche politiche e militari in corso.
In risposta alla crescente violenza e all’espansione delle colonie israeliane, il governo britannico, guidato da Keir Starmer, ha deciso di imporre sanzioni a due ministri israeliani di estrema destra, Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich. Queste sanzioni arrivano in un momento delicato e sono condivise con altri tre alleati: Canada, Australia e Nuova Zelanda. Questo intervento segna un cambiamento significativo nella politica estera britannica riguardo alla questione israelo-palestinese e indica una crescente pressione internazionale su Israele affinché riveda le sue politiche nei territori occupati.
Rapporto delle Nazioni Unite
Un ulteriore elemento di preoccupazione è rappresentato dal nuovo rapporto della Commissione indipendente d’inchiesta delle Nazioni Unite, diffuso oggi. La presidente della Commissione, Navi Pillay, ha dichiarato che «gli attacchi di Israele alla vita educativa, culturale e religiosa del popolo palestinese danneggeranno le generazioni presenti e future, ostacolando il loro diritto all’autodeterminazione». Nel rapporto si evidenzia che oltre 658.000 bambini a Gaza non hanno potuto frequentare la scuola per un periodo di 20 mesi, a causa della violenza e delle distruzioni.
Inoltre, il documento accusa le forze di sicurezza israeliane di aver commesso crimini contro l’umanità, in particolare riferendosi agli attacchi contro civili rifugiati in scuole e luoghi di culto. Le conclusioni del rapporto sono allarmanti: le azioni israeliane sembrano mirare a distruggere strutture fondamentali per l’istruzione e la cultura palestinese, limitando così l’accesso all’istruzione e compromettendo il futuro di un’intera generazione.
In un contesto così complesso e drammatico, è fondamentale che la comunità internazionale si mobiliti per garantire la protezione dei civili e facilitare l’accesso agli aiuti umanitari. La situazione a Gaza è una crisi umanitaria che richiede urgentemente attenzione e azioni concrete, affinché la vita di milioni di palestinesi non venga ulteriormente compromessa.