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La Bce avverte: senza accordo sui dazi, l’1% di Pil è a rischio

Luca Carlini Giugno 8, 2025
La Bce avverte: senza accordo sui dazi, l'1% di Pil è a rischio

La Bce avverte: senza accordo sui dazi, l'1% di Pil è a rischio

La situazione economica europea si presenta attualmente come un delicato equilibrio, minacciato dalle politiche commerciali degli Stati Uniti, in particolare dai dazi imposti dall’amministrazione Trump. Secondo le ultime proiezioni della Banca Centrale Europea (Bce), l’assenza di un accordo con Washington entro il 9 luglio potrebbe comportare una perdita di crescita economica dell’1% nel triennio 2025-2027. Anche con le attuali tariffe Usa, fissate al 10% in attesa di negoziati, il danno è già significativo: l’incertezza generata e la riduzione dell’export potrebbero portare a un abbassamento del Pil dell’area euro dello 0,7%.

le conseguenze di una guerra commerciale

In un contesto di crescente tensione commerciale tra Stati Uniti, Unione Europea e Cina, si ipotizza che una guerra commerciale possa avere ripercussioni ancora più gravi. La possibile deviazione delle esportazioni cinesi verso l’Europa potrebbe:

  1. Amplificare le pressioni al ribasso sull’inflazione.
  2. Creare un contesto di disinflazione.
  3. Mettere la Bce di fronte alla necessità di abbassare i tassi di interesse ben al di sotto dell’attuale soglia del 2%.

Le proiezioni della Bce, aggiornate a giugno, prevedono una crescita dell’area euro dell’0,9% per il 2025, con un lieve aumento all’1,1% nel 2026 e all’1,3% nel 2027, basata su uno scenario di dazi congelati. Tuttavia, questo è solo uno scenario di base e potrebbe deteriorarsi drasticamente se non si raggiungesse un accordo, con i dazi che potrebbero tornare ai livelli precedentemente annunciati da Trump, stimati intorno al 28%.

l’impatto sulle economie

Le conseguenze delle politiche protezionistiche non si limiterebbero all’Europa. Gli economisti stimano che l’economia americana potrebbe perdere 0,7 punti percentuali di crescita nel 2026, accompagnata da un’impennata dell’inflazione di mezzo punto percentuale nel 2025 e 2026, complicando ulteriormente la politica monetaria della Federal Reserve.

Nonostante il quadro cupo, esiste anche uno scenario ottimistico: la rimozione unilaterale dei dazi tra Stati Uniti e Unione Europea, che porterebbe a una rapida riduzione delle incertezze commerciali ai livelli precedenti al 2018. Tale evoluzione potrebbe aumentare la crescita dell’area euro di 0,3 o 0,4 punti percentuali nel 2025-2026 rispetto allo scenario base. Tuttavia, un tale cambiamento dipenderebbe da un’inversione della politica commerciale di Trump, un’ipotesi difficile da prevedere.

la situazione per i grandi esportatori

Per i grandi esportatori industriali d’Europa, come Italia e Germania, la situazione è particolarmente critica. La Bundesbank ha avvertito il rischio di una recessione prolungata per la Germania, mentre l’Italia sta già affrontando una revisione al ribasso delle previsioni di crescita, portate allo 0,6% per quest’anno dall’Istat. “È fondamentale negoziare subito, poiché l’incertezza è l’unico grande problema per le aziende industriali,” ha affermato Emanuele Orsini, presidente di Confindustria. “Le ripercussioni dei dazi americani potrebbero ulteriormente abbassare la nostra crescita già fragile, e questo rappresenta un problema serio.”

La questione si complica ulteriormente a causa della mancanza di chiarezza riguardo alle intenzioni dell’amministrazione Trump. Le opzioni sul tavolo includono la possibilità di acquisti da parte dell’Europa per l’80% degli investimenti in difesa dagli Stati Uniti e un aumento delle importazioni di gas, insieme a trattative riguardanti le grandi aziende tecnologiche.

I danni già visibili a causa dell’offensiva protezionistica e del nazionalismo economico si fanno sentire. La Bce ha sottolineato che “le esportazioni dell’area euro sono state notevolmente compromesse dai dazi americani, dall’incertezza sulle politiche commerciali e dall’apprezzamento dell’euro,” il tutto aggravato dalla crisi di fiducia nei confronti del dollaro. Il saldo netto commerciale, secondo le proiezioni, contribuirà negativamente alla crescita, con un impatto previsto di -0,6 punti di Pil nel 2025 e 0,1 punti nel 2026, prima di un possibile rimbalzo nel 2027.

In un contesto di ulteriore incertezza, gli investimenti delle imprese sono attesi in leggera contrazione nel primo trimestre del 2025. La crescita, dopo un sorprendente +0,6% nel primo trimestre, è prevista in rallentamento nei trimestri successivi, evidenziando la fragilità dell’attuale congiuntura economica. Le prossime settimane, con la scadenza del 9 luglio, si preannunciano decisive per il futuro economico dell’Europa e delle sue relazioni commerciali con gli Stati Uniti.

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