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Sindaco di Molfetta agli arresti: accuse di scambi tra favori e voti

Luca Carlini Giugno 7, 2025
Sindaco di Molfetta agli arresti: accuse di scambi tra favori e voti

Sindaco di Molfetta agli arresti: accuse di scambi tra favori e voti

Il recente arresto del sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini, ha sollevato un acceso dibattito sulla corruzione nelle amministrazioni locali. Attualmente agli arresti domiciliari, Minervini è coinvolto in un’inchiesta che mette in luce un presunto sistema di favori a imprenditori in cambio di supporto elettorale. Questa situazione non solo mina la trasparenza dell’amministrazione pubblica, ma solleva anche interrogativi sull’integrità delle istituzioni locali.

le indagini e le accuse

Le indagini, condotte dalla Guardia di Finanza, si sono concentrate sulla gestione di appalti pubblici, in particolare quelli legati alla realizzazione del nuovo porto commerciale di Molfetta. Questo progetto, già al centro di un’inchiesta per corruzione, evidenzia l’urgenza di chiarire le dinamiche che hanno portato a tali accuse. Minervini ha respinto ogni accusa, affermando di aver sempre agito nel rispetto delle normative vigenti.

Le misure cautelari non riguardano solo Minervini, ma anche altri funzionari comunali. In particolare:

  1. Lidia De Leonardis, dirigente comunale, è stata posta agli arresti domiciliari.
  2. Alessandro Binetti e Domenico Satalino hanno ricevuto misure interdittive, con divieto di esercitare funzioni pubbliche per un anno.

Queste azioni evidenziano la gravità delle accuse e l’impatto che tali comportamenti possono avere sull’amministrazione locale.

le conseguenze legali

I reati ipotizzati dai pubblici ministeri includono corruzione, turbativa d’asta, peculato e falso. Secondo le indagini, Minervini avrebbe promesso all’imprenditore Vito Leonardo Totorizzo la gestione delle nuove banchine portuali in cambio di sostegno elettorale. Se confermate, tali pratiche rappresenterebbero una violazione grave della fiducia pubblica e delle norme che regolano l’assegnazione degli appalti.

La gip di Trani, Marina Chiddo, ha accolto gran parte delle accuse, sottolineando l’importanza di proteggere l’integrità delle istituzioni locali. Oltre agli arresti domiciliari, altre misure restrittive sono state imposte, come il divieto di dimora a Molfetta per Michele Pizzo, ex luogotenente della Guardia di Finanza, e il divieto per Totorizzo di stipulare contratti con la pubblica amministrazione per un anno.

la reazione della comunità

Il caso di Minervini non è un episodio isolato, poiché la corruzione nelle amministrazioni locali è un tema ricorrente in Italia. Negli ultimi anni, diversi sindaci e funzionari pubblici sono stati coinvolti in scandali simili, generando preoccupazione tra i cittadini riguardo alla responsabilità nella gestione delle risorse pubbliche. Le reazioni della comunità di Molfetta sono state immediate, con manifestazioni di sostegno e protesta nei confronti del sindaco, riflettendo la complessità del tema della fiducia nelle istituzioni.

Le autorità competenti devono ora proseguire le indagini per chiarire la portata delle accuse e stabilire eventuali responsabilità. È fondamentale che il processo si svolga in modo trasparente, affinché la comunità di Molfetta possa ripristinare la fiducia nelle proprie istituzioni. In questo contesto, il nuovo porto commerciale rischia di diventare un simbolo di progresso, ma anche di potenziali irregolarità se non verranno rispettati i principi di legalità e correttezza.

L’episodio mette in evidenza l’importanza di una governance trasparente e responsabile, essenziale per garantire il buon funzionamento della macchina amministrativa e la fiducia dei cittadini. La situazione attuale rappresenta una sfida non solo per il sindaco e gli amministratori coinvolti, ma per l’intera comunità, chiamata a riflettere sul proprio futuro e sul modo in cui desidera che le proprie istituzioni operino.

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