La Grande Madre, venerata per oltre un millennio in diverse regioni, rappresenta un simbolo di connessione culturale e spirituale. Con nomi come Kubaba, Cibele, Kybele e Meter Theon, questa antica divinità è al centro della mostra ‘Magna Mater tra Roma e Zama’, inaugurata al Parco archeologico del Colosseo e visitabile fino al 5 novembre. Questo evento, realizzato grazie alla sinergia tra il Parco archeologico del Colosseo e l’Institut National du Patrimoine Tunisien, offre un’opportunità unica per esplorare le origini e le trasformazioni del culto della Grande Madre.
Il percorso espositivo e i suoi curatori
Il progetto espositivo è curato da un team di esperti, tra cui Alfonsina Russo, Tarek Baccouche, Roberta Alteri, Alessio De Cristofaro e Sondès Douggui-Roux, con la partecipazione di Patrizio Pensabene, Aura Picchione e Angelica Pujia. Al centro del percorso vi è il passaggio del culto della Magna Mater dal suo contesto frigio all’adozione ufficiale da parte di Roma nel 204 a.C., avvenuto in seguito a un responso dei Libri Sibillini. Questo trasferimento dell’immagine della dea da Pessinunte al Palatino di Roma ha trasformato la Grande Madre in un simbolo di salvezza e rigenerazione per la città.
L’importanza del culto della Grande Madre
Il culto della Magna Mater si sviluppò in forme monumentali sin dall’epoca repubblicana. Ecco alcuni punti chiave:
- Interventi architettonici significativi durante il periodo di Augusto e nei secoli I e II d.C.
- Profili sociali dei sacerdoti, che includevano personaggi di alto rango e liberti imperiali.
- Rilevanza storica, poiché il culto perdurò fino all’affermazione del cristianesimo, rappresentando un capitolo importante della storia religiosa di Roma e delle sue province.
Connessioni tra Roma e Zama
Spostandoci in Tunisia, il sito archeologico di Zama, noto per la battaglia della Seconda Guerra Punica, ha avuto grande importanza anche per la Numidia. Tarek Baccouche sottolinea come la mostra rappresenti un mosaico di dati scientifici e culturali, frutto della cooperazione italo-tunisina attraverso il piano Mattei per l’Africa. Questo progetto non solo valorizza il sito di Zama, ma offre anche una visione più ampia sulla regione e le sue connessioni storiche.
La sezione allestita nel Tempio di Romolo è particolarmente significativa, presentando per la prima volta al pubblico reperti provenienti dagli scavi di Zama Regia. Altre aree del Parco ampliano la prospettiva a province dell’Impero, come l’Egitto, le Gallie, la Tracia e la Britannia. Inoltre, il Ninfeo della Pioggia ospita un’installazione innovativa che restituisce i suoni e i gesti della ritualità romana, rendendo l’esperienza espositiva ancora più coinvolgente.
Il Ministro della Cultura Alessandro Giuli ha evidenziato l’importanza della mostra come esempio di diplomazia culturale tra Italia e Tunisia, dimostrando come la valorizzazione del patrimonio condiviso possa fungere da strumento di dialogo e sviluppo sostenibile. La mostra ‘Magna Mater tra Roma e Zama’ non è solo un viaggio nel passato, ma un’opportunità per riflettere sulle interconnessioni culturali che hanno plasmato la storia e l’identità delle civiltà che hanno abitato le sponde del Mare Nostrum.
In conclusione, attraverso la figura della Grande Madre, il visitatore è invitato a esplorare un patrimonio che continua a influenzare il presente e il futuro, rendendo la mostra un’esperienza imperdibile per chi desidera comprendere le radici profonde delle culture mediterranee.