
Rivolta al carcere di Marassi: celle distrutte e agenti feriti dopo le denunce di maltrattamenti
Mercoledì 4 giugno 2023, il carcere di Marassi a Genova è stato teatro di una violenta rivolta che ha coinvolto circa un centinaio di detenuti. La situazione è degenerata rapidamente, portando a momenti di grande tensione e paura all’interno della struttura penitenziaria. La sommossa è scoppiata in risposta a presunti atti di violenza e sevizie ai danni di un detenuto, avvenuti nelle ore precedenti l’insurrezione.
la dinamica della rivolta
Secondo le ricostruzioni, i detenuti hanno aperto le celle, liberando i loro compagni e creando un clima di caos e disordini. Alcuni di loro hanno immediatamente tentato di:
- Raggiungere la barriera che precede il muro di cinta.
- Salire sui tetti dell’edificio.
Durante questa fase di rivolta, è emersa con forza la denuncia delle presunte sevizie perpetrate su un detenuto da parte di altri carcerati, un evento che ha scatenato la reazione collettiva dei presenti.
la risposta delle forze di polizia
La risposta delle forze di polizia penitenziaria è stata immediata, ma inizialmente non sufficiente a contenere l’ondata di ribellione. Due agenti sono rimasti feriti e sono stati trasportati d’urgenza all’ospedale Galliera per ricevere le dovute cure. Altri due agenti hanno ricevuto assistenza medica sul posto. Per garantire la sicurezza del personale, gli operatori sanitari e gli insegnanti sono stati messi in sicurezza all’interno di un’aula, in attesa di una risoluzione della situazione.
L’insegnante Simonetta Colello, che lavora nel carcere di Marassi da diciotto anni, ha descritto l’accaduto come un evento senza precedenti. «È scoppiata una sommossa molto pesante — ha commentato — e noi insegnanti eravamo dentro. Non ho mai visto niente del genere. I detenuti in rivolta erano tantissimi e c’erano solo due agenti. Non c’era la possibilità di comunicare con l’esterno. Abbiamo visto vetri infranti e lanci di oggetti». La sua descrizione dipinge un quadro di vulnerabilità e disorientamento, evidenziando le difficoltà delle forze di sicurezza nel gestire una situazione così critica.
l’intervento decisivo
L’intervento decisivo della polizia penitenziaria è avvenuto dopo alcune ore di disordini, con l’arrivo di oltre cento agenti provenienti da altre carceri della Liguria. Questo schieramento ha permesso di ripristinare l’ordine, ma non prima che il piano terra della seconda sezione del carcere subisse danni ingenti, compresi gli spazi utilizzati per le attività scolastiche. Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria, ha confermato che, sebbene un agente sia rimasto lievemente ferito, non vi sarebbero stati contusi tra i detenuti.
La rivolta ha sollevato interrogativi sulla gestione interna del carcere e sulla capacità del personale di garantire la sicurezza. Le carceri italiane, già sotto pressione per il sovraffollamento e le condizioni di vita talvolta critiche, si trovano ad affrontare una sfida crescente nel mantenere l’ordine e la sicurezza. Gli eventi di Marassi sono solo l’ultimo di una serie di episodi che evidenziano la necessità di riforme e interventi mirati per migliorare le condizioni all’interno delle strutture penitenziarie.
In un contesto più ampio, la situazione al carcere di Marassi riflette le problematiche sistemiche della giustizia penale in Italia. Il dibattito sul trattamento dei detenuti, sulla prevenzione della violenza e sul miglioramento delle condizioni di vita all’interno delle carceri è più attuale che mai. Organizzazioni per i diritti umani e associazioni di volontariato hanno più volte denunciato situazioni di violenza e abusi, chiedendo interventi urgenti per garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei detenuti.
Le ripercussioni di eventi come quello di Marassi non si limitano al solo ambito penitenziario, ma si estendono a tutta la società, ponendo l’accento sulla necessità di un dibattito pubblico informato e costruttivo. La gestione della giustizia, infatti, è un tema cruciale per la coesione sociale e il rispetto dei diritti umani. La rivolta di Marassi, sebbene sedata, evidenzia la fragile situazione degli istituti penitenziari italiani e la necessità urgente di rivedere le politiche carcerarie.
La calma è stata ripristinata, ma le cicatrici lasciate da questo episodio rimarranno a lungo, sollevando interrogativi sulle misure future e sull’efficacia del sistema penitenziario italiano nel garantire un ambiente sicuro e umano per tutti i detenuti. L’attenzione ora si sposta sulle indagini relative alle cause scatenanti della rivolta e sulle possibili riforme necessarie per evitare che simili episodi si ripetano in futuro.