
Professoressa perseguitata da messaggi molesti: la nuova compagna dell'ex marito a processo per stalking
Una vicenda inquietante ha scosso la comunità di Faenza, dove un’insegnante di oltre cinquant’anni si è trovata coinvolta in un caso di molestie digitali che ha dell’incredibile. La donna è diventata vittima di una situazione di stalking e sostituzione di persona, quando il suo numero di cellulare è stato pubblicato su un sito di incontri senza il suo consenso. Il risultato è stato un’incessante pioggia di messaggi molesti e telefonate da parte di sconosciuti, compresi messaggi esplicitamente osceni e immagini intime.
La donna, che ha scelto di rimanere anonima, ha sporto denuncia contro ignoti e si è costituita parte civile nel processo che vede accusata la nuova compagna del suo ex marito, una trentenne di Bertinoro, in provincia di Forlì-Cesena. Gli eventi si sono verificati tra il 2020 e il 2021, quando la giovane donna ha deciso di inserire i contatti dell’insegnante sul sito di incontri, dando inizio a una serie di eventi che hanno sconvolto la vita della vittima e della sua famiglia.
L’impatto sulla vita della vittima
Ma la situazione è diventata ancor più complessa quando anche il numero fisso di casa dell’insegnante e i contatti telefonici dei suoi figli sono stati coinvolti. In breve tempo, la famiglia si è trovata a fronteggiare un’ondata di telefonate e messaggi molesti, creando un clima di paura e ansia. A rendere la situazione ancora più surreale, un prete della chiesa di Faenza è stato coinvolto in questa storia. La donna accusata ha utilizzato un indirizzo email falso con il nome del religioso per inviare messaggi su un profilo di incontri, aggravando ulteriormente il quadro di questa vicenda.
Le indagini e il processo
Le indagini sono state condotte dai carabinieri, coordinati dall’allora pm Antonio Vincenzo Bartolozzi, che grazie alla denuncia presentata dall’insegnante sono riusciti a risalire all’identità dell’imputata. La trentenne di Bertinoro è ora accusata di sostituzione di persona continuata e stalking. Durante il processo, l’imputata ha negato ogni accusa, sostenendo di essere stata a sua volta vittima di molestie, affermando di aver ricevuto messaggi inopportuni da parte di terzi.
Le dichiarazioni dell’imputata in aula hanno suscitato un notevole interesse. Ha raccontato di essere stata bersagliata da messaggi molesti, portando anche nomi di presunti molestatori, e ha affermato di aver cambiato numero di telefono a causa di questa situazione. Secondo le sue parole, aveva anche scaricato l’app di Telegram per tenere traccia dei messaggi ricevuti, ma si era vista costretta a cancellarla a causa dell’incessante bombardamento di comunicazioni.
Un processo complesso
Un momento chiave del processo è stato quando l’imputata ha parlato della perquisizione subita dai carabinieri il 26 aprile 2021. Durante l’operazione, le forze dell’ordine hanno cercato materiale probatorio sui suoi cellulari. Tuttavia, l’imputata ha sostenuto che i suoi telefoni erano stati dati in mano a un tecnico, il quale, secondo lei, avrebbe potuto manomettere le prove. Ha anche affermato di aver fornito il codice di sblocco per i suoi dispositivi, ma il giudice ha messo in discussione queste affermazioni, intimando un netto richiamo sulla necessità di trasmettere gli atti alla procura.
La complessità del caso ha portato a un dibattito acceso in aula, con il vice procuratore onorario che ha contestato la versione dell’imputata riguardo alla perquisizione. La tensione tra le parti è palpabile, e la mercoledì successivo si prevede una nuova udienza, fissata per la fine di ottobre, in cui si spera di chiarire ulteriormente i dettagli di questa intricata e sconcertante vicenda.
Questa storia ha suscitato preoccupazione e indignazione nella comunità locale, portando alla luce temi importanti come la sicurezza online e le conseguenze delle azioni che possono danneggiare la reputazione e la vita privata delle persone. Il caso dell’insegnante di Faenza mette in evidenza l’assoluta necessità di proteggere la privacy individuale in un’epoca in cui le tecnologie digitali possono essere utilizzate per scopi maligni e abusivi. La speranza è che questo processo possa portare giustizia per la vittima e una maggiore consapevolezza riguardo ai pericoli che il mondo digitale può comportare.