
Schlein: il decreto sicurezza diventa decreto repressione
Il dibattito politico in Italia si sta intensificando attorno al decreto sicurezza, attualmente in esame al Senato. In un’intervista su Sky Tg24 Live a Milano, la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha espresso una critica netta nei confronti di questo provvedimento, definendolo non solo come “tutta propaganda”, ma anche come un’iniziativa che non porta a “più sicurezza”, bensì a “più repressione”.
il contesto del decreto sicurezza
Il contesto in cui si inserisce questo decreto è particolarmente delicato. La questione della sicurezza in Italia è da anni al centro del dibattito politico, specialmente in relazione all’immigrazione e alla gestione dei flussi migratori. Il governo attuale, sostenuto da una coalizione di centro-destra, ha fatto della sicurezza uno dei pilastri della sua agenda politica, giustificando misure più severe con la necessità di garantire ordine e protezione ai cittadini. Tuttavia, Schlein sottolinea come questo approccio non solo sia inefficace, ma rischi di compromettere diritti fondamentali.
la critica di schlein al decreto
Uno dei punti salienti della critica di Schlein è il confronto tra il nuovo decreto e il precedente ddl sicurezza, introdotto dal governo Conte. Secondo la segretaria del PD, il decreto attuale risulta addirittura “peggiore” rispetto a quello precedente. A sostegno di questa tesi, cita esperti del settore che avvertono come le nuove disposizioni possano riportare l’Italia indietro a norme giuridiche superate, come quelle del Codice Rocco del 1930, un insieme di leggi che regolava la vita civile e penale del paese.
Alcuni dei punti chiave della critica includono:
- Rischio di regressione dei diritti civili.
- Possibilità di ripristinare norme superate.
- Inefficacia delle misure proposte nel garantire sicurezza reale.
la sicurezza e i diritti umani
Schlein ha richiamato l’attenzione su come le politiche di sicurezza non debbano mai prescindere dal rispetto dei diritti umani. La criminalizzazione dei migranti, l’inasprimento delle pene e l’aumento dei poteri di polizia sono misure che, secondo lei, non favoriscono una vera sicurezza, ma alimentano un clima di paura e sfiducia tra i cittadini.
In questo contesto, la posizione di Schlein si fa ancora più critica quando parla della retorica utilizzata dal governo. “Siamo di fronte a una campagna di propaganda”, dichiara, sottolineando come la narrazione della sicurezza spesso si basi su dati fuorvianti e su un uso strumentale delle paure della popolazione. Le politiche di repressione non possono sostituire le politiche sociali e culturali necessarie per affrontare le radici del problema, come la povertà , la disoccupazione e l’emarginazione sociale.
In conclusione, il dibattito su questo decreto non è solo una questione di norme giuridiche, ma tocca questioni fondamentali legate ai valori democratici, ai diritti umani e alla coesione sociale. La posizione di Schlein rappresenta un richiamo a una riflessione più ampia su come l’Italia possa affrontare le sfide della sicurezza senza compromettere i diritti e le libertà fondamentali dei suoi cittadini. Solo attraverso un approccio integrato che combini misure di sicurezza con strategie di inclusione e sviluppo economico, si può costruire una società in cui tutti si sentano al sicuro e rispettati.