
Affitti, nuova mazzata per studenti e lavoratori - Smetteredilavorare.it
Il Governo punta sul rilancio dell’imposta di registro sugli affitti: prezzi in aumento, nuove tasse e canoni sempre più proibitivi per studenti e giovani lavoratori.
Chi vive in affitto nelle grandi città italiane si trova stretto in una morsa economica sempre più dura. A rendere la situazione ancora più complicata arriva ora un’ulteriore stretta fiscale: una tassa sugli affitti che colpisce in particolare le locazioni di stanze singole, soluzione sempre più diffusa tra studenti fuori sede, giovani professionisti e lavoratori in mobilità.
Il provvedimento, già previsto dalla normativa vigente sotto forma di imposta di registro, torna al centro del dibattito per effetto di un’accelerazione imposta dal Governo, che sembra deciso a rafforzarne l’applicazione nel tentativo di regolare un mercato considerato ormai fuori controllo.
Prezzi in aumento ovunque: Milano, Roma e Firenze fuori portata
La notizia si inserisce in un contesto già segnato da aumenti a doppia cifra nei principali centri urbani. A Milano, il costo medio di una stanza singola ha superato ormai i 600 euro, con punte che oltrepassano i 700 nelle zone centrali. A Roma, le cifre oscillano tra i 500 e i 650 euro, rendendo difficile per molti anche solo sostenere un affitto mensile.
Firenze e Bologna, tradizionalmente città universitarie, non sono da meno: la domanda alta e l’offerta sempre più orientata verso gli affitti brevi stanno erodendo gli spazi per chi cerca una sistemazione duratura a costi sostenibili.

Il risultato? Studenti costretti a scegliere facoltà in base al reddito, giovani lavoratori che si adattano a soluzioni temporanee e precarie, famiglie in difficoltà nella pianificazione economica mensile.
Un mercato in crisi e misure che penalizzano gli ultimi
L’imposta di registro, che doveva restare una voce marginale nella gestione dei contratti, rischia ora di diventare una nuova spesa fissa per chi prende in affitto una stanza. Una scelta che fa discutere, perché non tocca soltanto i proprietari, ma si ripercuote sui canoni richiesti e sui margini di contrattazione per gli inquilini.
Il timore è che il rincaro fiscale venga riversato direttamente sugli affittuari, alimentando ancora di più l’inflazione abitativa. Il tutto in assenza di un piano serio per aumentare l’offerta di alloggi a lungo termine o per garantire tutele a chi studia o lavora lontano da casa.
Nel frattempo, cresce il malcontento. Nei gruppi social di studenti universitari e tra i forum di giovani in cerca di casa si moltiplicano segnalazioni di aumenti improvvisi, cauzioni fuori controllo e stanze affittate a prezzi esorbitanti, spesso prive dei requisiti minimi di vivibilità.
Il 2025 si preannuncia dunque come un anno nero per il mercato degli affitti, salvo inversioni di rotta strutturali. La stretta fiscale rischia di trasformarsi nell’ennesimo ostacolo per chi cerca semplicemente un posto dove vivere, studiare, lavorare. E costruire, un giorno, qualcosa di stabile.