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Gurnah sul Nobel: perché accogliere i rifugiati è un dovere morale

Gurnah sul Nobel: perché accogliere i rifugiati è un dovere morale

Gurnah sul Nobel: perché accogliere i rifugiati è un dovere morale

Abdulrazak Gurnah, il premio Nobel per la letteratura del 2021, ha recentemente condiviso le sue riflessioni sulla questione dei rifugiati durante un evento a Villa Medicea “La Ferdinanda” di Artimino, nell’ambito de La Milanesiana, un festival culturale diretto da Elisabetta Sgarbi. Gurnah, originario della Tanzania e naturalizzato britannico, ha dedicato gran parte della sua opera al tema dell’immigrazione, del colonialismo e dell’esilio, rendendolo una voce significativa nel dibattito contemporaneo sulla crisi dei rifugiati.

Il dovere di accogliere i rifugiati

Nel corso dell’evento “L’infinito tra matematica e letteratura”, Gurnah ha affermato: “Abbiamo il dovere di accogliere i rifugiati, che scappano dal proprio Paese perché lì rischiano la vita. È una questione di umanità.” Le sue parole hanno risuonato con forza, sottolineando l’importanza di distinguere tra chi fugge da situazioni di pericolo e chi emigra per motivi economici. “Sono due cose diverse, mentre la stampa tende a equipararle”, ha proseguito lo scrittore, evidenziando una confusione comune che spesso oscura la reale complessità della questione migratoria.

Le difficoltà dell’accoglienza in Europa

Gurnah ha anche messo in luce le difficoltà legate all’accoglienza in Europa, affermando che “se in un Paese non c’è possibilità di accoglienza, dobbiamo avere il coraggio di riconoscerlo”. Questa affermazione chiama in causa le politiche migratorie attuali, molte delle quali sono caratterizzate da incertezze e da una mancanza di strategie efficaci. Secondo Gurnah, la situazione è aggravata dal fatto che “ormai in Europa non si può più arrivare in modo legale”, costringendo molti a intraprendere viaggi pericolosi e disperati, esponendoli a rischi estremi. “Le persone che scelgono di fare questo viaggio si sentono rifiutate e sono disperate”, ha aggiunto, sottolineando il dramma umano che si cela dietro le statistiche.

Un sistema diverso per l’accoglienza

Gurnah ha suggerito che sia necessario un sistema diverso per l’accoglienza, in cui le domande di asilo possano essere valutate in base alle condizioni effettive dei Paesi di origine. “Ma molti Stati europei non vogliono”, ha ribadito, mettendo in luce una resistenza comune tra i governi europei a fare i conti con la realtà dei flussi migratori e le loro cause profonde.

Durante l’evento, Gurnah ha presentato alcune letture tratte dal suo ultimo romanzo, “Furto”, pubblicato in Italia da La nave di Teseo. Questo libro affronta temi complessi legati all’identità e all’appartenenza. “Furto” è ambientato a Zanzibar e racconta le vicende di tre giovani, Karim, Fauzia e Badar, che sognano un futuro migliore in un Paese che, dopo aver ottenuto l’indipendenza, si trova a dover affrontare le sfide della modernità e del turismo, un fenomeno che ha avuto un impatto notevole sull’economia e sulla società locale.

Attraverso i personaggi di “Furto”, Gurnah esplora la profonda interconnessione tra amore, amicizia e tradimento, contestualizzando le loro aspirazioni all’interno di una realtà complessa e in evoluzione. La narrazione diventa così un mezzo per riflettere sulle speranze e le delusioni di una generazione che si confronta con le eredità del colonialismo e le difficoltà di costruire un’identità in un mondo globalizzato.

La serata ha visto la presenza di Paolo Zellini, matematico e saggista, che ha contribuito al dialogo su come la letteratura e la matematica possano intersecarsi per dare forma a nuove narrazioni e comprensioni del mondo contemporaneo. Questo incontro di discipline diverse ha reso omaggio alla versatilità della creatività umana, un tema centrale in molte delle opere di Gurnah.

Le parole di Gurnah, cariche di empatia e urgenza, ci ricordano che la questione dei rifugiati è innanzitutto una questione di dignità umana. La sua posizione chiara e incisiva invita a una riflessione profonda sulle responsabilità collettive nei confronti di coloro che, in cerca di sicurezza e speranza, si trovano a dover affrontare non solo il pericolo del viaggio, ma anche l’indifferenza di chi potrebbe accoglierli. In un’epoca in cui le narrazioni di paura e rifiuto prevalgono, le parole di Gurnah risuonano come un appello a riscoprire l’umanità che ci unisce, a riconoscere il valore di ogni vita e a lavorare insieme per costruire un futuro in cui nessuno debba fuggire dalla propria casa.