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Sinisa Mihajlovic: un viaggio di fragilità e onore attraverso gli occhi di un’infermiera

Luca Carlini Maggio 26, 2025
Sinisa Mihajlovic: un viaggio di fragilità e onore attraverso gli occhi di un'infermiera

Sinisa Mihajlovic: un viaggio di fragilità e onore attraverso gli occhi di un'infermiera

La figura di Sinisa Mihajlovic continua a vivere nei cuori di molti, specialmente dopo la recente vittoria del Bologna in Coppa Italia, che ha riacceso i ricordi e le emozioni legate all’ex allenatore rossoblù, scomparso il 16 dicembre 2022. In questi giorni di festa, il ricordo di Mihajlovic è tornato a farsi sentire forte e chiaro non solo tra i tifosi e la città di Bologna, ma anche all’interno della sua famiglia. La figlia Viktorija ha condiviso una lettera toccante di un’infermiera dell’ospedale Sant’Orsola, dove il padre fu ricoverato durante la sua lunga battaglia contro la leucemia.

L’umanità di Sinisa Mihajlovic

La lettera, scritta in un momento di riflessione notturna, racconta di come Mihajlovic si sia rivelato una persona di grande umanità e vulnerabilità, elementi che spesso possono rimanere nascosti dietro l’immagine di un campione sportivo. L’infermiera inizia la sua missiva esprimendo il desiderio di condividere con Viktorija alcuni momenti significativi trascorsi con il padre, con la speranza di farle sorridere e di farle percepire l’impatto che Sinisa ha avuto su chi lo ha assistito.

  1. Comunicazione sincera: “Mi ricordo di come aveva sempre un modo particolare di dire le cose, sincero e diretto,” racconta l’infermiera, sottolineando il rispetto che Mihajlovic sapeva guadagnarsi, ma anche la sua vulnerabilità.
  2. Attenzione e gentilezza: La prima volta che l’infermiera lo incontrò, si sentì intimidita dalla sua fama. Tuttavia, Sinisa si dimostrò sempre gentile, chiedendole se fosse stanca e come fosse andato il suo viaggio in autobus.

Momenti di fragilità e amore

Uno dei momenti più toccanti che l’infermiera ricorda è legato alle telefonate con i membri della sua famiglia. Sinisa parlava con affetto e tenerezza, chiamando Viktorija “Amore” e ridendo insieme a lei di situazioni quotidiane che, in quel contesto, assumevano una dimensione quasi surreale. Queste conversazioni rivelavano il suo profondo legame con la famiglia e il desiderio di mantenere viva la leggerezza anche nei momenti di difficoltà.

L’infermiera riporta le parole di Sinisa riguardo alla scoperta della sua malattia, un momento di grande fragilità: “Non sapevo come dirlo a tua mamma, così l’ho chiamata e le ho detto tutto al telefono.” Questo evidenzia un lato più umano di un uomo che, da allenatore e calciatore, aveva sempre mostrato un’immagine di grande forza.

La musica come connessione

Durante le lunghe ore trascorse insieme, Sinisa condivideva anche la sua passione per la musica, facendole ascoltare le sue canzoni preferite, tra cui “Combattente” di Fiorella Mannoia e “Ho conosciuto il dolore” di Roberto Vecchioni. Queste melodie divennero un punto di connessione, un modo per esprimere emozioni profonde e riflettere sull’esperienza della vita e della sofferenza. “Mi disse che a volte Dio non lo ascolta,” ricorda l’infermiera, sottolineando la sua vulnerabilità.

Il legame che si instaurò tra Sinisa e l’infermiera rappresenta un esempio di come, in situazioni di sofferenza, le persone possano trovare conforto e umanità anche nei rapporti più inaspettati. “È stato un onore conoscerlo,” scrive l’infermiera, esprimendo la gratitudine per aver potuto accompagnare Mihajlovic in un viaggio così personale e intimo.

Nonostante la sua vita sia giunta a una conclusione tragica, la memoria di Sinisa Mihajlovic continua a essere una fonte di ispirazione e di riflessione, non solo per i tifosi e per il mondo del calcio, ma anche per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo da vicino, come l’infermiera del Sant’Orsola, che ha avuto il privilegio di vedere la sua anima oltre la figura pubblica.

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