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Landini: la precarietà come strategia di crescita nel lavoro

Luca Carlini Maggio 26, 2025
Landini: la precarietà come strategia di crescita nel lavoro

Landini: la precarietà come strategia di crescita nel lavoro

La precarietà lavorativa è un tema cruciale che ha accompagnato il dibattito sociale ed economico in Italia per anni. Recentemente, il segretario della CGIL, Maurizio Landini, ha espresso le sue preoccupazioni in merito durante un’intervista a “Mezz’ora in più” su Rai 3. Secondo Landini, la precarietà non è solo una fase transitoria della vita lavorativa, ma rischia di diventare una condizione permanente per i giovani. Questa visione è il risultato di oltre venticinque anni di leggi e politiche che hanno trasformato la precarietà in un elemento considerato positivo per la crescita economica.

le conseguenze delle politiche lavorative

Durante l’intervista, Landini ha sottolineato come le politiche lavorative degli ultimi due decenni, sia da parte di governi di centrosinistra che di centrodestra, abbiano contribuito a un’idea distorta di sviluppo. Ha affermato che:

  1. La flessibilità e la precarietà sono state descritte come necessità per il progresso.
  2. Queste politiche hanno portato a una riduzione dei diritti dei lavoratori.
  3. Si è assistito a una diminuzione degli investimenti.

Landini ha messo in evidenza che la logica predominante è stata quella del “massimo ribasso”, dove la competizione non è stata spinta dalla qualità del lavoro o dall’innovazione, ma piuttosto dal costo più basso possibile. Questo approccio ha danneggiato non solo i diritti dei lavoratori, ma ha anche minato la capacità di sviluppo del paese, portando a una crescita economica che non si traduce in benessere per la popolazione e a un aumento della disparità sociale.

il valore del lavoro

Landini ha proseguito affermando che la vera ricchezza di un paese deriva dal lavoro delle persone e dalla loro intelligenza. Ha spiegato che quando si nega il valore del lavoro, si svalorizzano non solo le persone, ma anche l’economia stessa. La sua analisi si basa su esperienze personali, evidenziando come egli stesso abbia avuto la fortuna di costruire una vita lavorativa stabile grazie ai diritti conquistati dalle generazioni precedenti. Tuttavia, ha sottolineato che oggi i giovani si trovano di fronte a un futuro incerto, caratterizzato da precarietà e sfruttamento.

In questo contesto, Landini ha richiamato l’attenzione sull’importanza di ripristinare i diritti dei lavoratori per garantire un futuro dignitoso. La CGIL si sta muovendo in questa direzione, promuovendo referendum per modificare le leggi del lavoro attualmente in vigore. Le consultazioni, fissate per l’8 e il 9 giugno, rappresentano un passaggio cruciale per il sindacato, che chiede un cambiamento radicale nella legislazione.

un futuro senza precarietà

L’obiettivo della CGIL non è solo quello di eliminare le leggi più problematiche, ma di instaurare una nuova visione del lavoro che ponga al centro le persone e i loro diritti. Landini ha dichiarato: “Vogliamo costruire un paese che riconosca il valore del lavoro e investa nella sua qualità e nella formazione”. L’idea è quella di promuovere un modello economico che non si basi sulla precarietà, ma che valorizzi le competenze e le capacità dei lavoratori.

Infine, la precarietà non è solo un problema economico, ma anche una questione sociale che incide profondamente sulla vita delle persone. La mancanza di certezze lavorative porta a conseguenze psicologiche e sociali, creando un clima di insicurezza che si riflette in tutti gli ambiti della vita quotidiana. I giovani, spesso costretti ad accettare lavori precari, si trovano in una situazione di vulnerabilità che limita le loro possibilità di pianificazione futura e di realizzazione personale.

In un contesto globale in cui le trasformazioni del mercato del lavoro sono sempre più rapide, le parole di Landini pongono interrogativi fondamentali. È possibile immaginare un futuro lavorativo diverso, in cui i diritti siano garantiti e la precarietà non sia la norma? La risposta richiede un impegno collettivo e una volontà politica che vada oltre le logiche di mercato. La CGIL, con la sua proposta di cambiamento, si pone come un attore fondamentale in questa battaglia per la dignità del lavoro.

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