
Garlasco, il legale di Stasi annuncia: Rivisitazione dei reperti e misteriosa impronta femminile nella villetta
Nella piccola cittadina di Garlasco, l’attenzione si riaccende su uno dei casi di omicidio più controversi della cronaca italiana degli ultimi decenni. Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione per l’omicidio di Chiara Poggi, sta cercando di rivedere il processo grazie all’emergere di nuove tecnologie e a una nuova inchiesta aperta dalla procura di Pavia. Il suo avvocato, Antonio De Rensis, ha annunciato la volontà di riesaminare scientificamente tutti i reperti raccolti durante le indagini iniziali.
L’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nel 2007, ha colpito profondamente l’opinione pubblica non solo per la brutalità del delitto, ma anche per le incertezze e le controversie che hanno caratterizzato il processo. Chiara, giovane e promettente, è stata trovata morta nella sua abitazione, e le indagini iniziali si sono concentrate su Alberto Stasi, suo ex compagno, che è stato poi condannato. Tuttavia, i recenti sviluppi stanno riaprendo il dibattito su chi possa realmente aver commesso il crimine.
La revisione dei reperti
Stasi e il suo legale puntano a una revisione dei reperti, focalizzandosi in particolare sulle impronte rinvenute nel luogo del delitto. De Rensis ha dichiarato: «Vorremmo fare una rivisitazione, a livello scientifico, di tutto. Anche delle impronte dei piedi», evidenziando un’impronta parziale di un numero 36/37, ritenuta di origine femminile. L’intento è di utilizzare le tecnologie più avanzate per analizzare nuovamente i reperti, nella speranza di ottenere risultati che possano contribuire a chiarire ulteriormente la vicenda.
Teorie emergenti
Uno degli aspetti più intriganti emersi dalle nuove indagini è l’ipotesi che il delitto non sia stato perpetrato da un’unica persona, ma da più individui. Questa teoria sembra guadagnare consenso anche tra la difesa di Stasi, che intende dimostrare che ci siano stati complici coinvolti. La riapertura del caso ha suscitato l’interesse di esperti forensi e investigatori, i quali stanno lavorando per analizzare ogni dettaglio della scena del crimine e dei reperti a disposizione.
Un altro punto cruciale riguarda l’impronta 33, che dovrebbe essere legata a un involucro di intonaco grattato dal muro delle scale della villetta di Garlasco, conservato dall’epoca delle indagini. La ricerca di questo reperto è diventata una priorità, poiché potrebbe fornire informazioni preziose. L’impronta 33 è attribuita ad Andrea Sempio, un amico del fratello di Chiara, attualmente indagato in concorso con altre persone.
L’analisi del DNA
Le nuove indagini non si limiteranno all’analisi dei reperti già esistenti, ma si concentreranno anche sulla ricostruzione della dinamica del delitto. Gli inquirenti intendono “leggere” le impronte di sangue rinvenute sulla scena e cercare di determinare l’arma utilizzata, che non è mai stata identificata. L’analisi del DNA è un altro elemento chiave delle indagini in corso, in particolare per quanto riguarda i due profili maschili rinvenuti sotto le unghie di Chiara, uno dei quali appartiene a Sempio.
In attesa degli accertamenti genetici disposti dalla giudice per le indagini preliminari di Pavia, Daniela Garlaschelli, sul reperto dell’intonaco, il futuro del caso sembra dipendere anche dalla possibilità di estrapolare materiale biologico utile per le analisi. Tuttavia, alcuni esperti hanno avvertito che, sebbene sia fondamentale recuperare il reperto, potrebbe essere andato distrutto, considerando che esiste già una sentenza passata in giudicato sul caso di Stasi.
Il legale di Stasi si sta preparando a depositare una consulenza che sostiene la possibilità di identificare materiale biologico nell’impronta 33. Questo potrebbe rivelarsi un punto di svolta importante nel caso, poiché la scoperta di nuove evidenze potrebbe cambiare radicalmente la narrazione attuale.
Con le tecnologie moderne che continuano a evolversi, la possibilità di riaprire casi di omicidio irrisolti e di rivedere le prove raccolte diventa sempre più concreta. La difesa di Stasi non è sola in questa battaglia; la comunità giuridica sembra condividere l’idea che la scienza possa offrire nuove risposte a domande rimaste senza risposta per anni.
Il caso di Garlasco rimane una ferita aperta, non solo per la famiglia di Chiara Poggi, ma anche per l’intera comunità, che attende da anni una verità definitiva. La richiesta di rivisitazione dei reperti da parte della difesa di Stasi rappresenta quindi non solo un tentativo di ottenere giustizia per il proprio assistito, ma anche un’opportunità per riaccendere i riflettori su un omicidio che ha scosso l’Italia.