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Cate Blanchett: l’emergenza di sostenere i registi esuli

Sara Lucchetta Maggio 26, 2025
Cate Blanchett: l'emergenza di sostenere i registi esuli

Cate Blanchett: l'emergenza di sostenere i registi esuli

Il Festival di Cannes di quest’anno ha assunto una valenza particolare, non solo come celebrazione del cinema, ma anche come palcoscenico per affrontare le questioni sociali e politiche più pressanti del nostro tempo. Quest’edizione del festival ha visto artisti e cineasti uniti per rivendicare la libertà di espressione e la creatività, dando voce a chi è stato costretto all’esilio a causa di conflitti e persecuzioni. In un contesto globale caratterizzato da tensioni crescenti, Cannes ha dimostrato di essere un rifugio per l’arte e la cultura, accogliendo opere che raccontano storie di sofferenza e resilienza.

Cate Blanchett e il Displacement Film Fund

Non è un caso che Cate Blanchett, ambasciatrice dell’UNHCR e icona di Hollywood, abbia scelto questo prestigioso palcoscenico per presentare il Displacement Film Fund, un’iniziativa fondamentale che si propone di supportare i registi esuli. Questa categoria di artisti, sempre più numerosa, si trova ad affrontare sfide uniche e complesse. Il fondo è progettato per garantire che le loro storie possano essere raccontate e condivise con un pubblico più ampio.

Blanchett ha dichiarato: “È una tradizione per me essere qui a Cannes, ma quest’anno non sono qui per presentare un film, ma per promuovere una causa che ritengo fondamentale.” L’attrice, che ha alle spalle una carriera straordinaria con otto film presentati al festival, ha messo in evidenza l’importanza di dare visibilità a opere realizzate in circostanze difficili. “I festival sono essenziali per promuovere i film di registi che lavorano in situazioni complesse. La nostra sfida è portare questi film oltre i confini dei festival e renderli parte del discorso mainstream”, ha aggiunto.

Storie di lotta e speranza

Tra i registi supportati dal Displacement Film Fund, alcuni erano presenti a Cannes per condividere le loro esperienze. La regista ucraina Maryna Er Gorbach ha toccato profondamente la platea, parlando del suo film Silk Road, un road movie che racconta la storia di una giovane donna ucraina la cui vita è stata stravolta dalla guerra. Mentre i suoi figli vivono in Europa, lei e il marito rimangono a Kiev, contribuendo a un ospedale pediatrico in un contesto di conflitto. Le sue parole risuonano come un potente monito sulla realtà di milioni di persone costrette a vivere in condizioni di sfollamento.

Allo stesso modo, il regista somalo-austriaco Mo Harawe e il siriano Hassan Kattan hanno condiviso le loro storie di lotta e speranza. La presenza di tali artisti al festival sottolinea l’importanza di creare reti di sostegno per i cineasti esuli, un obiettivo che Blanchett ha sottolineato come cruciale. “Volevo trovare un modo, insieme ad altri, per sostenere questi artisti che vivono un’esperienza di esilio dolorosa. È fondamentale abbattere la stigmatizzazione di queste storie”, ha affermato.

L’importanza del cinema nell’attivismo sociale

Il progetto di Mohammad Rasoulof, un regista iraniano costretto a fuggire in Germania dopo essere stato condannato a otto anni di carcere dalla Repubblica Islamica, è uno dei più significativi finanziati dal fondo. Il suo film, ancora senza titolo, esplora le complicazioni emotive che sorgono quando la famiglia di uno scrittore defunto cerca di soddisfare il suo desiderio di essere sepolto secondo le sue volontà. Il lavoro di Rasoulof, noto per la sua critica alla società iraniana, ha già ricevuto riconoscimenti internazionali e rappresenta una testimonianza della resilienza degli artisti in esilio.

Blanchett ha anche parlato dell’impatto che lo sfollamento può avere sulle carriere artistiche, ma ha sottolineato che per molti registi, questa esperienza può anche alimentare una spinta creativa. “In un’epoca di crescente divisione, il cinema offre una potente controforza per ricordarci la nostra comune umanità. Non vedo l’ora di vedere cosa questi eccezionali registi porteranno in vita”, ha affermato con entusiasmo.

Il ruolo dei festival di cinema come Cannes, Venezia e Berlino si sta evolvendo, non solo come piattaforme per la celebrazione del talento artistico, ma anche come spazi di attivismo e impegno sociale. Questi eventi offrono un’importante opportunità per i registi che affrontano circostanze difficili e per il pubblico di confrontarsi con storie che altrimenti potrebbero rimanere inascoltate. La presenza di artisti esiliati e le loro opere devono diventare parte integrante della conversazione culturale globale.

Cate Blanchett, sempre elegante e carismatica, ha recentemente concluso le riprese di Father, Mother, Sister, Brother di Jim Jarmusch e sarà presto sul set dello sci-fi Alpha Gang di David Zellner. Con il suo impegno per il Displacement Film Fund, l’attrice non solo dimostra il suo sostegno a questi registi, ma contribuisce anche a creare un cambiamento significativo nell’industria cinematografica. L’arte ha il potere di unire e di ispirare, e le storie raccontate da coloro che vivono in esilio sono fondamentali per comprendere la complessità e la bellezza dell’esperienza umana.

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