Salari sotto i 25mila euro: il 62% dei lavoratori privati in difficoltà secondo la Cgil

Salari sotto i 25mila euro: il 62% dei lavoratori privati in difficoltà secondo la Cgil
Nel 2023, il quadro retributivo dei lavoratori del settore privato in Italia presenta dati allarmanti. Secondo un’indagine della Cgil, basata su informazioni fornite dall’INPS, circa 10,9 milioni di lavoratori dipendenti, escludendo i domestici e gli operai agricoli, guadagnano meno di 25mila euro lordi all’anno. Questo corrisponde a una percentuale del 62,7% del totale dei lavoratori privati, evidenziando una realtà economica che non può essere ignorata.
L’analisi rivela che oltre 6,2 milioni di lavoratori, pari al 35,7%, percepiscono meno di 15mila euro lordi. La media delle retribuzioni nel settore privato è fissata a 23,7mila euro, un importo insufficiente per garantire un tenore di vita dignitoso, soprattutto in un contesto caratterizzato da un aumento dei costi della vita. La crescente inflazione ha ulteriormente eroso il potere d’acquisto dei salari, rendendo difficile per i lavoratori arrivare a fine mese.
le differenze salariali tra i settori
Le differenze salariali sono accentuate in base ai settori. I settori come il commercio e i servizi, che impiegano un gran numero di lavoratori, tendono a offrire retribuzioni più basse rispetto a settori come l’industria, dove le retribuzioni sono mediamente più elevate. Nonostante ciò, anche in ambito industriale, la questione dei salari rimane critica. Le aziende devono affrontare la sfida di attrarre e trattenere talenti in un mercato del lavoro sempre più competitivo.
il ruolo dei contratti collettivi nazionali di lavoro
I contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL) giocano un ruolo cruciale nella determinazione delle retribuzioni. Negli ultimi anni, molti contratti sono stati rinegoziati, ma spesso le migliorie apportate non sono state sufficienti a colmare il divario retributivo. Le organizzazioni sindacali, tra cui la Cgil, hanno chiesto un ripensamento delle politiche salariali e una rinnovata attenzione alla contrattazione collettiva, affinché possa garantire salari più equi e in linea con il costo della vita.
investire nel capitale umano
È fondamentale che le istituzioni e le imprese riconoscano l’importanza di investire nel capitale umano, offrendo salari adeguati e opportunità di formazione. Solo così sarà possibile creare un ambiente lavorativo in grado di attrarre e mantenere talenti, contribuendo alla crescita e all’innovazione del sistema produttivo italiano. Le politiche pubbliche devono svolgere un ruolo attivo nel promuovere un sistema economico più giusto e inclusivo.
In questo contesto, l’introduzione di misure come il salario minimo garantito potrebbe rappresentare un passo importante. Tuttavia, l’implementazione di tali politiche richiede un attento bilanciamento degli interessi tra datori di lavoro e lavoratori. Il coinvolgimento delle parti sociali è cruciale: i sindacati devono continuare a fare pressione per migliorare le condizioni di lavoro e i salari, affinché la voce dei lavoratori venga ascoltata.
L’analisi della Cgil è un’importante chiamata all’azione, invitando tutti gli attori coinvolti a riflettere sulla necessità di un cambiamento significativo nel panorama retributivo italiano.