Scoprire le cucine di Camilleri: un viaggio tra sapori e tradizioni condivise
La cucina siciliana è un patrimonio ricco di sapori e tradizioni, che ha trovato una voce unica nelle opere di Andrea Camilleri. Piatti iconici come gli arancini, la pasta ‘ncasciata, le sarde a beccafico, la pappanozza, i purpi a strascinasali, la caponatina e i cannoli non sono solo delizie culinarie; sono diventati parte integrante della narrativa camilleriana, arricchendo le storie con un’ampia gamma di sensazioni e colori. In occasione del centenario della nascita dello scrittore, Ragusa Ibla ospiterà “Le cucine di Camilleri”, un evento che si svolgerà dal 6 all’8 giugno e che promette di essere un viaggio immersivo attraverso il cibo, la cultura e la condivisione.
Guglielmo Ferro, direttore del Teatro Quirino – Vittorio Gassman, è il curatore di questa iniziativa, che ha visto la collaborazione della Camera di Commercio del Sud Est Sicilia, del Fondo Andrea Camilleri e del Comitato Nazionale Camilleri 100. Ferro sottolinea come Camilleri sia riuscito a trascendere i confini della Sicilia attraverso la sua scrittura e le sue ricette. “C’è una differenza sottile tra la realtà e il mondo che evoca”, spiega Ferro, evidenziando come le ricette di Camilleri non siano solo siciliane, ma anche letterarie e inventate. In questo modo, il cibo diventa un mezzo di condivisione che va oltre la semplice tavola, un concetto che sta alla base di tutta l’iniziativa.
Il programma di eventi è ricco e variegato, con degustazioni di prodotti tipici e vini, realizzate anche in collaborazione con Slow Food. Queste degustazioni non solo celebrano i piatti presenti nei romanzi di Camilleri, ma offrono anche un assaggio della cucina siciliana contemporanea. Tra gli eventi di spicco ci sarà un recital con Moni Ovadia e Mario Incudine, che interpreteranno testi tratti dalle opere di Camilleri, dimostrando come la sua scrittura possa essere portata in scena con grande efficacia.
Antonio Belcuore, commissario Straordinario della Camera di Commercio del Sud Est Sicilia, ha dichiarato che l’obiettivo di questa tre giorni è restituire a Camilleri ciò che lui ha dato a questa parte della Sicilia. “Se ha una notorietà internazionale, lo deve ai suoi libri”, afferma Belcuore, sottolineando l’importanza di celebrare l’eredità dell’autore. Felice Laudadio, presidente del Comitato Nazionale Camilleri 100, aggiunge che l’evento avrà una grande risonanza, dimostrando l’interesse del pubblico di tutte le età, compresi molti giovani.
La figlia maggiore di Camilleri, Andreina, ha raccontato come le ricette incluse nei romanzi del padre fossero profondamente radicate nella sua famiglia. “Mia madre era una grande cuoca e anche i suoi zii erano molto bravi in cucina”, ha spiegato Andreina, rivelando che anche Camilleri sapeva cucinare. Tra i suoi piatti preferiti c’erano gli arancini e la ‘munnizza’, un piatto povero preparato con verdure cotte e gallette. Questi ricordi culinari non solo evocano il legame con le tradizioni familiari, ma riflettono anche l’importanza della cucina come strumento di socializzazione e comunità.
L’evento “Le cucine di Camilleri” non è solo una celebrazione della gastronomia siciliana, ma anche un tributo a un grande autore che ha saputo raccontare la propria terra attraverso i suoi sapori e le sue storie. La cucina, per Camilleri, è un atto di amore, un modo per unire le persone attorno a una tavola, creando legami che vanno oltre il semplice gesto del mangiare. In un mondo che spesso sembra diviso, la condivisione del cibo rappresenta un ponte, un modo per ritrovarsi e celebrare ciò che ci rende umani.