Motherland Otherland: la casa che abbatte le barriere dell'inclusione
L’arte ha il potere di esplorare e reinterpretare concetti complessi, e uno di questi è il significato di casa. Non si tratta semplicemente di un luogo fisico, ma di un costrutto sociale che segna il confine tra inclusione ed esclusione, tra la possibilità di esistere in una comunità o il sentirsi invisibili. Questa tematica viene affrontata con particolare vigore nella 24a Esposizione Internazionale della Triennale di Milano, dedicata al tema “Inequalities”. Il Padiglione Rom e Sinti, inaugurato il 17 maggio, presenta la mostra “Motherland Otherland”, un progetto artistico promosso e finanziato dall’UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali.
La curatela della mostra è affidata a due figure significative: Dijana Pavlovic, un’attrice e attivista rom, e Hanna Heilborn, regista e artista visiva. La loro visione congiunta si traduce in un’installazione che invita a riflettere sulla casa non solo come spazio di vita, ma come simbolo di identità e appartenenza. Coinvolgendo sei artisti Rom e Sinti provenienti da diverse nazioni –
la mostra intende mettere in evidenza le esperienze e le storie di comunità spesso marginalizzate.
La casa, pertanto, diventa un tema centrale attraverso cui gli artisti possono esprimere le loro esperienze di vita e di lotta contro l’antiziganismo. La discriminazione nei confronti dei Rom e dei Sinti non è un fenomeno sporadico, ma un meccanismo sistemico che segna la storia di questi popoli. Dijana Pavlovic ha affermato con forza che “la discriminazione di Rom e Sinti non è un’anomalia: è il meccanismo attraverso cui le società definiscono la propria identità per opposizione”. In questo contesto, il Rom rappresenta “l’altro necessario”, un confine simbolico che delimita il perimetro dell’appartenenza sociale.
La mostra “Motherland Otherland” si propone quindi come un atto di resistenza e di rivendicazione. Non è solo un’esposizione di opere d’arte, ma un invito a riflettere su come le società contemporanee possano affrontare le disuguaglianze e le ingiustizie. La bandiera della Nazione Rom e Sinti, issata per la seconda volta nella storia della Triennale di Milano, non è solo un simbolo di riconoscimento, ma un gesto politico e culturale che sottolinea l’importanza di dare voce a chi è stato storicamente messo ai margini.
Il concetto di casa, quindi, viene reinterpretato attraverso le opere di questi artisti. Małgorzata Mirga-Tas, ad esempio, la casa è un luogo di memoria che custodisce storie e tradizioni, ma anche un simbolo di speranza e di futuro. Le sue installazioni spesso utilizzano elementi naturali e materiali riciclati, creando un dialogo tra passato e presente. Questo dialogo è essenziale per costruire un futuro di convivenza e inclusione, dove tutti possano sentirsi a casa.
Sead Kazanxhiu, d’altra parte, gioca con l’idea di spazio e di confini nella sua arte. Attraverso installazioni che sfidano la percezione tradizionale della casa, invita gli spettatori a riflettere su cosa significhi realmente appartenere a un luogo. Le sue opere non si limitano a rappresentare un’idea statica di casa, ma piuttosto esplorano la sua natura fluida e dinamica, suggerendo che l’appartenenza può essere qualcosa di più complesso di un semplice indirizzo.
Luna De Rosa e Noèll Maggini, con le loro opere, affrontano le esperienze quotidiane di vita nelle comunità Rom e Sinti, raccontando storie di resilienza e lotta. I loro lavori non solo mettono in luce le ingiustizie subite, ma celebrano anche la cultura e l’identità di questi popoli, trasformando il dolore in arte e bellezza.
Miguel Fiorello Lebbiati e Béla Váradi, infine, completano il quadro con opere che riflettono una visione contemporanea della vita Rom e Sinti, affrontando temi come l’identità, la diaspora e la ricerca di un posto nel mondo. Ogni artista porta con sé una narrazione unica, ma insieme formano un coro potente che chiede un futuro di uguaglianza e inclusione.
In un momento storico in cui il discorso sull’inclusione sociale e le disuguaglianze è più rilevante che mai, “Motherland Otherland” si propone come un’importante piattaforma di dialogo e riflessione. Attraverso l’arte, questa mostra offre un’opportunità di ascolto e comprensione, invitando tutti a partecipare a una conversazione necessaria su cosa significhi realmente sentirsi a casa.