Martone: un road movie che celebra la sorellanza

Martone: un road movie che celebra la sorellanza
Il regista Mario Martone presenta “Fuori”, il suo ultimo progetto cinematografico che si distingue non solo per la sua narrazione, ma anche per il messaggio profondo di sorellanza che veicola. Questo film è l’unico rappresentante italiano in competizione per la Palma d’oro al Festival di Cannes, dove ha fatto il suo debutto mondiale. Le sale cinematografiche italiane lo accoglieranno a partire dal 22 maggio, distribuito da 01 Distribution.
Martone descrive “Fuori” come un “road movie in cui nulla doveva veramente accadere ma tutto doveva vivere sullo schermo”. Questa affermazione racchiude l’essenza di un lavoro che si propone di esplorare la vita e l’opera di Goliarda Sapienza, un’autrice di grande spessore culturale e umano, la cui figura ha affascinato il regista e la sceneggiatrice Ippolita De Majo. L’attrazione per Sapienza è divenuta un’ossessione creativa, culminata in una collaborazione con Valeria Golino, che ha acquisito i diritti di “L’Arte della Gioia”, uno dei capolavori di Sapienza. La sinergia fra il regista, la sceneggiatrice e l’attrice ha dato vita a un progetto che si discosta dalle convenzioni tradizionali, portando sullo schermo una storia che abbraccia la libertà, l’amicizia e la resilienza.
La trama di “Fuori”
Il film si concentra su un episodio cruciale della vita di Goliarda Sapienza: l’estate del 1980, quando, in un momento di profonda crisi personale e professionale, si ritrovò in carcere. La sua condanna, legata al furto di gioielli durante una festa, la porta a un incontro inaspettato con altre detenute. Questo scambio diventa un’esperienza di crescita e scoperta, in cui la solidarietà e la maternità emergono come temi centrali. Martone e De Majo descrivono la trama come una “storia di amicizia libera, sorellanza, maternità e desiderio”, evidenziando il potere delle relazioni umane nel contesto della sofferenza e dell’isolamento.
L’importanza dei luoghi
Il regista, originario di Napoli, ha una profonda connessione con Roma, città che ha influenzato la sua formazione artistica. “Quella Roma l’ho vissuta, da giovane artista che la frequentava per il teatro d’avanguardia”, afferma Martone. La scelta di girare a Rebibbia, un carcere reale che ha ospitato il progetto “Le Donne del Muro Alto”, arricchisce il film di autenticità. La presenza di ex detenute e di persone che hanno vissuto l’esperienza del carcere offre uno spaccato umano e reale, lontano dalle rappresentazioni idealizzate.
Martone si distacca deliberatamente dalle ricostruzioni sceniche per abbracciare il realismo dei luoghi. La sua intenzione è quella di ritrarre una realtà viva e pulsante, come quella di Via Denza, dove Goliarda ha abitato, così come Porta Maggiore e la Stazione Termini, contesti che sono parte integrante della narrazione. Questi luoghi, descritti nei suoi scritti, diventano personaggi a loro volta, contribuendo a costruire l’atmosfera del film.
Una dimensione politica
Uno degli aspetti più interessanti del progetto è la dimensione politica che Martone intende esplorare attraverso la figura di Goliarda Sapienza. “Non sono stati solo Anni di Piombo, ma anni di utopie, sperimentazioni artistiche e umane, libertà e anarchia”, sottolinea il regista. Goliarda, con le sue contraddizioni e la sua lotta per la libertà personale, rappresenta un simbolo di resistenza e creatività in un periodo complesso della storia italiana.
Il carcere, come descritto dalla stessa Sapienza, è “una sezione della società” e non deve essere visto come un luogo di esclusione, ma come uno spazio di possibile ricostruzione. Martone si impegna a mostrare la vita all’interno delle mura carcerarie come un’opportunità per esplorare la dignità e l’umanità delle donne, spesso ignorate dalla società.
Il cast, guidato da Valeria Golino, è stato scelto con attenzione. Martone descrive Golino come un elemento fondamentale, non solo per il suo talento, ma anche per la sua profonda comprensione del personaggio di Goliarda. Al suo fianco, Matilda De Angelis interpreta Roberta, un personaggio che incarna le sfide e le gioie della vita in comunione con Goliarda. La capacità della De Angelis di calarsi nel vernacolo romanesco e di dar vita a una figura così complessa è stata una rivelazione per il regista.
“Fuori” segna per Martone la sua terza partecipazione al Festival di Cannes, un traguardo che evidenzia la sua crescita come cineasta. “Sono stato scoperto tardivamente”, scherza, ma non nasconde l’emozione di presentare il suo lavoro in un contesto così prestigioso. Il film è prodotto da un team di professionisti che include Nicola Giuliano, Francesca Cima, Carlotta Calori, Viola Prestieri e Annamaria Morelli, ed è il frutto di una coproduzione tra Italia e Francia, coinvolgendo realtà come Indigo Film, Rai Cinema e The Apartment, una società del gruppo Fremantle.
Martone, con “Fuori”, non si limita a raccontare una storia: crea un viaggio emotivo attraverso il tempo e lo spazio, un inno alla sorellanza e alla forza delle donne, un messaggio che risuona forte e chiaro nella società contemporanea.