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Garlasco: la Playstation e le telefonate che mettono Andrea Sempio nel mirino

Garlasco: la Playstation e le telefonate che mettono Andrea Sempio nel mirino

Garlasco: la Playstation e le telefonate che mettono Andrea Sempio nel mirino

Il caso di Andrea Sempio, accusato dell’omicidio di Chiara Poggi, continua a generare un acceso dibattito nel piccolo comune di Garlasco. Le accuse si intrecciano con elementi inaspettati come una Playstation e delle telefonate, creando un racconto complesso e contraddittorio. Mentre il paese vive tensioni e paure, con alcuni residenti costretti a barricarsi in casa, le indagini si concentrano su dettagli che potrebbero rivelarsi decisivi per chiarire la posizione di Sempio.

Le indagini e le prove forensi

Il procuratore capo di Pavia, Fabio Napoleone, insieme ai suoi collaboratori, sta esaminando attentamente le dichiarazioni di Sempio e dei suoi amici. Un elemento cruciale è rappresentato dall’impronta numero 33, una traccia dattiloscopica già repertata nel 2007. La sua analisi potrebbe fornire nuove informazioni grazie alle tecnologie forensi avanzate di oggi. Questa impronta è stata rinvenuta in via Pascoli, e le dichiarazioni di testimoni e indagati devono ora essere confrontate con le evidenze fisiche.

Marco Poggi, amico di Andrea Sempio, ha dichiarato che lui e i suoi amici trascorrevano il tempo a giocare ai videogiochi sia nella saletta al piano terra che nella camera di Chiara. Questo aspetto della loro vita quotidiana è stato ribadito anche nel 2017. D’altro canto, i genitori di Chiara avevano inizialmente affermato che Sempio non era mai entrato in casa, ma ora le loro dichiarazioni sembrano contraddirsi. L’avvocato Gian Luigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi, ha suggerito che Sempio frequentasse la tavernetta dove sarebbe stata trovata la Playstation, contraddicendo le affermazioni iniziali della famiglia.

Il ruolo della Playstation e delle telefonate

La questione della Playstation diventa fondamentale non solo dal punto di vista delle prove materiali, ma anche per la costruzione di un racconto che potrebbe influenzare l’opinione pubblica e il processo. I dettagli sulla posizione della consolle potrebbero determinare se Sempio avesse effettivamente accesso alla tavernetta il giorno dell’omicidio. Le testimonianze di Marco Poggi riguardano la disposizione dei mobili e la presenza di altri oggetti, ma la questione rimane poco chiara.

Un altro elemento interrogativo sono le telefonate effettuate da Sempio. Dopo l’omicidio, ha contattato la famiglia Poggi solo in due occasioni, il 7 e l’8 agosto 2007, quando Marco era già partito. Prima di quei giorni, non era mai riuscito a mettersi in contatto con loro. Questo comportamento ha destato sospetti, specialmente considerando che Chiara era l’unica presente in casa in quei momenti. In otto mesi, Sempio aveva chiamato la casa Poggi solo cinque volte, di cui tre per avvisare del ritorno di Marco. Questi dati sono stati esaminati dai carabinieri, che cercano di fare luce sulla sequenza di eventi che ha portato all’omicidio.

La posizione di Andrea Sempio

Antonio B., un pompiere che conosce bene la madre di Sempio, Daniela Ferrari, è diventato una figura centrale in questo scenario. Le sue dichiarazioni, tuttavia, non confermano con certezza l’alibi di Sempio. Infatti, Antonio ha affermato di non ricordare se si fossero visti il giorno dell’omicidio, sollevando dubbi sull’attendibilità delle testimonianze. La procura sta anche esaminando i dettagli riguardanti il parcheggio, dove Daniela ha conservato uno scontrino che potrebbe dimostrare la sua presenza a Vigevano il giorno dell’omicidio, complicando ulteriormente la situazione di Sempio.

L’avvocata di Sempio, Angela Taccia, ha espresso preoccupazione riguardo alla costruzione di una narrazione che sta creando un “mostro” senza prove concrete. Taccia sottolinea che Sempio non ha mai cercato di sottrarsi alla giustizia e ha sempre mostrato fiducia nel sistema. Ha inoltre chiarito che gli oggetti che Sempio andava a cercare nella tavernetta non erano videogiochi, ma giochi in scatola, modificando così la percezione delle sue attività e della sua presenza in quel luogo.

In un’intervista, Taccia ha descritto la comitiva di Sempio come composta da “sfigati” che non frequentavano discoteche alla moda, ma si ritrovavano per ascoltare musica e giocare a giochi da tavolo. Questo aspetto della vita sociale di Sempio potrebbe risultare irrilevante per l’inchiesta, ma serve a delineare un profilo diverso rispetto a quello emerso nelle accuse.

L’intero caso di Garlasco è avvolto in un alone di mistero e contraddizioni. Mentre gli inquirenti continuano a scavare in cerca di prove e indizi, la comunità rimane divisa tra chi sostiene l’innocenza di Sempio e chi lo considera un possibile colpevole. Le dinamiche familiari, sociali e le relazioni interpersonali si intrecciano in un racconto che va oltre il semplice delitto, toccando temi di giustizia, verità e la fragilità delle prove.