Milano, 4 novembre 2025 – Le borse europee hanno iniziato la settimana in netto calo, travolte da un’ondata di pessimismo partita dai mercati asiatici e del Pacifico, che si è rapidamente diffusa anche in Europa. Dalla City di Londra a Piazza Affari, passando per Francoforte, Parigi e Madrid, tutti i principali listini hanno chiuso in rosso lunedì, spinti dalle previsioni di una possibile correzione al ribasso su scala globale. A lanciare l’allarme sono stati i vertici di Morgan Stanley e Goldman Sachs, le cui dichiarazioni, raccolte dall’agenzia Bloomberg, hanno aumentato l’incertezza tra gli investitori.
Mercati europei in rosso, vendite in tutti i settori
La giornata si è chiusa con perdite pesanti: l’Ibex di Madrid ha lasciato sul terreno l’1,41%, Francoforte ha perso l’1,32%, Parigi e Londra hanno segnato un calo dell’1,2%, mentre Milano ha chiuso a -1,1%. Le vendite hanno colpito praticamente tutti i settori, dai tecnologici alle banche, con pochi titoli capaci di resistere alla pressione. “L’atmosfera è molto prudente – ha commentato un trader di Piazza Affari poco dopo le 17 –. Gli operatori temono che i prezzi siano troppo alti rispetto ai rischi economici che ci sono oggi”.
Timori globali e shutdown Usa spingono al ribasso
Dietro questa giornata negativa, secondo gli analisti, c’è soprattutto la paura di una correzione globale dei mercati azionari. Ted Pick, amministratore delegato di Morgan Stanley, e David Solomon di Goldman Sachs hanno entrambi avvertito che nelle prossime settimane potremmo vedere un aggiustamento dei prezzi. A complicare le cose arrivano gli Stati Uniti: i future su Wall Street sono rimasti deboli per tutta la giornata, anche a causa dello shutdown federale in corso. Il blocco delle attività non essenziali, dovuto al mancato accordo sul budget da parte del Congresso, sta rallentando la pubblicazione di dati economici importanti e alimentando l’incertezza.
Spread in calo, ma la tensione non molla
Sul fronte obbligazionario, lo spread tra i Btp italiani e i Bund tedeschi a dieci anni è sceso a 74,9 punti base. Il rendimento del decennale italiano si è fermato al 3,4%, in calo di 0,7 punti rispetto alla chiusura precedente; quello tedesco è sceso a 2,65% (-1,3 punti), mentre il titolo francese ha chiuso a 3,43% (-0,7 punti). Un segnale di come gli investitori stiano cercando rifugio sicuro. “Il mercato obbligazionario sembra più tranquillo rispetto all’azionario – ha osservato un gestore milanese – ma la volatilità resta alta”.
Dollaro stabile, oro fermo; energia in altalena
Sul mercato dei cambi il dollaro si è mantenuto stabile a 86,77 centesimi di euro, guadagnando terreno sulla sterlina, salita a 76,29 penny. L’oro ha tenuto la posizione a 3.998 dollari l’oncia. Tra le materie prime energetiche, il prezzo del greggio Wti è sceso dell’1,15%, a 60,35 dollari al barile, mentre il gas naturale europeo ha registrato un leggero rialzo dello 0,71%, chiudendo a 31,97 euro per megawattora.
Semiconduttori e telecomunicazioni sotto pressione
Tra i titoli più colpiti spiccano i produttori di semiconduttori: Be Semiconductor ha perso il 2,88%, StMicroelectronics il 2,7% e Infineon il 2,15%. Male anche le telecomunicazioni. Telefonica ha lasciato sul campo il 9,76% dopo aver annunciato il dimezzamento del dividendo per il 2025, da 30 a 15 centesimi per azione. Deboli anche Vodafone (-2%), Deutsche Telekom (-1,73%), BT Group (-1,67%) e TIM (-1,32%).
Caso Impresa: sospensione prolungata a Lisbona
Prosegue la sospensione del titolo Impresa sul listino Euronext di Lisbona. L’autorità portoghese aveva bloccato le contrattazioni venerdì scorso, in attesa di chiarimenti sulle voci di un possibile interesse di MFE (ex Mediaset) per una quota di minoranza. Le azioni MFE hanno chiuso in calo dello 0,5% sia per la classe A che per la B.
La giornata si è chiusa con un clima di attesa e nervosismo diffuso. Gli operatori ora guardano con attenzione alle prossime mosse delle banche centrali e agli sviluppi politici negli Stati Uniti, per capire se la correzione prevista dagli analisti sarà solo un passaggio momentaneo o l’inizio di una fase più complicata per i mercati globali.