Il 2 agosto 1980, la strage di Bologna ha segnato una delle pagine più buie della storia italiana, con 85 vittime e oltre 200 feriti a causa di un attentato terroristico che ha colpito la stazione ferroviaria della città emiliana. Dopo decenni di incertezze e indagini, il caso ha finalmente trovato un punto fermo con la conferma della condanna all’ergastolo per Paolo Bellini, ritenuto uno degli esecutori materiali dell’attentato. La Corte di Cassazione ha confermato la massima pena per l’ex esponente di Avanguardia Nazionale, consolidando le condanne emesse in precedenza da altre corti.
Il ruolo di Paolo Bellini nella strage
Bellini, già condannato in primo grado nell’aprile 2022 e in appello nel luglio 2024, ha visto la sua sorte decisa dai giudici della sesta sezione della Cassazione. Questi hanno ribadito non solo il suo coinvolgimento diretto nell’attentato, ma anche le pene per altri due imputati coinvolti nel caso:
- Piergiorgio Segatel, ex capitano dei carabinieri, condannato a sei anni di reclusione per depistaggio.
- Domenico Catracchia, amministratore di condomini a Roma, condannato a quattro anni per false informazioni al pubblico ministero.
La Corte d’Assise d’Appello aveva già evidenziato il ruolo di Bellini come parte integrante di un gruppo di ex Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari) coinvolti nella strage. Tra i nomi già condannati figurano Giusva Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini, tutti legati a una rete di terrorismo nero che ha insanguinato l’Italia negli anni ‘70 e ‘80. Altri nomi emersi nel corso delle indagini, come Licio Gelli e Umberto Ortolani, sono stati ritenuti mandanti o finanziatori dell’attentato, ma non sono più imputabili in quanto deceduti.
Le indagini e la conferma della condanna
Le indagini su Bellini sono state riaperte grazie a un video di un turista tedesco, che ha immortalato l’ex terrorista poco dopo l’esplosione, mentre si trovava sul primo binario della stazione. Questo filmato ha fornito un elemento cruciale per gli inquirenti, che hanno potuto ricostruire il suo ruolo nell’operazione. Secondo quanto stabilito dalla Corte d’Appello, Bellini non solo ha trasportato e collocato parte dell’esplosivo, ma ha anche fornito supporto materiale all’azione con piena consapevolezza della presenza di numerosi viaggiatori nella sala d’attesa.
Questa sentenza rappresenta un importante passo avanti nella ricerca di giustizia per le vittime della strage di Bologna e per le loro famiglie, che hanno atteso a lungo che fosse fatta chiarezza su uno dei capitoli più drammatici della storia italiana. L’attentato, avvenuto in una calda mattina estiva, ha avuto un impatto profondo sul paese, alimentando un clima di paura e insicurezza. Ancora oggi, il ricordo di quelle vittime è vivo e il loro sacrificio non è stato dimenticato.
Un passo verso la giustizia
La strage di Bologna è stata il risultato di un contesto storico caratterizzato da tensioni politiche e sociali, con l’Italia nel mezzo di un conflitto tra le forze di sinistra e quelle di destra, spesso manifestato attraverso atti terroristici. Il gruppo Avanguardia Nazionale, di cui Bellini era un esponente, ha giocato un ruolo significativo nel panorama del terrorismo di destra, mirando a destabilizzare il governo e a contrastare il crescente attivismo della sinistra.
Negli anni successivi alla strage, le indagini sono state ostacolate da depistaggi e insabbiamenti, rendendo ancora più difficile la ricerca della verità. La condanna di Bellini e degli altri coinvolti rappresenta quindi non solo un atto di giustizia, ma anche un segnale forte contro l’impunità che ha caratterizzato per troppo tempo le vicende legate al terrorismo in Italia.
Le famiglie delle vittime, molte delle quali hanno dedicato anni della loro vita alla ricerca della verità e della giustizia, possono finalmente vedere un barlume di speranza. La determinazione della Cassazione di confermare la condanna di Bellini, così come quella di altri responsabili, è un passo fondamentale verso la chiusura di una ferita ancora aperta. Nonostante il tempo trascorso, la memoria di quanto accaduto il 2 agosto 1980 continua a vivere, alimentando la necessità di ricordare e di imparare dalla storia per evitare che simili atrocità possano ripetersi in futuro.