In un contesto di crescente competitività globale e di tensioni commerciali, il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha messo in luce l’importanza della manifattura italiana e del suo potere di attrazione, definito come soft power. Durante il suo intervento all’assemblea 2025 di Centromarca, tenutasi a Milano, Urso ha evidenziato come l’industria di marca non rappresenti solo un motore economico e sociale, ma anche un elemento cruciale nella promozione dell’immagine dell’Italia nel mondo.
Il concetto di soft power e il Made in Italy
Il soft power, introdotto dal politologo Joseph Nye, si riferisce alla capacità di un paese di influenzare gli altri attraverso l’attrazione culturale, piuttosto che con la coercizione. Nel caso dell’Italia, il “Made in Italy” è un simbolo di qualità e tradizione, che continua a riscuotere un grande successo, soprattutto nei mercati internazionali. Urso ha affermato con convinzione che i consumatori americani non sono disposti a rinunciare ai prodotti italiani, nonostante le difficoltà economiche globali.
Un dato significativo è rappresentato dall’andamento delle esportazioni italiane nei beni di largo consumo, che tra il 2014 e il 2024 sono passate da 3,8 miliardi a quasi 10 miliardi di euro. Questo incremento quasi triplicato è un chiaro indicativo della solidità e della resilienza del nostro settore. Tuttavia, Urso ha avvertito che questo traguardo deve essere considerato come un tesoro da preservare. È fondamentale che il settore pubblico e privato collaborino per garantire la crescita e la sostenibilità di questa industria.
Il ruolo di Centromarca e l’impatto economico
Centromarca, che rappresenta oltre 2.600 marchi di rilevanza in vari settori, gioca un ruolo cruciale in questo contesto. Con quasi 100.000 addetti e un fatturato di circa 67 miliardi di euro, l’organizzazione contribuisce significativamente al PIL nazionale, attualmente stimato intorno al 4,2%. Questi dati non solo evidenziano l’importanza economica del settore, ma anche il potenziale per un’ulteriore espansione e sviluppo.
Urso ha messo in evidenza come l’Italia si stia posizionando come leader in Europa nel riportare la manifattura al centro della crescita e del benessere. La strategia messa in atto è stata concretizzata attraverso la presentazione di sette non paper tematici alla Commissione Europea, documenti che delineano le linee guida per una riforma industriale. Questo approccio è un chiaro segnale della volontà italiana di assumere un ruolo proattivo nel panorama europeo, cercando di promuovere un’agenda che favorisca l’innovazione e la competitività.
Un futuro sostenibile per il Made in Italy
Uno strumento fondamentale in questo processo è rappresentato dal “Libro bianco Made in Italy 2030”, un documento strategico che mira a delineare una chiara visione per il futuro dell’industria italiana. Questo libro prevede risorse significative per le imprese, stimate intorno ai 20 miliardi di euro, e si propone di orientare le politiche pubbliche in modo da rafforzare le filiere produttive. L’obiettivo è chiaro: stimolare l’innovazione, aumentare la competitività sui mercati internazionali e tutelare le produzioni di qualità, elementi essenziali per mantenere e accrescere il prestigio del Made in Italy.
Nel suo intervento, il ministro ha anche accennato a una rinnovata strategia di attrazione degli investimenti, che ha il potenziale di trasformare l’Italia nella destinazione preferita per i capitali stranieri. Questa iniziativa non solo mira a stimolare l’economia locale, ma anche a preservare l’identità delle imprese italiane, un aspetto fondamentale per il mantenimento della nostra cultura e delle nostre tradizioni.
In un mondo in cui le dinamiche economiche sono in continua evoluzione, è essenziale che l’Italia continui a valorizzare il proprio patrimonio industriale e culturale. La manifattura non è solo un settore economico, ma rappresenta un valore identitario con radici profonde nella storia e nella tradizione italiana. Sostenere e promuovere queste eccellenze significa non solo tutelare l’economia, ma anche salvaguardare un modo di vivere e una cultura che ci contraddistinguono nel panorama globale.
In questo contesto, l’impegno del governo italiano è cruciale. Lavorare a stretto contatto con le imprese, le associazioni di categoria e le istituzioni europee è fondamentale per creare un ecosistema favorevole alla crescita e all’innovazione. La sfida è grande, ma la determinazione e la passione degli imprenditori italiani, insieme a una visione strategica chiara, possono fare la differenza. L’industria di marca ha il potere di generare ricchezza e rappresentare un simbolo di eccellenza e qualità, portando il Made in Italy oltre i confini nazionali e affermando la nostra presenza nel mondo.