Il cinema italiano continua a far parlare di sé, e questa volta è il turno di “L’estate di Joe, Liz e Richard”, un documentario che ha già conquistato il pubblico internazionale. Scritto e diretto da Sergio Naitza, il film approda nelle sale parigine, precisamente al cinema Saint-André des Arts, un’istituzione del quartiere latino della capitale francese, dedicata alla proiezione di opere d’autore. Questa rassegna, intitolata Découvertes, rappresenta un’importante piattaforma per il cinema indipendente e per opere che meritano di essere scoperte. Il documentario sarà proiettato ogni giorno fino al 16 giugno, con ulteriori date programmate per il 24 giugno e il primo luglio.
Un viaggio nel set di “La scogliera dei desideri”
“L’estate di Joe, Liz e Richard” si immerge nel contesto affascinante e tumultuoso del set italiano del film “La scogliera dei desideri” (titolo originale “Boom!”), diretto da Joseph Losey nel 1967. Nonostante il cast stellare, con icone come Elizabeth Taylor e Richard Burton, “Boom!” si rivelò un flop al botteghino. Il documentario di Naitza cerca di esplorare il motivo di questo insuccesso, offrendo al contempo una riflessione più profonda sul significato del film e sul suo impatto.
Una delle peculiarità di questo documentario è che non si limita a raccontare semplicemente la storia del film, ma si sofferma sugli aneddoti e sui ricordi di chi ha vissuto quell’esperienza. Tra i testimoni del tempo, spicca Patricia Losey, la moglie del regista, che ha condiviso con Naitza alcune delle sue memorie più intime e significative durante la sua ultima intervista filmata. Le sue parole offrono una prospettiva unica sulla visione artistica del marito e sulla tumultuosa produzione del film.
Approfondimenti critici e testimonianze
Un ulteriore tributo è dedicato a Michel Ciment, critico cinematografico di grande prestigio e storico direttore della rivista Positif, che ci ha lasciato nel novembre 2023. Ciment, nel documentario, ha approfondito l’ispirazione alla base di “Boom!”, descrivendolo come una pellicola sorprendentemente visionaria e profetica, capace di anticipare la disgregazione della borghesia e le tensioni sociali di un’epoca in rapido cambiamento. Queste riflessioni aggiungono una dimensione critica al documentario, rendendolo non solo un omaggio alla lavorazione di un film, ma anche una meditazione sulle trasformazioni culturali e sociali degli anni ’60.
Il documentario offre anche una serie di interventi di personalità del cinema e della cultura italiana e internazionale. Tra questi:
- John Waters, regista cult del cinema indipendente americano, che contribuisce con il suo stile inconfondibile.
- Gianni Bozzacchi, fotografo che ha immortalato Elizabeth Taylor durante le riprese, arricchendo la narrazione con dettagli visivi.
- Joanna Shimkus, attrice e moglie di Sidney Poitier, e Gianni Bulgari, famoso gioielliere, che aggiungono ulteriore spessore al racconto.
- Valerio De Paolis, produttore e figura di spicco del cinema italiano, che offre una visione globale della produzione cinematografica.
Un’importante opportunità di riscoperta
“L’estate di Joe, Liz e Richard” si distingue non solo per il racconto di un film, ma per il modo in cui riesce a far rivivere un periodo storico ricco di fervore artistico e innovazione. Attraverso le testimonianze e le riflessioni di chi è stato coinvolto, il documentario riesce a costruire un ponte tra passato e presente, permettendo agli spettatori di comprendere meglio il valore di opere che, purtroppo, non hanno avuto il riconoscimento che meritavano al tempo della loro uscita.
La rassegna a Parigi rappresenta quindi un’importante opportunità per riscoprire un pezzo di storia cinematografica italiana e internazionale, e per riflettere su come il cinema possa raccontare non solo storie, ma anche il contesto sociale, culturale e personale che le circonda. Con “L’estate di Joe, Liz e Richard”, Sergio Naitza offre una finestra su un passato che continua a influenzare il presente, rendendo omaggio a due leggende del cinema e a un regista che ha saputo esplorare le complessità dell’animo umano attraverso il suo lavoro.