Viviamo immersi in un flusso infinito di violenza, immagini e storie dolorose provenienti da tutto il mondo che ogni giorno escono dallo schermo della TV e dello smartphone e fanno irruzione nelle nostre case. Tutta questa violenza non è salutare per la nostra mente.
Per questo va compreso che è estremamente importante imparare a difendersi, perché i traumi non colpiscono solo chi le violenze le subisce, ma anche chi vi assiste. In questo articolo proverò a spiegarti come funziona il meccanismo di protezione chiamato "disconnessione selettiva”.
Proteggersi dal dolore
Prova, anche solo come esperimento, a dire ad un amico o un parente che non ti importa nulla di quello che sta accadendo nelle zone di guerra, nelle città devastate dagli tsunami o dai terremoti, e di tutti i morti che la pandemia ha causato. Come credi che ti giudicherebbe? Ti etichetterebbe immediatamente come egoista insensibile, una persona che non ha empatia per chi sta male e che non sa apprezzare la fortuna di non essere travolto da quelle disgrazie. Eppure, se ci pensi, anche chi ti giudica per questo tuo “coming out” poi il massimo che fa è condividere un post indignato sui social, parlare di questi fatti con i colleghi, al bar o scendere in piazza con inutili proteste. Di concreto, per prevenire o risolvere i problemi del mondo, non fa nulla. Non ha nemmeno voglia di introdurre piccoli cambiamenti nella sua quotidianità che possono fare la differenza, quasi sempre si limita a dare aria alla bocca. Tutto questo è assolutamente normale, perchè l’essere umano è profondamente individualista, a nessuno importa veramente di ciò che accade dall’altra parte del mondo, a tuti dispiace, certo, ma ciò che vogliono è soprattutto che quel dolore rimanga là, lontano dalla loro casa, dai loro affetti e dal loro denaro. Ognuno di noi dovrebbe guardarsi dentro e, su tali questioni, essere almeno onesto con se stesso.
Quasi per tutti l’interessamento nei confronti dei fatti terribili che ogni giorno accadono nel mondo è mosso da una morbosa curiosità, alimentata dai media o dal dibattito politico. E loro lo sanno bene, infatti sfruttano questo nostro feticismo per guadagnare o distrarre le masse sui problemi reali del Paese. Il fatto è che non riusciamo, letteralmente ogni giorno, a non andare in cerca di notizie che rompano la monotonia del nostro quotidiano, che (nel bene o nel male) diano una scossa all’apatia in cui ci troviamo. Più sono scioccanti più ci intrigano e più diventiamo affamati di dettagli.
Questa tendenza è puro e semplice autolesionismo, perché non risolve i problemi e non fa altro che minare la nostra serenità con paure, angosce e preoccupazioni inutili. Dobbiamo comprendere che tutto ciò che di terribile accade nel mondo accade comunque, sia che noi ne apprendiamo gli scabrosi dettagli, sia che li ignoriamo. Anzi, più veniamo a contatto con la violenza, più tendiamo a normalizzarla, a considerarla pura statistica, e a digerirla.
Non è sbagliato volersi proteggere da tutto questo, anzi, è un atto di responsabilità e amore nei propri confronti. Per farlo si può attuare quella che viene definita "disconnessione selettiva" cioè scegliere volontariamente di rimanere disinformati su determinati temi. Si attua evitando prima di tutto di andare a cercare notizie e dettagli su certi argomenti, soprattutto quelli che non ci riguardano direttamente, ma alimentano cattivi pensieri, angoscia e tristezza. Ci si impone di concentrarsi solo sulle notizie utili e possibilmente positive. Se proprio vogliamo continuare ad informarci facciamolo direttamente tramite le agenzie, come Ansa o AGI che (quasi sempre) tendono a evitare sensazionalismi e immagini forti. Questo modo di agire non solo ci protegge, ma se adottato su larga scala aiuta a combattere la disinformazione che non farebbe più numeri con titoloni sensazionalistici, e li obbligherebbe a rivedere le loro politiche redazionali, spingendoli a puntare maggiormente su notizie che siano realmente utili per le persone, non angoscianti, destabilizzanti e allarmistiche.
Insomma, nell'epoca dell’informazione in tempo reale e della gara a chi fa più click, disconnettersi dal flusso di paura e odio è un atto di coraggio che va contro il pensiero dominante e il comportamento delle masse, cioè una delle poche armi che abbiamo per proteggerci da traumi, desensibilizzazione e paura.
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