Anche se alcuni ritengono che non lavorare sia un fallimento, la condizione peggiore in cui ti puoi trovare è avere un lavoro sottopagato, scarsamente sicuro e che fa del male a te stesso e agli altri. In Italia e nel mondo abbiamo decine di esempi, ma uno dei peggiori mai creati è il fattorino per le famose compagne di food delivery.
Oggi vorrei raccontarvi perché questo mestiere è tra i peggiori che si trovano sulla piazza e cosa le recenti vicende giudiziarie hanno stabilito a favore dei lavoratori di questa categoria, dopo una battaglia giudiziaria pagata, ovviamente, con i soldi dei rider.
Un po' di GIUSTIZIA per i nuovi SCHIAVI
Si dice che il lavoro nobilità l’uomo, ma nella stragrande maggioranza dei casi è una menzogna. Il lavoro ti nobilita solo se ti permette non solo una vita dignitosa, ma anche una discreta soddisfazione personale e un buon livello di sicurezza. Sono poche le persone che possono affermare di amare ciò che fanno, quasi tutti se potessero scegliere non si alzerebbero ogni mattina per lavorare, preferirebbero fare altro. Tra questi sono abbastanza certo che troviamo tutte quelle persone (solitamente giovani ed extracomunitari) che portano il cibo a casa delle persone con biciclette e motorini, cioè i rider. Si tratta di un impiego generalmente sottopagato perché non richiede alcuna competenza, rischioso perchè sei perennemente su una strada e deleterio per l’ambiente e la salute delle persone. Generalmente chi ordina il cibo a casa si nutre in maniera poco equilibrata mangiando pizze, hamburger, hot dog e altre categorie simili. Ho forti dubbi sul fatto che ordiniate insalatine o macedonie, pertanto si tratta di un evidente incentivo a diete poco equilibrate, ma anche alla pigrizia e l’isolamento sociale. E’ grave se la normalità è diventata non avere nemmeno voglia di scendere alla rosticceria sotto casa, figuriamoci recarsi al mercato o al supermercato per acquistare cibi sani e cucinare (quest’attività sconosciuta). Ovviamente ne risentono negativamente anche le proprie finanze, perché un piatto pronto è molto più costoso di uno preparato in casa. Tralasciando l’inquinamento e lo sfruttamento di risorse che tutto questo comporta penso sia abbastanza evidente che fare il rider per queste compagnie non nobilita nessuno.
Una parziale buona notizia viene dal fatto che le istituzioni si sono finalmente accorte della condizione svantaggiata di queste persone che, oltre a tutto ciò che abbiamo già detto, non hanno nemmeno diritto al versamento dei contributi previdenziali. In Italia, infatti, a queste compagnie è stato concesso per anni di assumere collaboratori in barba a una delle regole base del nostro sistema sociale, cioè l’obbligo del versamento dei contributi pensionistici. Per tutti i contratti di collaborazione infatti vale l’articolo 2 del Jobs act, secondo il quale i versamenti pensionistici dei collaboratori, vanno versati dall’azienda. Questi signori però, forti di un giro d’affari milionario, hanno impugnato migliaia di verbali notificati dagli ispettori del lavoro, avviando procedimenti che sono durati anni e anni, sotto la spinta di avvocati il cui mandato era, è facile immaginarlo, quello di tirarla il più possibile per le lunghe e puntare alle archiviazioni. Intanto hanno continuato a sfruttare i lavoratori in barba alla legge pagando qualche spicciolo e ovviamente non versando un centesimo all’Inps. Ora finalmente sono arrivate le sentenze e i giudici hanno stabilito che le compagnie di food delivery sono obbligate a versare i contributi pensionistici arretrati di anni e per centinaia di migliaia di euro. E cosa credete che accadrà? Beh, per far fronte a questa spesa probabilmente a voi costerà un pochino di può farvi portare il cibo spazzatura a casa, e i rider verranno pagati un po’ meno. Non sia mai infatti che paghi qualche dirigente.
Se ci pensate è a questo che porta la tanto amata “libera concorrenza”, uno dei pilastri su cui si basa il sistema capitalistico della crescita indiscriminata. Come dicevo inizialmente, peggio che non lavorare c’è essere sfruttati e da questo punto di vista non biasimo per niente tutti quei giovani che si rifiutano di lavorare perché la paga è da fame.
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