La crescita demografica, anche se in totale contrasto con la sostenibilità ambientale e lo sfruttamento delle risorse, è sempre stata uno dei motori principali dell’economia. Affinché vi sia crescita economica serve un popolo che produca e consumi sempre di più.
Se questo binomio è ancora vero in moltissime parti del mondo, in Italia le cose non stanno più andando in questo modo e, anche se può sembrare un fattore del tutto scollegato, una delle principali cause è l’innalzamento dell’età pensionabile.
I politici ci portano via i figli
In Italia più o meno funziona così: per anni i governi non fanno sostanzialmente nulla. Pur di convincere il popolo a votarli mettono in campo misure che danno il contentino ad una fetta di elettorato creando danni quasi irreparabili. Poi, quando tutto sta andando a rotoli, arriva un governo tecnico che deve rimettere le cose a posto, introducendo misure impopolari e creando malumori. A lungo andare i privilegi di alcuni finiamo per pagarli tutti.
E’ esattamente quello che accadde nel 1973, quando l’allora governo Rumor (centrosinistra) arrivò a concedere alle dipendenti pubbliche con figli di andare in pensione dopo solo 14 anni di lavoro circa, e agli uomini dopo 19. Un sogno per chi poteva godere di quel privilegio, peccato che lo avrebbe capito anche un bambino che sul lungo periodo non sarebbe stato sostenibile. Negli anni successivi si sono verificate altre vicende che hanno compromesso il nostro sistema pensionistico fino a quando il governo Monti (governo tecnico) ha dovuto riformare il sistema pensionistico (Riforma Fornero) e mandarci tutti a riposare più tardi e con meno denaro. Il risultato è che oggi sono in molti a chiedersi se prenderanno o meno la pensione. Come dicevo, i privilegi di alcuni finiamo per pagarli tutti.
Ma qui arriva la "sorpresa" perché l'innalzamento dell’età pensionabile a 67 ha avuto un risvolto inatteso anche sul tema delle nascite. In un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, molte giovani coppie non hanno più la possibilità economica di affidare i propri figli a baby sitter o nidi privati (quelli pubblici sono subito saturi) e attendono quindi che i loro genitori vadano in pensione per affidargli i nipotini e trasformali in nonni a tempo pieno. Con l’aumentare dell’età pensionabile però questo passaggio avviene sempre più tardi, e il risultato è che in Italia facciamo sempre meno figli. Attualmente per tasso di natalità siamo il fanalino di coda: 201esimo posto su 213 stati censiti, quasi ultimi.
Come dicevo inizialmente, se facciamo meno figli la crescita economica tende a rallentare e di conseguenza la povertà aumenta ancora, proiettandoci in un circolo vizioso senza via d’uscita. E pensare che sono ormai due anni che l’Europa sta valutando di innalzare per tutti l’età della pensione a 70 anni scelta che sembra obbligata per mantenere in slaute il sistema pensionistico, ma che accelerebbe ancora il processo di denatalità.
Non c’è una ricetta magica per uscire da questa situazione, perché la coperta è corta. Possiamo dire con una discreta sicurezza che il divario tra ricchi e poveri sarà una tendenza destinata a crescere nei prossimi anni, con tutta la serie di implicazioni sociali non indifferenti. Una di queste è che, soprattutto nel nostro paese, i figli stanno diventando sempre di più un privilegio dei ricchi. Eppure, lo sa bene qualsiasi genitore, sono una delle più grandi gioie che si possono avere, ed è un peccato che la nostra classe politica, incapace di governare seriamente, ci stia portando via anche questa bellezza.
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