Hai mai pensato a quanto sei solo? Vivi in una grande palazzina, dentro un'immensa città, migliaia di individui ti passano accanto ogni giorno, siedono al tuo fianco sul tram o sulla metro, al lavoro interagisci continuamente con i colleghi e sullo smartphone hai centinaia di contatti e infiniti amici sui social… ma sei assolutamente solo.
Sai perché affermo questo? Perché non sei solo quando c’è qualcuno che ti cerca, ma non per chiederti un favore, ma perché ha piacere di passare del tempo con te. Prova per un secondo a pensare all’ultima volta che qualcuno ti ha cercato anche solo per bere un caffè al bar e ti renderai conto di quanto in realtà sei solo.
Morire di solitudine, circondanto dalle persone
Il fatto che nessuno ti cerchi non dipende da come sei, non fartene una colpa. In questa condizione oggi si rivedono la maggior parte delle persone. Non sei tu ad essere diverso, antipatico, problematico e per questo emarginato dagli altri, è la società in cui viviamo ad impedire alle persone di avere rapporti sociali soddisfacenti. Rispetto ad un tempo, oggi conduciamo uno stile di vita caratterizzato da un costante senso di fretta e le persone sono oberate dalle cose da fare, cioè hanno poco tempo da dedicare agli altri. A questo si aggiunge che si è venuta a creare una profonda cultura della competizione e dell'individualismo, dove dobbiamo sempre dimostrare di essere i migliori, e guai a rivelarsi deboli o chiedere aiuto. L’auto-realizzazione è ciò che realmente conta e dedicare tempo ed energie agli altri può solo rallentare la corsa verso questo traguardo. Infine sono venuti meno gli spazi comunitari dove le persone potevano incontrarsi e interagire, quasi tutti sostituiti dai social network, che non creano vere relazioni, ma solo un vantarsi vicendevolmente attraverso la finzione dei sorrisi anche quando si è tristi, e i filtri di bellezza.
Il problema è che è davvero difficile accorgersi di quanto si è soli se si corre tutto il giorno e si è immersi nel flusso di tutti gli individui che popolano le città e si muovono al nostro fianco tutto il giorno. Eppure un segnale c’è: è quella consapevolezza che hai di essere insignificante, cioè che se sparissi improvvisamente, forse a nessuno importerebbe realmente. Non è forse così?
Non solo praticamente tutti viviamo questo problema, e pochi se ne accorgono, ma quando se ne rendono conto difficilmente lo dicono. Le ricerche dimostrano che questa subodola forma di isolamento innescana molteplici problemi che sono al confine tra corpo e mente: insonnia, alterazioni immunitarie, patologie cardiache, alimentari, allergie e ovviamente ansia, depressione, dipendenze da alcol e altre sostanze. Queste patologie non vanno sottovalutate, perché aumentano il rischio di morte prematura anche del 30% .
Cosa puoi fare allora per rompere questa catena di solitudine e uscire dal profondo isolamento in cui ti trovi? Beh, un modo che ritengo funzioni molto bene è quello di andare contro corrente, ovvero fare quello che il marketing e il business non vogliono assolutamente che tu faccia, cioè dedicare un po’ del tuo tempo agli altri. Non si tratta di incontrarli al bar o andare a mangiare un pizza, usa il tuo tempo per fare fatica assieme agli altri, cioè per esempio aiutarli a dipingere l’appartamento, fare il trasloco, curare il giardino, tenergli i figli quando hanno bisogno ecc… Lo so che non hai tempo di fare queste cose, ma la sensazione di benessere che se ne trae e la profondità dei legami che si formano quando ci si aiuta, è la cura più potente che abbiamo contro la solitudine imposta dalla società. D’altronde se è il sistema a isolarci dagli altri, andare contro lo stile di vita che ci impone è un atto rivoluzionario, ed è proprio di una rivoluzione culturale, quello di cui abbiamo bisogno per stare meglio.
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