Se lavori muori prima, ma non è troppo tardi

Se lavori muori prima

Un recente studio ha dimostrato che lo stress porta all’invecchiamento prematuro e persino alla morte precoce perché aumenta l’età biologica degli esseri viventi.

Lavorare tutto il giorno per molte persone è incredibilmente stressante, soprattutto se questo stile di vita obbliga a vivere a ritmi frenetici, cioè abitare in grandi città, affrontare il traffico ogni giorno e rapportarsi con situazioni e persone con cui non si desidera avere a che fare. C’è però una buona notizia: questo processo può essere invertito.



Se lavori muori prima, ma non è troppo tardi

Lo studio pubblicato sulla rivista Cell Metabolism, intitolato “Biological age is increased by stress and restored upon recovery” e condotto da un gruppo internazionale di ricerca si è servito di  una nuova generazione di orologi biologici epigenetici per stabilire l’età “reale” di un individuo. In pratica hanno scoperto che l’invecchiamento non è un processo lineare irreversibile, non si invecchia ad una velocità costante senza poterci fare nulla, ma si può in qualche modo recuperare il tempo perduto.

Come si perde il tempo di vita? Lo stress cambia la modalità in cui le informazioni genetiche contenute nel DNA vengono lette e utilizzate dalla cellula e questo provoca un invecchiamento biologico più rapido. Stress molto forti come una gravidanza, un incidente e un operazione chirurgica aumentano l’età biologica delle persone anche in pochi giorni o mesi. Tutto questo naturalmente vale anche per stress di portata minore, ma prolungati nel tempo, come appunto uno stile di vita lavorativo urbano frenetico. Insomma, lavorare non solo ti tiene occupato per tutto il tempo a fare cose che generalmente detesti, ma ti fa invecchiare prima, cioè accorcia il tempo della tua vita.

La buona notizia è che il corretto modo di funzionare delle cellule può essere ripristinato e quindi il processo invertito. Non si tratta infatti di un invecchiamento irreversibile, ma di una direzione che può essere inveritita al fine di permetterci di recuperare l’età biologica perduta. Questa idea, hanno spiegato i ricercatori, suggerisce che la mortalità può essere diminuita riducendo l'età biologica e che la capacità di riprendersi dallo stress può essere un fattore determinante per un buon invecchiamento e una maggior longevità.

Insomma, se si continua a condurre un'esistenza stressante il nostro orologio biologico andrà “più veloce” e ci condurrà prima alla morte, ma se scegliamo di cambiare rotta (cambiando stile di vita) è come se si rallentasse il tempo, spingendo l’orologio biologico del nostro corpo a ridurre la sua velocità di avanzamento. Questa scelta può letteralmente regalarci più tempo per vivere! 

La morale di questa scoperta quindi è che non è mai troppo tardi per scegliere di mettere in campo un cambiamento nel nostro stile di vita, soprattutto se ci rendiamo conto che stiamo conducendo un'esistenza incredibilmente stressante. C’è in gioco il tempo che ci è stato concesso per vivere e molti di noi stanno semplicemente correndo a più non posso verso la fine. In questo caso è importante ricordare che non arriverà qualcuno a salvarci, non ci sarà una bella sorpresa che cambierà tutto: se, giorno dopo giorno, continueremo a fare le stesse azioni che abbiamo sempre fatto, tutto resterà uguale, per sempre. Cerchiamo di semplificare al massimo la nostra esistenza al fine di ridurre lo stress e massimizzare questo meraviglioso regalo che ci è stato concesso: vivere.

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