Se sei infelice farai del male

Se sei infelice farai del male
Se sei infelice farai del male
“La maggior parte delle persone ha paura di essere felice”. La prima volta che ho letto questa frase ho pensato che fosse una grandissima scemenza: “Ma chi diavolo ha paura di essere felice? Tutti, se ne avessimo la possibilità, sceglieremmo la felicità”.

Con gli anni sono riuscito a comprenderne il significato, e ora vorrei condividerlo con voi perché si tratta di uno di quegli insegnamenti che possono davvero cambiare il volto della nostra vita e di conseguenza della società.

Se sei infelice farai del male

Essere felici, purtroppo, è una scelta. Dico purtroppo perché come tutte le scelte comporta una certa dose di egoismo. Quasi sempre infatti per trovare la felicità serve mettere in campo una serie di cambiamenti che consistono nel porre se stessi prima degli altri. É più facile infatti che tu sia felice se inizi a dire no a certe persone e a poche, se scegli di usare il tempo per i tuoi progetti (non quelli degli altri), se smetti di dare importanza alle parole altrui o quantomeno le pesi e le valuti attentamente, e se non spendi i tuoi soldi per compiacere gli altri. C’è dell’egoismo in tutto questo, è indubbio, perché ci si concentra principalmente sui propri bisogni.

Il punto è che le persone spesso non hanno il coraggio di prendere posizioni così forti, di tagliare i ponti con chi è tossico per loro, di prendersi del tempo per se stesse e di andare controcorrente. Hanno paura di farlo, perché temono le conseguenze sociali delle loro scelte. Si può quindi correttamente parlare di “paura di essere felici”, che quindi non significa paura della felicità, ma paura di ciò che la felicità comporta.

Allora possiamo fare un passo avanti e capire come trovare questo coraggio e, come spesso accade, è sufficiente rovesciare la nostra visione, cioè osservare il tutto dal punto di vista inedito. Invece di focalizzarci su cosa comporta “essere felici”, proviamo a concentrarci sulle conseguenze dell’essere perennemente infelici.

Una persona infelice non può che fallire sotto ogni aspetto della sua vita. Nessuno vuole amare qualcuno di perennemente infelice, pessimista e insoddisfatto, perché la negatività trascina anche l’altro nella sofferenza. Ma l’amore è alla base di qualsiasi relazione, anche quelle tra madre e figlio, tra colleghi di lavoro o amici. É piacevole frequentare chi è sempre triste? È produttivo lavorare con chi è perennemente demotivato? Un genitore infelice può essere un buon genitore? Ovviamente no, dunque nonostante la felicità sia una scelta è di fatto una scelta obbligata. L’alternativa non esiste, o meglio, esiste ma consiste nella schiavitù perenne. Sì perché dal momento in cui sarai infelice avrai bisogno della società per alleviare il tuo dolore, società che ti fornirà tutta una serie di oggetti e servizi con cui distrarti e non pensare a quanto stai male. Solo che stare in società significa rinunciare a quell’egoismo che porta alla felicità, e qui il cerchio si chiude e la gabbia anche.

Essere infelici quindi non può che portarci al fallimento, sia il fallimento dei nostri progetti personali, sia in termini di ciò che di buono possiamo fare per altri. E forse è questo il vero egoismo, cioè non fare nulla per essere felici, perché da infelice non potrai altro che fare del male. Ecco come si trova il coraggio di fare le scelte controcorrente: realizzando che è la nostra infelicità a rendere la società il luogo orrendo in cui siamo obbligati a stare. Se impariamo ad essere felici trasformeremo questo inferno nel paradiso che tutti cerchiamo.

1 commento:

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