Anche il lavoro più bello, è uno schifo

Anche il lavoro più bello, è uno schifo
Anche il lavoro più bello, è uno schifo

La maggior parte delle persone cerca un impiego fisso, un posto dove stabilirsi, ricevere un compenso costante e su questo basare la sua intera vita. 

Questa categoria di lavoratori è spesso la più infelice perché si ritrova a detestare il proprio impiego, ma a sopportare la noia, la routine e lo stress perché è così che gli hanno spiegato che si deve fare. 

Il problema del posto fisso è racchiuso in un concetto molto semplice: anche l’attività più bella e interessante al mondo, se sempre uguale, porterà comunque alla nausea.


Anche il lavoro più bello, è uno schifo

Infatti anche i lavori più prestigiosi e ambiti al mondo tendono a diventare poco interessanti col passare del tempo, questo per il semplice motivo che tutto ciò che sembra eccezionale, se poi diventa il tuo quotidiano, si trasforma rapidamente in una “nuova normalità” poco eccitante. Prendete l’esempio di Google: chi lavora per quel colosso racconta di godere di benefici straordinari: palazzi di lusso e all'avanguardia, cibo gratis praticamente sempre, nessun orario, nessun cartellino da timbrare, luoghi dove rilassarsi, palestre e persino eventi organizzati internamente per aiutare l’ispirazione dei dipendenti.

Eppure le persone se ne vanno anche da lì, ed il motivo è quello appena discusso. Inoltre, scemato l’effetto abbagliante dei privilegi, realizzi che stai sempre lavorando, cioè sei sempre costretto a sottostare a regole (nel caso di Google la regola di performare sempre al massimo) e dopo un po’ tutto questo diventa opprimente. Non siamo macchine e non sono certo il cibo e la palestra gratis a restituirci la vita che stiamo perdendo dentro quattro mura.

Insomma, anche se per molti ci vogliono anni, prima o poi quasi tutti arrivano a mettere in discussione il proprio modello di vita/lavoro, ma vuoi per mancanza di possibilità, di denaro o intraprendenza, stazionano sostanzialmente per sempre nella loro condizione.

Alcuni quindi si trasformano in una diversa categoria di lavoratori, ovvero quelli che sono alla continua ricerca di un impiego: si tratta generalmente di soggetti che hanno compreso che ciò che conta veramente è trovare sempre nuovi stimoli su cui fondare la propria motivazione. Solitamente gli incentivi arrivano dalle sfide, cioè progetti nuovi, persone nuove, ambienti nuovi, pertanto cambiare spesso impiego è una strategia molto valida. Purtroppo non tutte le persone fanno lavori che accrescono le loro competenze e quindi difficilmente riescono a intraprendere questo tipo di “carriera”. Inoltre questo continuo peregrinare assomiglia più ad un'odissea che alla ricerca della felicità, cioè un perpetuo fuggire i problemi.

Lo step successivo, quello a cui arrivano in pochi, è liberarsi completamente dalle logiche del lavoro e diventare indipendenti. Questo non significa mettersi in proprio, avviare una startup o fare il consulente, se lo fai non cambia sostanzialmente nulla: credi di essere libero, ma sei ancora lì che devi fatturare per pagare fornitori, collaboratori e tasse. Si tratta di capire che troverai pace solo nel momento in cui il lavoro per te diventerà un optional, qualcosa di cui puoi fare a meno dal detto al fatto. Solo allora ti sarai veramente tolto il guinzaglio e potrai fare davvero ciò che ti stimola ogni volta che un’idea ti passa per la testa. Per farlo o hai saputo risparmiare e investire in modo tale da avere una totale indipendenza economica (strada che richiede anni e capitali molto grandi), oppure impari a vivere con pochissimo, cioè non avere bisogno dei soldi

Mentre arricchirsi è un miraggio che funziona per pochi, "impoverirsi volontariamente" è alla portata di molti, forse tutti, ed è oggi la possibilità più concreta che abbiamo per smettere di ricercare la felicità laddove non la troveremo mai, cioè nel lavoro.

10 commenti:

  1. Francesco hai proprio ragione! Sei Mitico! Continua così Grazie

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  2. È proprio così,purtroppo.Io ho un lavoro per il quale la maggior parte delle persone farebbe carte false: sono una dipendente pubblica,da 14 anni. Ho già cambiato 3 sedi ma dopo qualche anno, passata la novità, il lavoro è sempre il medesimo, stesse cose, stesse facce, tutti i giorni. Aggiungici zero gratificazioni, né economiche, né emotive.
    Sto iniziando a capire che, anche se continuassi a variare sede di lavoro, l'insoddisfazione tornerebbe entro breve tempo. E mi sto preparando come meglio posso ad uscire dalla "corsa del topo" entro il prossimo decennio.
    Per farlo, oltre che formandomi nel mondo degli investimenti finanziari, metto (già da anni) in atto diversi dei consigli che dai:stufa a legna, raccolta nei boschi di famiglia, orticello, vita semplice. E non ultimo, ho sposato un muratore/meccanico: praticamente non ho mai speso nulla di manodopera per le manutenzioni, né della casa né dell'auto.

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    1. sono appena diventato dipendente pubblico in comune, indeterminato, a 26 anni .. il tuo commento non mi fa tanto piacere ahaha

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    2. CARO 26ENNE, AUGURI PER IL TUO LAVORO!
      ... MA ASPETTA TRA 14 ANNI E POI CI DIRAI...!!!

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  3. EGREGIO
    DOTT NERMENNI

    CIO CHE DICE E' MOLTO VERO , CREDO CHE IL SISTEMA CHE CI SI E' COSTRUITI PUNTI A CREARE UNA SOCIETA DI FUNZIONARI, PERSONE CHE NON PENSANO TROPPO NE SI FANNO TROPPE DOMANDE.

    GRAZIE
    LUCA NICOLAZZI

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  4. Se sei dipendente ed il tuo lavoro ti piace, ti sfruttano perchè quello che fai non ti pesa e alla fine arriveranno a fartelo odiare.

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  5. Ciao Francesco, ti seguo già da un po' e più passa il tempo più mi trovo vicino ai tuoi pensieri. Di contro faccio tanta fatica a trovare persone intorno a me che condividano questi ragionamenti. Immagino che la solitudine portata dal pensare controcorrente sia una sensazione che hai provato anche tu mille volte. Non immagini quanta compagnia mi hai dato con i tuoi video. Sicuramente chi ti conosce di persona è fortunato. Ciao e grazie.

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    1. La.solitudine in questi casi e' quasi la normalità. Anche a me guardano come se guardassero ad un alieno quando parlo del "tema lavoro" come di una schiavitù. Tieni duro!!! Non sei solo e sempre.piu persone capiranno che vivono la loro vita da robot, ingranaggi di un meccanismo colossale

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  6. d'accordo al 100%.
    è corollario dei meccanismi di alienazione del lavoratore spiegati ad esempio da K.Marx e, in seguito, da G.Debord

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