Metaverso: nuova frontiera di consumo e alienazione

Metaverso

Se non avete ancora capito in cosa consisterà il nuovo Meta di Facebook, allora ve lo spiego in due parole: stanno costruendo un universo tridimensionale abitato da avatar, dove immergersi indossando un apposito visore 3D. In pratica, quando ci si collega, ci si ritrova in un ambiente virtuale dove si assumono le sembianze di un personaggio digitale (un avatar appunto) e lì dentro si potrà interagire con gli altri avatar, cioè le altre persone collegate. 

Che risvolti avrà tutto questo sulla nostra vita quotidiana? Finiremo per spendere più deanro nel metaverso che nella vita reale? E come evolveranno lavoro e rapporti umani in questo nuovo ambiente?

Metaverso: nuova frontiera di consumo e alienazione

Come, oggi, ognuno di noi ha un nickname, domani avrà un avatar, e la propria pagina Facebook si trasformerà in uno spazio virtuale tridimensionale dentro Meta, dove muoversi, interagire e persino accogliere gli altri. Per alcuni questo spazio sarà una stanza privata, per altri un ufficio aperto a collaboratori, una palestra, un giardino, persino una sala dove tenere concerti o conferenze.

Ho parlato di Facebook perché Mark Zuckerberg è stato il primo ad annunciare la trasformazione in quello che ormai è conosciuto come Meta, ma è probabile che sorgeranno molti altri metaversi un po’ come oggi esistono molti social network.

Da questo punto in poi dell’articolo entriamo nel campo della speculazione, ovvero ciò che potrebbe accadere, ma che non è detto accada. Se avete visto Ready Player One forse vi sarete già fatti un’idea dei pericolosi risvolti che un mondo totalmente virtuale può riservare, soprattutto del livello di dipendenza che ne può derivare. Nel film le persone preferiscono vivere nella loro realtà virtuale (chiamata Oasis) piuttosto che nella vita reale, questo perché lì si può essere tutto ciò che si vuole. Se ci pensate, oggi, con i social non siamo poi così lontani: usiamo filtri per sembrare molto più belli di come siamo realmente e frasi ad effetto copiate da qualche guru orientale per apparire più profondi ed intelligenti. E poi raccontiamo solo la parte “bella” della nostra vita, questo perché lì ci piace creare un mondo a parte, un avatar perfetto di noi stessi.

Ma la pericolosità di tutto questo la può comprendere bene soprattutto chi gioca ai ben noti MMORPG, giochi di ruolo online dove ci si muove in immensi mondi virtuali, si cresce, si collabora con altre persone e si vive assieme avventure straordinarie. Lì dentro si sviluppa molto facilmente una vera e propria dipendenza da quegli universi virtuali, perché non solo sono estremamente divertenti, ma rappresentano anche una fuga dallo stress, dalla noia e dai problemi quotidiani. É, di fatto, molto più bello (e facile) vivere nel virtuale piuttosto che nel reale. E, tanto per capirci, è esattamente il motivo per cui i ludopatici si chiudono nelle sale slot.

Dunque provate per un secondo ad immaginare cosa potrebbe accadere se domani queste componenti si fondessero e le persone potessero accedere ad un enorme universo virtuale con la stessa facilità con cui aprono Instagram o Tik Tok. In tempi rapidissimi tutti avrebbero il proprio avatar e il proprio spazio, dando vita ad una sorta di universo parallelo dove rifugiarsi ogni sera, dopo lavoro. Anzi, lì dentro si verrebbero a creare vere e proprie professioni sostenute da una nuova forma di economia, un po’ come già accade in Secondo Life, che è una sorta di metaverso, ma senza la realtà virtuale. Domani si potrebbero scambiare gli euro con cryptomonete da utilizzare nel metaverso e acquistare qualsiasi cosa, probabilmente sotto forma di NFT, cioè oggetti virtuali la cui unicità e scambiabilità è garantita dall’esistenza di una blockchain. 

Ok, qui sto andando un po’ sul tecnico, ma quello che vorrei mostrare è il fatto che tra qualche anno potremmo vivere una realtà completamente nuova, dove le persone lavorano nella vita reale per permettersi una virtualità di lusso. Potremmo ritrovarci tutti a vivere in case microscopiche, ma possedere (dopo averli acquistati) ambienti virtuali enormi, magari da arredare, sempre pagando ovviamente. Sarà forse la nuova frontiera del consumismo, ancora più astratto e alienante di quello che oggi governa la nostra economia, con l’aggravante che potrebbe modificare totalmente i rapporti interpersonali; daltronde, se già oggi stiamo tutti incollati agli smartphone senza quasi più parlarci, figuriamoci cosa potrebbe accadere domani, quando esisterà un enorme mondo virtuale dove rifugiarsi.

E come sempre per alcuni sarà una immensa possibilità di guadagno, mentre altri (la stragrande maggioranza) lo subiranno passivamente, come già accade oggi con i social. Insomma, una realtà da tenere d'occhio e imparare a conoscere fin dalla sua nascita, perché come tutto ciò che concerne la tecnologia, se non la comprendi ne diventi facilmente vittima.

7 commenti:

  1. mi sto chiedendo se chi cadrà in questo pericoloso abisso virtuale, potrà ancora interagire con chi preferisce rimanere umano e se subirà conseguenze irreversibili a livello neuronale, il terreno è molto fertile per coltivare questo tipo di dipendenze, ma basterà cancellarsi dai social.

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  2. La soluzione è cancellarsi dai social. Salvo che uno non sia un libero professionista o abbia un guadagno dagli stessi.

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  3. Ho la triste sensazione che gli esseri umani cresciuti (per ragioni anagrafiche o geografiche) nel maondo reale stiano ormai combattendo una battaglia di resistenza. Ho smesso di insegnare quest'anno perché non ce la facevo più. I ragazzi che hanno meno di 18-20 anni mi sembrano appartenere a una specie diversa. Un senso di incomunicabilità e di straniamento devastanti (scusate lo sfogo 😑).

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  4. Semplicemente inquietante.
    Io non ambisco a far parte di questo mondo di alienati.

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  5. Bill Gates compra terreni veri, gli altri terreni virtuali. Basta questo per capire come finira'

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  6. Refuso, si chiama "Second Life". A parte questo quello che indichi è uno scenario altamente probabile, ma come sempre non è la tecnonologia ad essere buona o cattiva, è l'uso che se fa. ;)

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  7. Leggo i commenti e gli sfoghi e le paure di essere esclusi o messi da rottamare (ho 70 anni e faccio tuttora il medico) e capisco benissimo quello che si prova a confrontarsi con il nuovo (forse). E' successo con l'avvento dell'informatica e ricordo di avere avuto il primo approccio negli anni settanta nell'istituto di fisiologia e poi con il MS-DOS negli anni 80, quindi con il "cellulare" da mezzo kilo e di seguito tutto il resto. All'inizio c'è sempre una resistenza, ma in seguito ci si convince che ci sono sempre vantaggi e svantaggi e salutare è non lasciarci travolgere. Comunque ho continuato a leggere, su carta, i miei 7-8 libri al mese.

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