Se lavorassimo 4 giorni a settimana

Lavorare 4 giorni a settimana

Otto ore di lavoro al giorno sono un’assurdità e lo sono soprattutto farlo per 5 o 6 giorni la settimana. Nessun essere vivente, proprio per una questione di dignità personale, dovrebbe essere costretto a subire quotidianamente questa forma di violenza. Una violenza soprattutto psicologica, alimentata da regole sociali non  scritte, ma profondamente radicate nell’essere umano. 

Basti pensare al fatto che praticamente in ogni posto di lavoro chi si ferma in ufficio oltre l'orario, o lavora anche il sabato, viene visto come un figo, mentre chi va a casa a vivere il poco che gli resta è automaticamente un fannullone


Se lavorassimo 4 giorni a settimana

Sappiamo ormai che per molti il telelavoro ha addirittura peggiorato questa situazione: da una parte ha eliminato lo stress legato agli spostamenti, ma dall’altra ha di fatto cancellato il concetto di orario, costringendo tante persone ad essere sempre connesse e sempre disponibili.

Questa gabbia in cui ci siamo tutti rinchiusi, sia dipendenti che datori di lavoro, è diventata ormai davvero imbarazzante e non si capisce perchè nessuno guardi ai numeri per capire se nel 2022 abbia o meno ancora senso lavorare secondo regole che sono vecchie di almeno cinquant’anni. Tanto per mostrarvi qualche dato, secondo l’Istat in Italia le persone lavorano mediamente 33 ore a settimana, cioè 3 in più rispetto alla media europea, ma la nostra produttività è la penultima in Europa e questo significa solo una cosa: lavorare tanto non vuol dire automaticamente produrre tanto, anzi!

Quando le persone sono costrette a correre dietro a mille scadenze e impegni, sono preoccupate e stressate, diventano poco produttive. Troppo lavoro ci rende tutti perennemente stanchi, scarsamente concentrati e più propensi all’assenteismo. La produttività diventa presenzialismo, cioè è più importante esserci che fare, il che è davvero paradossale.

Qualcuno allora ha pensato di provare una nuova strada, cioè quella di lavorare solo 4 giorni a settimana. Si tratta del movimento “Four Day Week” creato da Andrew Barnes, nato in  Nuova Zelanda, ma rapidamente diffusosi in tutto il mondo. E non è solo una teoria: Barnes ha applicato tutto questo alla sua società, la Perpetual Guardian, con 250 dipendenti, riscontrando che questo cambiamento ha portato ad un aumento della produttività del 35%. Ci sono ormai talmente tanti riscontri positivi derivanti da questa scelta che a partire da gennaio 2022 gli Emirati Arabi hanno deciso di ridurre la settimana lavorativa da 5 giorni a 4 e mezzo. Il governo ha dichiarato che «il fine settimana esteso rientra negli sforzi del governo per aumentare l’equilibrio tra lavoro e vita privata e migliorare il benessere sociale».

Dunque si può lavorare meno e aumentare persino il fatturato, e queste esperienze smontano completamente il nostro giurassico modo di pensare. E la cosa interessante è che in Italia una specie di settimana di 4 ore lavorative già ce l’abbiamo e riguarda i dipendenti pubblici. Il contratto di lavoro nazionale infatti prevede per questa categoria 36 ore da spalmare su 5 giornate, il che significa o solo 6 ore al giorno, o 8 con però solo il venerdì mattina. Il punto è che tutto questo, dall’italiano medio, viene interpretato come un privilegio che hanno solo quei quattro fannulloni degli statali e fintanto che vivremo tutti nel pregiudizio, le cose difficilmente cambieranno.

5 commenti:

  1. -PARTE PRIMA-
    Dubito che in Italia ci si arriverà ad applicare una riduzione dell’orario di lavoro.
    La classe imPRENDITORIALE media è troppo gretta e la maggior parte dei lavoratori sono assuefatti a questo modo di lavorare assurdo.
    Il processo tecnologico ci ha fornito, nel tempo, i mezzi per affrancarci dalla schiavitù del lavoro, ed io mi azzardo a dire che, organizzando le cose in maniera intelligente, potremmo lavorare tutti solo due o tre giorni a settimana.
    La nostra realtà è ben diversa.
    Dove prima ci volevano tre persone per fare un lavoro, adesso ce n’è una che lavora per almeno una e mezza (qualche eccezione c’è, ma si tratta di eccezione).
    Tanto poi, molto spesso, la disponibilità del lavoratore deve essere totale, gli straordinari non vengono pagati e comunque spremendo come un limone il povero dipendente (che di solito percepisce uno stipendio misero) alla fine l’imPRENDITORE i suoi interessi se li fa alla grande.
    Io, durante le ultime ferie natalizie ho fatto un esperimento.
    Come al solito siamo arrivati alla vigilia di Natale senza sapere i giorni che l’Azienda sarebbe stata chiusa. Premetto che nel mio settore di solito l’Azienda chiude da Natale all’Epifania.
    E’ la solita tattica di lasciare le cose fumosamente indefinite, che ti dovrebbe far sentire in obbligo di rientrare al lavoro nei giorni che non sono festivi.
    Ovviamente l’ultimo giorno prima di staccare è stato chiesto ad ognuno di noi se saremmo rientrati qualche giorno durante (… “sei libero di non rientrare, ma così facendo dimostri scarso senso di responsabilità” … non lo dicono esplicitamente, ma il senso è quello).
    Essendo arrivato stressatissimo alle agognate ferie tutto avrei fatto meno che spezzettarle rientrando in un ambiente da cui avevo la necessità di staccare.
    Oltretutto sapevo che se fossi rientrato un paio di giorni, sarei arrivato la mattina con un piano di lavori da fare e la sera sarei tornato a casa avendone fatti un quinto, essendo costretto come al solito a saltare di palla in frasca per continue richieste, molte volte assurde. E ne sarei uscito più stressato di prima.

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  2. -PARTE SECONDA-

    Allora ho detto che non sarei rientrato e che avrei lavorato un paio di giorni a casa (sapendo che comunque quelle ore non mi sarebbero state pagate).
    Ora voi direte: “Ma sei scemo?”.
    In realtà è il contrario. Io sono perennemente incazzato, perché vedo che troppe cose non vanno e ho voluto fare questo esperimento per essere ancora più cosciente che le cose proprio non vanno.
    Il risultato dell’esperimento è stato questo:
    In tutto ho lavorato a casa due giorni e mezzo.
    Ogni giorno mi sono messo a lavorare con in testa ben chiaro quello che dovevo fare e l’ho portato avanti senza le continue interruzioni che mi affliggono quando sono in ufficio.
    A fine giornata avevo la sensazione di aver fatto molti progressi sul lavoro che stavo portando avanti.
    Dopo due giorni e mezzo ho finito ed ero soddisfatto del risultato del mio lavoro.
    Se lo stesso lavoro lo avessi svolto in ufficio ci avrei messo almeno sette giorni per farlo e alla fine sarebbe venuto peggio.
    Non puoi lavorare bene se mentre stai seguendo un ragionamento od elaborando un programma (sono un informatico che dovrebbe seguire lo sviluppo e la manutenzione di procedure software), devi di continuo lasciare via perché:

    - Ti chiamano perché il toner della stampante è finito e va sostituito;

    - Ti chiamano perché il telefono non va;

    - Ti chiamano perché ci sono problemi sulla linea telefonica e internet non va;

    - Devi rispondere al telefono perché arriva una chiamata che non ti riguarda, ma i tuoi colleghi sono occupati e la tua collega che sta alla Reception è momentaneamente impegnata a fare altro (anche lei, come te, deve coprire N ruoli);

    - Devi installare e configurare il nuovo PC perché tanto te sei un informatico e se lo fai te evitiamo di chiamare un tecnico che ci costa;

    - …. POTREI CONTINUARE SLL’INFINITO …

    Comunque ogni volta poi devi perdere tempo per cercare di ricordarti a che punto eri arrivato e provare a ripartire da li prima che arrivi la prossima molesta interruzione.
    E, a parte lo STRESS, in un paese civile uno che fa:

    1) IL PROGRAMMATORE

    2) L’INSTALLATORE HARDWARE

    3) IL SISTEMISTA

    4) L’ESPERTO DI RETI

    5) IL CENTRALINISTA

    6) IL TECNICO TELEFONICO

    7) L’APRIPORTA

    8) IL MANUTENTORE DI SITI WEB

    9) Molte VARIE ed altrettante EVENTUALI …

    … a fine mese dovrebbe guadagnare veramente bene.

    Invece, nella realtà, non prende neppure uno stipendio decente per il ruolo che dovrebbe essere il suo.
    Dall’altra parte il suo datore di lavoro, pagandolo quattro soldi, ha evitato di pagare altre 7/8 persone per i lavori fatti (poi non importa se sono fatti, per forza di cose, in maniera approssimativa).
    Se poi a fine giornata il dipendente è superstressato poco importa.
    E noi vorremmo pretendere che l’imPRENDITORE riduca l’orario di lavoro dei suoi dipendenti?
    Ma dai, siamo realisti. Per fare una cosa del genere bisogna essere intelligenti, non sfruttatori.
    L’unica alternativa è quella di COMPRENDERE bene la realtà e di conseguenza organizzarsi per essere in grado, il prima possibile, di non dover più dipendere da un lavoro per vivere.
    Un carico di lavoro giusto per ognuno è appannaggio di una società evoluta e civilizzata, ben lontana da quella che è la nostra.

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  3. A qualcuno è venuto in mente di abolire l' orario di lavoro e lavorare secondo gli obiettivi.
    Ma qui in Italia sicuramente significherebbe lavorare di più , reperibilità e un pretesto per non pagare gli straordinari che verrebbero chiesti in continuzione, altrochè riduzione di orario. Questo perchè il lavoro svolto non basta mai ai titolari.
    Facciamo attenzione!

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  4. Sarebbe bello guadagnare stando a casa a non fare niente, ma quelli sono i parassiti che vivono coi soldi dello stato presi dalle tasse di chi lavora, è facile la vita così. In tutto il mondo si lavora tutto il giorno, non c'è altra soluzione

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  5. "36 ore da spalmare su 5 giornate, il che significa o solo 6 ore al giorno"
    36 ore lavorate in 5 giornate non sono 6 ore al giorno, ma 7 ore e 12 minuti

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