La domanda che molti giovani oggi si pongono è se riusciranno domani a mantenersi con il proprio impiego e se i contributi che stanno versando saranno sufficienti a garantire loro una pensione dignitosa. Si chiedono insomma se si possano fidare oggi delle scelte di Governo e domani della struttura contributiva dello Stato.
In questo articolo proviamo ad analizzare l’attuale situazione economica, ovvero come si sta muovento il mondo del lavoro e quali sono le prospettive future. Lo faremo per tentare di fare un po’ di chiarezza su cosa ci attende e come dovrebbero comportrarsi le attuali generazioni future.
Lavoro e pensioni, cosa accadrà?
La prima cosa che dobbiamo precisare è che nessuno ha la sfera di cristallo, per cui qualunque previsione possiamo fare, può solo rientrare nell’universo delle probabilità. Lo so, potrei ripetere questo concetto all'infinito, ma comunque qualcuno nei commenti dirà che le cose andranno certamente all’opposto. Che ci volete fare, questo è internet.
Il primo grande problema di fronte al quale oggi i giovani si ritrovano, riguarda la mancanza di lavoro. Uno studio di Confcommercio mostra come tra il 2000 e il 2019 (quindi pre-pandemia) i giovani occupati tra i 15 e i 34 anni sono diminuiti di 2 milioni e mezzo. Inoltre è aumentata la quota di chi un lavoro proprio non lo cerca più: dal 40% al 50%. Infine sono sempre di più le giovani menti che scelgono di trasferirsi all’estero, quasi 350mila negli ultimi 10 anni, questo soprattutto perché qui, in Italia, temono di ritrovarsi a ricoprire ruoli non in linea con il titolo di studio conseguito (leggasi sottopagati).
Ma com’è la situazione oggi, cioè post-pandemia? L’ISTAT ci mostra come la ripresa economica mossa dal denaro proveniente dall’Europa (Recovery Found) stia portando a una nuova crescita dei posti di lavoro. Tuttavia la tendenza che è andata delineandosi negli ultimi anni è quella di un mondo del lavoro sempre più precario. A confermarlo arriva anche un recente studio del Consiglio nazionale dei giovani, con il supporto di Eures, che mostra come solo 4 giovani su 10 lavorino per più dell’80% del tempo, mentre la maggior parte vive in una condizione di forte precariato. Tra l’altro la retribuzione media di questa categoria è inferiore a 10mila euro annui.
Pare quindi che ci sarà un aumento dei posti di lavoro, ma in un mix di precariato e stipendi insufficienti. Questa configurazione rischia di generare una scarsa stabilità economica e, soprattutto, pensioni future molto esigue. Nello specifico, con l’attuale sistema pensionistico contributivo chi oggi guadagna 1500 euro al mese (stipendio medio ISTAT in Italia) domani avrà una pensione di circa 900 euro, figuriamoci quelli che portano a casa meno di 10.000 euro l’anno. E questo conteggio vale solo se i giovani avranno una carriera lavorativa continuativa (cosa che non pare corrisponda al futuro dell’Italia), perché in caso di precariato la pensione sarebbe inferiore ai 700 euro mensili.
La vera svolta quindi si avrebbe con un aumento dei salari medi, ma come dicevo queste sono solo le "proiezioni" che oggi si possono fare con i dati che abbiamo a disposizione. Non si può del tutto escludere che l’utilizzo del Recovery Found da parte del Governo dia il via a un nuovo periodo di crescita economica, ma qui si parla ancora una volta più di speranze che di certezze.
Cosa conviene fare oggi a un giovane? Beh alle attuali condizioni conviene lanciarsi presto sul mondo del lavoro, cercare di risparmiare il più possibile conducendo un’esistenza frugale e investendo i risparmi in rendite alternative, scegliendo quelle meno tassate. In Italia oggi non conviene lavorare tanto e guadagnare tanto (anche grazie ai nuovi scaglioni Irpef 2022), perché si viene iper-tassati e si subiscono trattenute INPS fortissime, a fronte di pensioni future a dir poco ridicole. Conviene insomma arrangiarsi.
Aggiungerei che sarebbe molto utile la promozione della cultura finanziaria, anche a livello scolastico.
RispondiEliminaC'è stato un tempo, anni fa, in cui i lavoratori lottando avevano conquistato alcuni diritti, poi persi dalle nuove generazioni rammollite da social e televisioni.
RispondiEliminaE' disarmante vedere come la gente sia super informata su veline e tronisti, ma ignori cosa prevede il proprio contratto di lavoro.
Io ho iniziato a lavorare una ventina di anni fa e nel corso degli anni ho acquisito competenze su competenze. In un paese civile le competenze andrebbero equamente retribuite.
Invece, da sette anni a questa parte ho cambiato due volte lavoro ed ogni volta lo stipendio è stato sempre più basso .... Però le richieste di nuove mansioni, guarda caso, aumentano sempre.
Perché ormai non si accontentano più di pagarti poco, ma pretendono che tu faccia il lavoro di varie persone.
Quindi, per esempio, uno sviluppatore software che gestisce varie procedure informatiche complesse deve anche installare e configurare i computer, rispondere alle telefonate, intervenire quando i telefoni non vanno, aprire il portone quando arrivano i clienti, ecc. ecc. ecc.
All'ulteriore richiesta che mi è stata fatta di dover imparare a programmare anche le macchine a controllo numerico della fabbrica (perché non si può pretendere che un operaio che assumiamo a 1.000 euro al mese abbia anche le competenze giuste per programmarle, mentre te che hai studiato informatica ...) ho detto di no.
Siamo arrivati al 23 dicembre senza sapere quando potevamo stare a casa durante le feste (di solito l'azienda chiude dal 24 al 6 gennaio).
Visto che nessuno si è degnato di dirci come dovevamo comportarci, ho approfittato per portare la macchina dal meccanico che me la terrà dal 28 dicembre al 4 gennaio, e poi l'ho comunicato alla proprietà (che pretendeva che in questo periodo io lavorassi da casa ... ovviamente gratis).
E come no?
Però, mentre io oggi sto a casa in ferie, i miei colleghi sono tutti al lavoro anche se hanno borbottato fino alla vigilia di Natale "perché se uno vuole andare fuori due giorni durante le feste di fine anno avrà anche diritto a potersi organizzare ...".
Devoti fino all'ultimo a gente che ti paga POCO, MALE e IN RITARDO, ma pretende che tu ti sprema fino all'ultima goccia di sangue.
Bravi. Continuando così, tra qualche anno arriveremo a dover pagare per poter lavorare.
Quindi le pensioni ce le sogneremo tutti.
Invece, bisognerebbe imparare ogni tanto a dire di NO, a puntare i piedi.
E se seguite Francesco e siete qui perchè volete smettere di lavorare, mettetevi in testa che con il tempo, la giusta motivazione e la volontà ci si arriva a questo traguardo.
Ma se pensate che smettere di lavorare vuol dire solo trovare il modo per continuare a fare la stessa vita di prima, tra aperitivi, vacanze che dovrebbero compensare mesi di vita piatta ed infelice e consumi sfreati, allora toglietevelo dalla testa. Non ci arriverete mai e farete come i miei colleghi, che oggi stanno lavorando scontenti per un datore di lavoro che li sfrutta e che non ha il minimo rispetto per loro.
Iniziate a spendere meno in cazzate, e quello che risparmiate investitelo nel vostro futuro (io lo stò già facendo da qualche tempo).
A me manca ancora qualche anno per staccare definitivamente (e molto in anticipo) la spina, ma vi garantisco che poter già oggi togliersi lo sfizio di dire NO ogni tanto e di farlo senza aver paura di essere licenziati è una bella sensazione.
Bravo Ricky, continua così! Condivido appieno, d'altronde stiamo andando sempre più verso il mondo degli erbavoglio. Inoltre, per come scrivi, sono preoccupato per un parente che ha deciso di fare il corso di laurea in informatica...
EliminaGuarda, a me piacerebbe pure programmare i computer, ma purtroppo nel mondo del lavoro spesso hai a che fare con datori di lavoro e superiori incompetenti che avanzano richieste assurde, spesso senza sapere nemmeno di cosa stanno parlando.
EliminaPer quanto riguarda il tuo parente, non gli sconsiglio di studiare informatica.
Sebbene finora, lavorativamente parlando, non mi sono trovato bene, però sto utilizzando le mie competenze per me stesso e per scendere il prima possibile da questo folle treno in corsa.
Il mondo dello sviluppo software per lo meno qui da noi, all'estero non lo so, e' un'arena di improvvisati ignoranti dove chi vorrebbe fare bene in pratica va a morire di cinismo e esaurimento dopo alcuni anni, come e' successo a me.
EliminaE' un ambiente disorganizzatissimo e falso, dove prendere per il culo il cliente e' la prassi standard e non si fa praticamente nulla al di fuori di logiche di fretta, urgenza e emergenza.
Responsabile IT, ma sarebbe piu' giusto dire che sono l'unico informatico in un'azienda di informatica, perche' tutti gli altri 20 o 30 sono scimmie rubate alle catene di montaggio.
Mi mancano 3 anni esatti in cui ho deciso di tenere duro per via della sicurezza assoluta della posizione oltre che degli orari gia' estremamente agevolati, triste compenso dell'essere reperibile 365g all'anno ''de facto'' per assistere quello squadrone di idioti.
Ma fai passare sti altri 3 anni e poi faro' quel che capita e li mando tutti dove meritano.